IN 9 MESI IL MONDO CAMBIERA’ DALL’EUROPA AGLI USA

Nove mesi. Questo il periodo medio della gestazione per una puerpera. E' lo stesso al termine del quale vedremo gli effetti del terremoto che cambierà il quadro politico, in Europa e negli Usa, il che - dato il ruolo degli States nel mondo - vorrà dire un nuovo assetto del Pianeta.

Un importante leader se ne è già andato (l'inglese Cameron, travolto dalla 'brexit'), un altro (Barack Obama) lascerà la Casa Bianca dopo due mandati quadriennali, un terzo (il francese Francois Hollande) è tanto crollato nei sondaggi da far considerare sicuro il suo addio all'Eliseo, una quarta (Frau Angela Merkel) non è più salda in sella e potrebbe lasciare il potere dopo ben tre mandati come Cancelliera.
Cominciamo dagli States dove si voterà il primo martedì di novembre: in lizza la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump: la maggioranza degli americani dice che sceglierà 'tappandosi il naso'.
Il 'terremoto' non si limita a questo: l'inflazione di elezioni che ci attende nel Vecchio Continente.
In testa la Spagna, dove da mesi (come in Belgio, in un recente passato) non c'è un Governo e il popolo - vero record – sarà chiamato al voto per la terza volta nel giro di un anno. Forse già entro la fine del 2016, comunque nei primi mesi del 2017.
Il motivo sta nel fatto che il Premier uscente, il moderato Mariano Rajoy, ha sì vinto le due precedenti consultazioni elettorali, ma senza ottenere la maggioranza assoluta e poi sono falliti i suoi vari tentativi di coinvolgere in un'alleanza governativa i centristi di “Ciudadanos” per contrastare la Sinistra di “Podemos”.
Difficile per la 'gauche' confermarsi in Francia dove son molto quotati nei sondaggi il 'redivivo' neo-gollista Nicolas Sarkozy e la populista Marine Le Pen, a meno che non faccia il miracolo il giovane dimissionario ministro dell'Economia Emmanuel Macròn, definito “il Renzi transalpino” perché da Sinistra strizza l'occhio anche alla Destra.
La sua apertura ai profughi siriani e la linea seguita con la Turchia di Erdogan potrebbe costare il posto ad Angela. Ma chi al suo posto? Probabilmente un esponente della Csu, alleata di Governo della Cdu merkeliana, l'ala bavarese che fu fondata da Strauss e che si colloca molto più a Destra della Cancelliera.
C'è poi l'Austria dove il replay del voto per il capo dello Stato, dopo l'annullamento del precedente, dovrebbe favorire i populisti eredi di Haider a spese del tradizionale tandem socialisti-popolari che ha retto il Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ma a quel punto come escludere elezioni politiche per uniformare la linea del Parlamento a quella del Presidente della Repubblica?
Infine l'Italia dove è in programma il referendum sulle riforme costituzionali. Nessun terremoto se vincerà il 'sì', e quindi Renzi, ma che succederà in caso contrario?

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it