Il Governo non tocchi i Parchi! Almeno lì, i “rapaci” mertitano tutela

gipeto1Il parco dello Stelvio è a rischio, in lizza per essere ceduto dallo Stato a un non ben specificato organo di controllo asservito agli enti locali. Intanto si dà l'addio ai parchi, così poi, in coscienza, si giustifica anche il ben servito a 8 mila forestali.

Non ci meraviglia la lettera allarmata indirizzata al ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti e scritta a due mani dal presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi e il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri. Il contenuto del testo denuncia la viva preoccupazione degli ambientalisti sulle sorti del Parco Nazionale dello Stelvio, area protetta che, causa un accordo preso tra Stato, Regione Lombardia e Province Autonome a seguito del fallimento del Consorzio Parco Nazionale dello Stelvio, ora rischia d'essere una “zavorra” onerosa di cui lo Stato si libera abbandonandolo a un anonimo comitato di coordinamento, privo di personalità giuridica e asservito agli enti locali. Che in parole povere significa che su uno dei pochissimi paradisi terrestri rimasti su questo puzzolente stivale, i privati ci potranno bellamente mettere mano, grazie a deliberare possibili per qualsiasi modifica della zona.
Dicevamo che la preoccupazione degli ambientalisti non ci meraviglia. In realtà è l'imminente scomparsa di uno dei rarissimi esempi di conservazione di fauna e flora a non meravigliarci affatto, e le ragioni sono due: la prima è in relazione alle difficoltà subite dal Consorzio del Parco Nazionale Stelvio che, a quanto si dice, ha resistito a fatica, perché stritolato da un mobbing burocratico inferto dal Ministero e nell'indifferenza complice di Regione Lombardia e Province. Voci, queste, che hanno fatto sospettare che lo smembramento dello Stelvio fosse il coronamento di un piano elucubrato da tempo.
E poi c'è un altro sospetto: dopo quella postale, un'altra forza di polizia italiana sta per essere soppressa attraverso il decreto Madia sulla Pubblica Amministrazione. Quale? Il Corpo Forestale, naturalmente. Un pugno di agenti che, non facendo massa critica, secondo il ministro possono finire nella zavorra assieme al parco. Anzi: prima si elimina il parco, meglio si giustifica il ben servito a 8 mila statali. E se a eliminare questo “ostacolo” ci stanno provando dai più cupi e speculativi anni Ottanta, ora con Renzi potrebbe essere la volta buona.
Lo scenario, dunque, già si presentava inquietante senza la Forestale incaricata alla tutela non soltanto dei parchi nazionali, ma più in generale anche alla prevenzione e repressione degli incendi boschivi, al soccorso sulle piste da sci, alla repressione dei reati connessi al traffico di rifiuti, frodi agroalimentari, bracconaggio e tutela del patrimonio boschivo e della fauna; figuriamoci adesso con la cessione dell'area protetta. Inevitabile togliersi dalla mente l'immagine di luna park, parcheggi, casinò, centri benessere e bordelli a go go, dove il cacciatore ha licenza di uccidere tutto ciò che si muove. E non è detto siano solo animali. 2-Dan-Kitwood_Getty-Images
O l'immagine terrificante di centrali per lo sfruttamento idroelettrico, magari beffardamente dedicate alla memoria del Vajont.
80 anni di parco nazionale e 200 anni di forestale rischiano di essere cancellati così, dal venticello nauseabondo di una scoreggia di amministratori inqualificabili: avidi? Masochisti? Disonesti? Ottusi? Scarsamente lungimiranti? C'è l'imbarazzo della scelta.
Gli ambientalisti auspicano il buon senso di Renzi & Co, richiamando il governo al rispetto della Costituzione e la legislazione vigente in materia. Con la legge 24 aprile 1935, n. 740, infatti, fu istituito il Parco Nazionale dello Stelvio "allo scopo di tutelare e migliorare la flora, di incrementare la fauna, e di conservare le speciali formazioni geologiche, nonché le bellezze del paesaggio e di promuovere lo sviluppo del turismo". E questo in sintonia da quanto fu sancito dai nostri cari vecchi padri costituenti, detentori di quell'intelletto e intelligenza politica di cui mai ci stancheremo di piangerne l'estinzione: “La Repubblica (…) Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”.
E visto che la Repubblica siamo noi cittadini, la sola cosa che possiamo fare, affinché questo non sia un punto di non ritorno, è protestare. Scendere in strada e difendere, con le unghie e con i denti, quel pezzetto di terra rimasto; esempio di quella figata di pianeta che avremmo avuto a disposizione se non fossimo stati tanto imbecilli.