Il nemico del Made in Italy è anche fra noi, è fatto con grano straniero un pacco di pasta su tre

Che gli attacchi al Made in Italy sia una piaga per la nostra economia agroalimentare è cosa nota, meno lo è i fatto che purtroppo il “nemico” è fra noi e si annida anche in talune aziende italiane che in nome del profitto non ci pensano due volte ad utilizzare materie prime reperite a basso costo e spesso con bassa qualità sui mercati internazionali.  Basti pensare che un pacco di pasta su tre è in realtà fatto con grano straniero e sul pane la percentuale cresce ancora arrivando al 50%. Il problema è che i consumatori sono allo scuro, non lo possono sapere perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Questo è quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata il 9 febbraio scorso in occasione della mobilitazione al Porto di Bari con gli agricoltori all’arrembaggio per raggiungere le navi che scaricano mais, soia e grano provenienti dall’estero e difendere il Made in Italy alimentare, dal campo alla tavola.
I prezzi del grano duro in Italia nel 2016 - sottolinea Coldiretti - sono crollati del 31 per cento rispetto allo scorso su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. In pericolo – per Coldiretti - non c’è solo la produzione di grano ed il futuro di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di circa ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy.
Secondo le stime Coldiretti, l'Italia nel 2015 ha importato circa 4,8 milioni di tonnellate di frumento tenero, che coprono circa la metà del fabbisogno essenzialmente per la produzione di pane e biscotti, mentre sono 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero, le quali rappresentano circa il 40 per cento del fabbisogno per la pasta. Si tratta del risultato delle scelte poco lungimiranti fatte nel tempo da chi ha preferito fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da "spacciare" come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell'obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato.
Un comportamento - conclude Coldiretti - reso possibile dai ritardi nella legislazione comunitaria e nazionale che non obbliga ad indicare la provenienza del grano utilizzato in etichetta.