Conflitto d’interesse, la Guidi farà scuola

Il caso della Guidi è l’ennesimo episodio di conflitto d’interesse, palese, conclamato e condito da familismo amorale. Sembra essere questa la cifra stilistica del fare affari all’italiana, perlomeno quando c’è di mezzo la politica. Legittimo indignarsi, quindi. Ed è altrettanto legittimo che la politica corra ai ripari – quasi un rito, ormai – con dimissioni preventive. Ieri Maurizio Lupi, causa figlio e Rolex. Oggi Federica Guidi, causa compagno e petrolio. Domani forse la Boschi, causa padre e banche. Comunque la mettiamo questo governo esce moralmente con le ossa rotte, ma resterà in piedi, con tante bende, fasce e protesi varie perchè non c’è un alternativa politica valid o almeno, viste le forze in campo, ci potrebbe essere il ragionevole dubbio di cadere dalla padella nella brace, anche se ci è difficile credere che qualcuno possa fare peggio dell’attuale classe dirigente e di quella che si è alternata a palazzo Chigi negli ultimi decenni. Ma sulla vicenda Guidi ci sono alcune ulteriori considerazioni da fare proprio sulla questione delle dimissioni del ministro dello sviluppo economico, non parliamo del fatto che aveva interpretato il suo ruolo troppo alla lettera, fino al punto di voler sviluppare l’economia anche del suo convivente e neppure del fatto che il suo comportamento, inopportuno sul piano politico, possa non essere penalmente rilevante, fino a prova contraria, ovviamente. Ma se è vero che i comportamenti e le responsabilità sono individuali, sia nel penale che in politica, quello che appare chiaro oggi, day after, è il tentativo di fare della Guidi quasi una eroina. Dicono alcuni pasdaran sostenitori del governo, che lei si è dimessa in sole tre ore e questo dimostra la sua onestà e trasparenza. Oibò, ma davvero pensano questi signori che gli italiani siano tutti incapaci di valutare il lapalissiano fatto, la semplice constatazione, che se quelle intercettazioni non fossero mai emerse, la Guidi sarebbe ancora nel suo ufficio a tessere la ragnatele degli affari dello lobby petrolifere? Un insulto all’intelligenza oltre che dichiarazioni improvvide e demenziali. In realtà quello che dimostra l’episodio Guidi è che chi sostiene che questo governo rappresenta principalmente gli interessi di certi potentati economici, ci vede benissimo, proprio come i gufi evocati spesso dal premier. Petrolieri, banchieri e faccendieri sono i veri sponsor del governo di Matteo Renzi. quello che duole è che con gli occhi offuscati dalla voglia di governare a tutti i costi, molti militanti e dirigenti fra i democratici, non si siano ancora resi conto che gli interessi che difende e promuove questo governo, spesso, per non dire mai, coincidono con i bisogni della maggioranza del popolo italiano. Ma c’è un altro effetto collaterale che potrebbe avere questa vicenda “petrolifera”, accendere i riflettori sul referendum anti-trivelle del 17 aprile prossimo, quello che Matteo Renzi, ma chissà perchè, ha subito cercato di affossare. Viene quasi il dubbio che a consigliarlo in tal senso siano stati Federica Guidi e famiglia.