Fubini presenta il suo libro al caffè letterario San Marco

Fubini

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Trieste: alla Libreria e Antico Caffè San Marco, Giovedì 26 marzo, ore 18 presentazione del libro “La via di fuga”, opera di Federico Fubini, inviato ed editorialista del quotidiano “La Repubblica”.
L’iniziativa è promossa dal Dipartimento di Studi umanistici dell’Università degli Studi di Trieste e dall’Istituto regionale del movimento di liberazione nel Friuli - Venezia Giulia.

“La via di fuga”, edito da Mondadori nel 2014, ripercorre la storia del prozio Renzo Fubini, allievo di Luigi Einaudi e ricercatore ricco di esperienze internazionali. Nel 1935 egli vince la cattedra di Scienza delle finanze presso il piccolo Ateneo giuliano. Tuttavia, a soli tre anni di distanza, nel 1938, la vita del giovane studioso cambia drammaticamente percorso a causa delle leggi razziali che lo espellono dall’Università, insieme ad altri colleghi ebrei. La solerzia e lo zelo della persecuzione antiebraica a Trieste è di particolare gravità. La negazione della cittadinanza e della sua stessa dignità di studioso precede, lungo una via obbligata per molti, la condanna a morte di Renzo Fubini nel campo di sterminio di Auschwitz.
Il volume di Federico Fubini intreccia vicende familiari con molte e importanti riflessioni sull’Italia di ieri e di oggi. Con uno sguardo attento all’attualità della crisi greca, l’autore ci obbliga, inoltre, ad un’ampia prospettiva di analisi sull’economia e sui comportamenti umani che riemergono nei momenti di aspre difficoltà.
Intervengono alla presentazione, cui seguirà un dibattito:
Luisa Accati, già docente di storia moderna all’Università di Trieste, Giacomo Todeschini, docente di storia medioevale e Anna Maria Vinci, presidente dell’Istituto di storia del movimento di liberazione nel Friuli - Venezia Giulia.
Oltre all'interessante ricostruzione storica proposta dall'Università giuliana, è sempre con favore

Caffé San Marco

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che vediamo il mantenersi della tradizione letteraria nei caffè triestini e, di conseguenza, della presentazione dei libri. L'evento dedicato all'opera di Fubini, ci dà lo spunto per ricordare infatti anche i grandi caffè letterari che, a Trieste, hanno resistito al tempo in modo esemplare.
I caffè letterari, li possiamo far nascere in Europa alla fine del XVIII secolo quando il movimento illuminista manifesta l’esigenza riformatrice della società e dei costumi.
Se da una parte di difendeva il progresso civile, infatti, dall’altra si condannava la Chiesa, la religione, la superstizione e i pregiudizi che mantenevano il popolo ignorante e sottomesso. E a tal proposito, l'accusa peggiore che gli illuministi fecero alla Chiesa, fu quella di aver fatto sprofondare l'umanità nel pessimismo.
Ecco che questo nuovo movimento laico assegnò un ruolo fondamentale all’intellettuale, chiamato a combattere l’ignoranza e l’arretratezza in favore del progresso; e questo attraverso il convincimento del popolo. Va da sé che per diffondere il più possibile le nuove conquiste e il nuovo sapere nel campo scientifico, filosofico e politico, aumentarono nelle città e nei paesi i dibattiti, le manifestazioni all'aperto, e gli incontri tra aristocratici e uomini di cultura nei Caffè cittadini, appunto, che divennero presto luoghi di nascita e diffusione di idee liberali, e furono sempre più frequentati da letterati, politici e filosofi. La cultura, dunque, usciva dalle accademie e dalle corti per andare incontro alla gente, che poteva anche conoscere libri e pubblicazioni che nei locali venivano presentati e commentati.
E come avvenne per tutta l'Europa, anche in Italia i caffè letterari furono una realtà importante. Ricordiamo al proposito “Il Caffè”, la rivista che Pietro Verri pubblicava a Milano fingendo di riportarvi le conversazioni colte che si sarebbero svolte appunto in una caffetteria. Nel nostro Paese qualche nome di caffè letterario risuonaaa ancora: il Pedrocchi di Padova, le Giubbe Rosse di Firenze, il Bagutta di Milano, l'’Aragno e Rosati di Roma. Tutti luoghi destinati ben presto a trasformarsi in locali comuni dopo aver partorito il “Gruppo ’63” di cui faceva parte Alberto Arbasino, Nanni Balestrini, Umberto Eco, Alfredo Giuliani, Edoardo Sanguineti, neoavanguardisti che di Caffè letterari non vollero più sapere.
Trieste, però, fece eccezione e questo grazie alla sua vocazione cosmopolita e al centro della Mitteleuropa che mai volle abbandonare l'appuntamento letterario tra le pareti che elergiscono la bevanda cara agli dei. Tra i caffè letterari più importanti del capoluogo giuliano ricordiamo il Tergesteo, il Caffè degli Specchi e il Tommaseo.
Il San Marco, dove verrà presentata l'opera di Fubini, fu raso al suolo durante il primo conflitto mondiale perché covo di irredentisti italiani, nonché fucina di documenti falsi per i patrioti che volevano scappare in Italia. Luogo di incontri tra scrittori e intellettuali tra i quali Saba, Svevo, Joyce, Stuparich e Giotti, l'ambiente si presenta ancora in perfetto stile viennese: bancone di legno con intarsi, tavolini in marmo con gambe in ghisa e piedistalli a forma di zampa di leone (simbolo di Venezia e quindi di irredentismo, in ricordo del primo proprietario), nobili specchiere, e opere del pittore Vito Timmel, secessionista a sua volta.