Ascesa e caduta della città di Mahagonny

rfDPP1b7I0-VFnx1cUygVA_mediumLa fervente critica al consumismo di Bertolt Brecht e Kurt Weill, in diretta il 1 aprile alle 20.15 in 80 sale cinematografiche in tutta Italia.

Nel 1930, Bertolt Brecht e il compositore Kurt Weill, concepiscono un musical di veggenza straordinaria. La storia è un racconto ambientato nella città di Mahagonny, luogo dove tutto è permesso grazie al denaro. Una città dove il progresso più sfrenato, la crescita a tutti i costi e il consumismo sfrenato, portano come devastante conseguenza ciò che oggi rappresenta la principale denuncia di filosofi quali Bauman, per esempio, e cioè a un decadimento che rende impossibile progredire, perché ogni azione fondata sulla gratificazione e il consumo, portano all'apatia, all'assenza di gratificazione. Incapaci di guardare a un futuro diverso, incapaci di visione e prospettiva e barricati nell'individualismo più arido, gli uomini soccombono a una crisi economica ed esistenziale senza precedenti. L'intento di Brecht e Weill era quello di denunciare le degenerazione della società del tempo, preannunciando la crisi epocale che avrebbe colpito la società consumistica del XXI secolo.

E guardando a Mahagonny, è inevitabile pensare che fu di grande ispirazione alla saga fantascientica più letta al mondo, La Fondazione di Isaac Asimov, dove la storia ha come protagonista un impero galattico che sta decadendo e che prima della ricostituzione di un nuovo ordine capace di garantire pace e prosperità, dovrà attraversare secoli di anarchia e barbarie.
Ma l'opera di Brecht, contrariamente alla visione di Asimov, punta il dito su quel "neo edonismo" distorto prodotto dalla cultura del consumo, e dove piacere non significa più investire sui sentimenti, coltivare i progetti di vita, bensì cogliere il momento consumando in una sorta di abulimia qualsiasi cosa rendendo il futuro arido e l'anima deserta. Un piacere che trasforma il tempo nel nemico peggiore: perché mai paghi di ciò che abbiamo, diviene insopportabile per la breve durata del godimento, e inaffrontabile per la lunga durata dell'insoddisfazione.
Quando incontriamo testi di tale veggenza concepiti nei primi decenni del XXI secolo, non possiamo fare a meno di pensare all'influenza che gli artisiti e gli intellettuali del tempo subirono dalla Repubblica di Weimar. Nata in Germania dopo la sconfitta subita nel primo conflitto mondiale, Weimar è uno spazio paradossale sviluppatosi nell'instabilità delle istituzioni, nella precarietà dei governi e nella profonda crisi economica. Quelli furono gli anni d'oro per il pensiero e le riflessione sui possibili disastri del mondo moderno, e non soltanto per Brecht, ma anche per scrittori quali Hermann Hesse, Thoams Mann, Rainer maria Rilke, Herich Maria Remarque e Alfred Doblin. Anni del cupo pessimismo di Heidegger e Splenger e anche gli anni della reazione disperata della gaudente Berlino, libertina, consumista, sfrenata, leggera, e che, facendo l'occhiolino alla repubblica di Weimar, si lasciò andare nel disperato tentativo di opporre la vita alla morte.
Per la prima volta sul palco della Royal Opera House, "Mahagonny" è affidata alla regia di John Fulljames, con un allestimento in lingua inglese diretto da Mark Wigglesworth (recentemente annunciato successore di Edward Gardner come Direttore Musicale dell’ English National Opera). La ricca e variegata musica, colma di influenze jazz e ragtime, comprende melodie irresistibili come ”Alabama song”.
Le scenografie sono a cura di Es Devlin, stage designer tra le più note al mondo, che ha al suo attivo moltissime collaborazioni in campi differenti. Il suo lavoro è trasversale e va dalla collaborazione con gruppi pop come i Pet shop boys, fino alle scenografie della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi a Londra.
Il cast superbo include Kurt Streit nel ruolo del selvaggio taglialegna Jimmy, Christine Rice in quello della sua amata Jenny, Anne Sofie von Otter, che per il suo gradito ritorno alla Royal Opera House interpreta la scaltra Leokadja Begbick, e Peter Hoare e Willard W. White nelle vesti dei suoi aiutanti e compagni di fuga Fatty e Moses.