Accordo sul cessate il fuoco in Siria, annuncio notturno di Kerry e Lavrov

Nella notte il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov hanno raggiunto un accordo per una tregua in Siria e hanno annunciato un accordo anche per l'invio immediato degli aiuti umanitari alle città siriane assediate mentre il cessate il fuoco sarà attivo su tutti i fronti entro una settimana. La tregua però non comprenderà le azioni difensive e le operazioni militari contro i gruppi terroristici con i quali, ovviamente, non è stato fatto alcun accordo. In sostanza la tregua non si applica ai combattimenti contro lo Stato Islamico o il Fronte al Nusra, la formazione islamista legata ad Al Qaeda, forte soprattutto ad Aleppo e nella provincia di Idlib. L'intesa è arrivata dopo più di sei ore di colloqui nella riunione del Gruppo internazionale di sostegno a Monaco di Baviera. In una conferenza stampa congiunta, il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, per dare la massima autorevolezza all'accordo, hanno annunciato inoltre la costituzione, sotto l'ombrello Onu, di un gruppo di lavoro guidato da Mosca e Washington, che lavorerà all'obiettivo di trasformare il cessate il fuoco al momento provvisorio in una tregua "duratura". "Abbiamo deciso un processo e fissato un calendario e siamo d'accordo di fare tutto il possibile per raggiungere l'obiettivo", ha spiegato Kerry. Lavrov ha sottolineato che una delle decisioni più importanti prese a Monaco è il coordinamento tra le operazioni militari russe e di quelle della coalizione a guida Usa. Il primo effetto del cessate il fuoco provvisorio permetterà l’invio di aiuti umanitari, soprattutto nella zona di Aleppo.
L'efettiva portata dell'annuncio sarà da soppesare nelle prossime ore e giorni, ma è sicuramente una buona notizia in generale, anche se una stabilizzazione della crisi in Siria avrebbe, come e facilmente intuibile, un accelerazione dei processi in atto in altri scenari, in particolare preoccupa lo spostamento di miliziani dell'Isis verso la Libia che forse, vistoche le cose vanno male in Siria e Iraq, potrebbe diventare nelle intenzioni del califfo il terreno principale delle loro azioni espansive. Questo non può non preoccupare direttamente l'Italia, visto che il confine libico dista poche centinaia di miglia marine dalle acque territoriali italiane ed europee e provocare un accelerazione al tante volte annunciato intervento internazionale sul terreno che fu il “regno” di Gheddafi.