2016 in Friuli Venezia Giulia sarà il nuovo anno dell’accoglienza?

L’anno 2015 si conclude con l’emergenza terrorismo e con l’emergenza migranti. Esattamente come era iniziato. Un anno trascorso all’insegna del terrorismo, degli sbarchi e della nuova rotta balcanica dei profughi provenienti dalle zone di conflitto e di instabilità del Medioriente. Ancora una volta, purtroppo, la risposta della politica, anche a livello europeo, è stata inadeguata, incapace di una visione strategica di lungo periodo. Al cambiamento innovativo, si è preferito ripiegare sulle cose più facili, immediate, populiste: muri, filo spinato, politica della paura, leggi liberticide. Il contrario di quello che la situazione, frutto di profondi processi di trasformazione che stanno ridisegnando il mondo, richiederebbe. Se la politica risponde con la chiusura, abbiamo per fortuna un pezzo di società civile, fatta da associazioni, volontari, gruppi di cittadini che con la loro mobilitazione e solidarietà sta indicando la strada de seguire. La rotta è quella del cambiamento culturale, della conversione delle menti e del cuore, come ha avuto modo, ancora una volta di ribadire don Pierluigi di Piazza alla riunione di lunedì scorso con la Rete Diritti FVG. Una rete che sta crescendo, aggregando decine di associazioni che si occupano di prima accoglienza, di cooperative sociali, di organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale oltre alle centinaia di cittadini che, nella nostra regione, sono riusciti con la loro disponibilità a sopperire alle inadempienze e rigidità burocratiche delle istituzioni preposte a garantire l’accoglienza dei migranti, profughi, richiedenti asilo. A tutte queste persone, non solo della nostra regione, vogliamo fare i nostri auguri perché condividiamo la necessità di lavorare assieme per favorire il “cambiamento culturale” che deve tradursi in scelte politiche lungimiranti, che guardino al Bene Comune non dei pochi, che difendono il fortino del benessere effimero conquistato, ma dei più che per sopravvivere, per vivere sono costretti ad abbandonare le loro case, le loro terre messe a ferro e fuoco da terroristi, guerrafondai, governi e interessi economici inconfessabili. Vogliamo inoltre rendere nota la posizione che la Rete Diritti FVG, di cui facciamo parte, ha preso nei confronti della politica regionale relativamente alle questioni migranti e richiedenti asilo. Una politica che in regione Fvg  non si è dotata ancora di una strategia di accoglienza lungimirante e di lungo periodo. Sono state nel corso dell'incontro evidenziate le gravi carenze di alcune Questure, in particolare nei rinvii e nei ritardi delle procedure per le persone che arrivano. Prefetture, Regione e anche Comuni per  le loro diverse responsabilità brillano spesso  per  inadempienza, inerzia, attendismo. Fatti che sono umanamente, eticamente e politicamente inconcepibili e inaccettabili e prefigurano violazioni di legge visto che questa  prevede che ognuna di queste persone richiedenti debba essere accolta dignitosamente. Ovviamente l’attenzione deve essere rivolta ugualmente alle persone italiane ai margini, ai senza dimora. Per questo le associazioni aderenti alla Rete Diritti FVG hanno chiesto di essere ricevute in delegazione dal Prefetto di Trieste che riveste il compito di coordinamento delle altre Prefettura della Regione sulla piena applicazione delle norme nazionali e delle Direttive europee sull'accoglienza nonché sulle procedure adottate.  La richiesta di un incontro urgente è stata avviata anche con una lettera sottoscritta da tutte le associazione alla Presidente della Regione Debora Serracchiani e all’Assessore di competenza, Gianni Torrenti, partendo dalla constatazione che la situazione attuale è inammissibile.

Il  presidente Onlus Time for Africa

Umberto Marin