VENTI DI GUERRA SOFFIANO IMPETUOSI NEI CAPELLI BIONDO CAROTA DI DONALD TRUMP. MA SOLEIMANI POTRÀ FARE PIÙ DANNI DA MORTO CHE DA VIVO

Dopo l'uccisione del Generale Soleimani, l'Iran valuta una controffensiva contro gli Stati Uniti che darebbe di fatto ufficialmente il via a una guerra tra i due paesi con conseguenze globali difficilmente valutabili. Teheran, soprattutto dopo le oceaniche manifestazioni delle scorse ore non può lasciar perdere o aspettare troppo per dare una risposta e lo farà in maniera ponderata contrariamente all'azione di Donald Trump che forse non ha ponderato appieno la portata della sua azione dato che il generale Qasem Soleimani non era un personaggio qualsiasi. Donald Trump dice oggi agli americani di non voler la guerra e di non cercare neppure di cambiare il regime a Teheran, ma la guerra l'ha praticamente dichiarata con il suo ordine di "terminare" il generale Soleimani. Un azione avventata e non solo perchè oggi Donald Trump viene attaccato dai Democratici per non aver chiesto l'autorizzazione al Congresso prima di sferrare l'attacco, ma perchè il presidente negli stessi Usa si trova sempre di più all'angolo per via delle sue mosse scellerate in politica estera. Ovviamente per gli analisti è fondamentale capire quanto abbiano pesato sulla decisione della Casa Bianca i fattori interni, le elezioni prossime venture, ma anche l'Impeachment sul quale Donald fa spallucce ma in realtà teme, non tanto per il risultato finale, ma per il fatto che come tutti i personaggi malati di sovrabbondante e perniciosa autostima non ama essere messo sul banco degli imputati. Ci sono poi i fattori esterni, pochi sono infatti i paesi che hanno “gradito” l'azione militare, anche chi si è detto d'accordo, come gli inglesi, l'ha fatto non certo per convinzione ma per interessi economici diversi. Perfino l'Arabia Saudita nemico da sempre dell'Iran ha espresso tiepidezza. Sanno bene a Riad quali conseguenze potrebbe avere l'infuocarsi di una guerra regionale. Difficile inoltre valutare se Trump abbia calcolato l'atteggiamento della Russia e la Cina che contrariamente all'Europa non sono sottomesse ai voleri americani. Purtroppo dalle dichiarazioni di Trump traspare l'idea di poter evitare in tempo una guerra tanto imprevedibile e fallimentare, questa volta l'azione è stata davvero avventata. Intendiamoci non era un buono Soleimani, anzi probabilmente era un militare sanguinario che metteva il risultato militare davanti a qualsiasi logica di umanità, ma non era tanto diverso dai tanti comandanti militari occidentali che negli ultimi decenni hanno dato ordini d'attacco accettando quelli che gli Usa (non solo Trump) chiamano effetti collaterali non voluti, che tradotto sul terreno vuol dire morte e distruzione per donne, uomini e bambini. Ma Soleimani era un cattivo molto conosciuto e se per gli Usa era un incubo, in tanti anni aveva reso un inferno la permanenza di truppe americane in Iraq, per il mondo Sciita era un uomo simbolo, oggi promosso martire. Nel suo nome si è ricompattato un intero paese e i suoi alleati, con il rischio, se non la certezza, che Soleimani possa fare molti più danni da morto che da vivo.
Trump non poteva non saper bene, prima di prendere la decisione, che Soleimani, anche se a capo di una forza militare messa dal Dipartimento di Stato nella lista “terroristica”, non era uno di quei capi di organizzazioni “extra-nazionali” tipo Al Qaeda o Isis, quelle da nessuno nel mondo riconosciute come entità statali. Soleimani era una figura importante la più carismatica delle forze militari dell’Iran, uno stato sovrano, membro dell’ONU e che oltre essere tra le più antiche nazioni della terra, resta tra le più armate del mondo con relazioni economiche, culturali e geopolitiche non certo secondarie in quell'area del mondo. Uccidere quindi il suo capo militare, fra l'altro violando il territorio di un altro paese, l'Iraq, non era certo come colpire con un drone un capo dell’ISIS nascosto in Siria o di Al Qaeda in Pakistan. E' stata un azione sconsiderata di guerra di cui rischiamo tutti di pagare le conseguenze.