Coalizione a trazione PD irricevibile. I giochi sono fatti e sarà nuova forza unitaria a sinistra

Anche se molta stampa nazionale dice il contrario ercando di influenzare l’opinione pubblica, in realtà i giochi a sinistra sono fatti e Giuliano Pisapia è destinato alla marginalizzazione di una lista civetta d’appoggio al PD e forse neppure quella, dato che la già risicata truppa che lo sostiene lo sta già abbandonando. Insomma l’ex sindaco di Milano non ha alcuna chance di diventare catalizzatore di quella unità del centrosinistra da Alfano a Sinistra Italiana, auspicata da Renzi ma irrealizzabile perchè troppe sono le differenze fra il PD ed il resto dell’area di una sinistra, che sarà ancora frammentata, ma che sta cercando di compiere una unità che vada oltre l’accordo elettorale. Missione difficile ma non impossibile. La consapevolezza che le strade fra il PD e la sinistra si sono divise non nasce infatti solo dalla presenza di Renzi che ha fatto da detonatore, ma dal fatto che le politiche neoliberiste che almeno negli ultimi tre anni l’intera dirigenza del PD ha portato avanti, sono inconciliabili con quel mondo di sinistra che come la sabbia di una clessidra è passato da un’ampolla all’altra. Oggi, anche girando la clessidra come vorrebbe Pisapia, il processo di unificazione potrà forse attuarsi, ma in maniera lenta e passando attraverso la strettoia della clessidra, una strettoia programmatica che in questo momento può lasciare passare al massimo qualche convergenza sulla questione dei diritti civili, ius soli e testamento biologico. Il resto delle politiche sono distantissime e la disponibilità a discuterne per davvero non è terreno praticabile. Del resto viene da chiedersi con quale speranza il PD, dopo aver abiurato con le sue politiche ai principi di orientare l’azione di governo verso politiche economiche espansive, politiche fiscali di redistribuzione della ricchezza tra la popolazione, diminuzione delle disuguaglianze sociali, politiche non residuali di investimento pubblico per rilanciare l’economia e il lavoro, tenti di agganciare una sinistra fatta da persone che, chi prima, chi dopo, si sono allontanate su questi temi da un partito nel cui Dna si faticano a trovare ormai tracce di quello che fu il partito di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer e oseremmo azzardare perfino tracce di una Democrazia Cristiana che mai avrebbe consentito di vilipendere la Costituzione cercando di stravolgerla. La decisione a sinistra insomma sembra presa. Ormai è agli atti e non vi sono Pisapia che tengono. Anche se la politica italiana ci ha abituato alle piroette, quanto vorrebbe attuare Renzi non solo è spregiudicato, ma è assolutamente non credibile perchè lui non è certo persona affidabile, come può ben testimoniare l’ “Enrico stai sereno” di antica memoria. Ed è forse sulla mancanza di memoria che conta il segretario dei Dem che nel 2014 in piena ascesa, si era presentato come il partito personale di un Renzi che vince, assumendosi tutti gli onori del risultato delle Europee. Ma quel risultato deve avergli fatto montare la testa diventando un’ossessione, tanto che dinnanzi al disastroso risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 che lui stesso aveva fatto identificare con una sorta di plebiscito sulla sua persona, ha proseguito nella sua interpretazione “autentica” del voto autoattribuendosi il 40% dei sì al referendum come tutti voti suoi. Ora, messo alle strette da una legge elettorale, il Rosatellum, assurdamente da lui voluta e che favorisce le destre e venuta meno per i numeri l’ipotesi di un Nazzareno 2.0, cerca una improvvisa conversione all’unità anche a sinistra secondo un principio di coalizione allargata che è decisamente sconcertante. E se è vero che un grande partito di centrosinistra potrebbe essere l’argine naturale ai populismi è chiaro che questo non può essere il PD, non ci sono le condizioni e non certo per responsabilità a sinistra, se non altro perchè si è fuori tempo massimo. Il PD infatti e non solo Renzi, ma la dirigenza anche nei territori, ha lavorato per mesi su un’ipotesi di politiche e candidature autarchiche. Oggi con una sconcertante virata alla vigilia delle elezioni vorrebbe fare una cosa totalmente diversa e per di più senza aver ammesso di avere sbagliato. Così nell’estremo tentativo di rovesciare le responsabilità sta attivando alcuni più o meno “padri nobili” dell’Ulivo che fu, nel tentativo di innestare il mantra del pericolo a destra.
Così ecco tornare fuori i Pisapia anche locali che nel caso de FVG si identifica in Furio Honsell. L’idea è che questi rappresentino più che loro stessi. Ma sia Pisapia che l’ormai dimissionario sindaco di Udine, non godono di certo un particolare prestigio nei confronti di quel mondo di sinistra che non si riconosce nel PD ed è da tempo alla finestra. Al massimo nasceranno delle liste “civetta” più che per appoggiare il PD per danneggiare la nascente forza di sinistra. Un gioco al massacro, un avvelenare i pozzi di cui vi sono già segnali. La speranza è che gli elettori di sinistra siano smaliziati e capiscano bene chi li rappresenta per davvero.