Un’indigestione di capolavori

Giacomo Ceruti

Giacomo Ceruti

In tema di Expo, non è da perdere la mostra "Nutrimento per gli occhi. Il cibo nell'arte”, allestita a Brescia, Palazzo Martinengo, fino al 14 giugno 2015.

Quadri, affreschi, incisioni, fotografie, tutta l'arte moderna e contemporanea hanno fatto del cibo il protagonista ideale. L'immaginario del mondo moderno, infatti, disegna una parabola dell'alimentazione che ha inizio dal mondo dei campi: frequenti le citazioni mitologiche riferite al raccoglitore e al cacciatore, con Diana e Cerere, Vertumno e Pomona fino ad arrivare al contadino e all'allevatore magistralmente rappresentati nelle tele di Pieter Brugel il Vecchio. Il secondo luogo privilegiato dall'iconografia del cibo è il mercato. In questi casi figura predominante è la varietà e l'abbondanza dei cibi che predominano sui banconi, e questo a dispetto della coerenza e della verosimiglianza. Il mercato sarà

Giovanni Stanchi

Giovanni Stanchi

frequentemente utilizzato da pittori dell'Europa riformasta del XVI secolo quali Pieter Aertsen e Joachim Beuckelaer. Dalle piazze alle cucine, il cibo raffigurato segnerà non soltanto le fasi delle stagioni, ma anche la tipicità dei luoghi, fornendo materiale utilissimo di studio. Ma tornando alla cucina, essa è utilizzata spesso come teatro per la rappresentazione degli "addetti" ai lavori, come nella tradizione nordica, basti pensare alle tele, oltre che di Aertsen, di Cornelisz van Ryck e Frans Snyders. Grande protagonista nell'arte "culinaria", a partire dall' "Ultima cena" di Leonardo, è il tavolo apparecchiato: dalle teste coronate ai borghesi e i poveracci, la rappresentazione del convivio ha una richezza tematica difficilemnte catalogabile.

I mangiatori di ricotta, Campi

I mangiatori di ricotta, Campi

Ecco che fino al 14 giugno a Palazzo Martinengo, a Brescia, la mostra “Il cibo nell’arte. Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Warhol” si propone di mettere a fuoco il cruciale rapporto che intercorre tra la rappresentazione pittorica e la composita sfera dell'alimentazione, carica di implicazioni semantiche e simboliche, tanto di ordine profano quanto sacro. Un legame, quello tra cibo arte e significati, che si fece sempre più stretto a partire dalla seconda metà del XVI secolo fino a stabilizzarsi, su scala europea, nel Seicento, con la cosiddetta "natura morta".
A Brescia, dunque, è possibile ammirare oltre 100 dipinti ad opera di maestri quali Vincenzo Campi, Jacomo Chimenti detto l’Empoli, Evaristo Baschenis, Giacomo Liegi, Giacomo Recco, Giovan Battista Ruoppolo, Giovanni Stanchi, Pieter Boel, Giacomo Ceruti, per approdare ad autori moderni quali Magritte, de Chirico, De Pisis, Manzoni, Fontana, Lichtenstein, Warhol, Spoerri, sino agli "iperrealisti" italiani Luciano Ventrone e Luigi Benedicenti.

Daniel Spoerri

Daniel Spoerri

Il percorso espositivo, ordinato secondo un criterio iconografico e cronologico, sarà suddiviso in dieci sezioni tematiche: L’allegoria dei cinque sensi, Mercati dispense e cucine, La frutta, La verdura, Pesci e crostacei, Selvaggina da pelo e da penna, Carne salumi e formaggi, Dolci vino e liquori, Tavole imbandite, Il cibo nell’arte del XX secolo.

Insomma, dai "Mangiatori di ricotta" di Vincenzo Campi, al "il Piatto di pesche" di Ambrogio Figino , dal "Tavolo con angurie" di Emilio Longoni, fino all’ "Ultima Cena" di Andy Warhol, sarà possibile "gustare" un menù di opere d'arte che hanno fatto del cibo una presenza usuale nel mondo della pittura, sia perché eredità della tradizione, così come la vita domestica, sia per necessità di evasione dal reale o, infine, per "servire" l'immagina pubblicitaria che, con la Pop Art statunitense diventerà esercizio comune per l'immaginario.

Chiude la visita l’installazione dell'artista Paola Nizzoli, Piramide alimentare, appositamente realizzata per l’occasione.