Un’arte nata da geniali “Ambulanti”

Chagall

Chagall

A Villa Manin di Passariano, dal 7 marzo al 26 giugno grande mostra sulle Avanguardie russe.

Come si possono incasellare Chagall, Kandinskij, Tatlin e Rodčenko? Non è possibile.
Sono appartenuti ai primi anni del Novecento e sono Russi. Ecco tutto. Questo, in sintesi, è quello che si può dire di questa Avanguardia.
Per tutto il resto, ognuno è un viaggio e una visione a sé stante. Uno sconfinamento senza precedenti, soggettivo, vibrante; un intimo slancio verso l'infinito. A volte un grido.
Parlare degli stili e dei contenuti che hanno attraversato, nell'arte, questa parentesi storica, ma soprattutto dei moventi, è infatti un'epopea che non porterebbe a nulla di definito, tranne una cosa banalissima: gli artisti del tempo di sicuro si distaccavano, soprattutto nell'arte figurativa, dalla tradizione accademica classica. Ma questo lo si era già capito dal nome. Avanguardia, ovvero prima linea verso qualcosa di inedito.
In ogni caso, a guardare bene, forse una caratteristica la possiamo trovare: a differenza di molti colleghi europei, gli avanguardisti russi sembrano tenere le distanze, almeno all'inizio, dalle vicende politiche e le dispute sociali. E questo in effetti è molto strano considerando il clima di forti contraddizioni nel quale si sono formati.
Le Avanguardie russe, dunque, sembrano scegliere non tanto la denuncia quanto l'evasione, reinterpretando il proprio tempo dando vita a nuovi universi. Soprattutto artistici.
Se vogliamo cercare i natali, o l'origine della nuova generazione di artisti dei primi anni del XX secolo, dobbiamo tornare al 1863, anno in cui il pittore Ivan Kramskoj riunisce un gruppo di 13 artisti chiamati Peredvižniki (gli Ambulanti), tutti “figli” della grande Accademia di San Pietroburgo che, girovagando per la nazione, portarono l'arte alle classe meno elitarie. E a proposito di “gruppi” originali, “nipotini” degli Ambulanti furono i ragazzotti del “Vello d'oro”, classe 1907 e la cui arte la critica ha voluto definire come “Neo-primitivismo”. Tra questi segnaliamo i pennelli di Michajl Larionov e Natalja Gončarova. L'aspetto più interessante del Neo-primitivismo, e che in qualche modo eredita la missione dell'arte per tutti voluta dagli Ambulanti, è quello di sviluppare un linguaggio trasversale a varie culture presenti in Russia: quella ucraina, georgiana ed ebraica, in nome di un'arte che rappresenti il popolo russo, soprattutto quello contadino. la-danse-1950-marc-chagall
Ecco che il tema del folklore, dell'identità e delle radici, sarà spesso ripreso anche dall'Avanguardia ma con uno scopo affatto populista: quello che gli artisti volevano, infatti, era il racconto di un quotidiano attraverso uno sguardo nuovo, forse lungimirante nel tentativo di fotografare una cultura destinata quasi sicuramente a scomparire. Anche l'Avanguardia, inoltre, eredita la semplicità del linguaggio e la missione divulgativa dell'arte lasciata impressa nel Dna dai padri Ambulanti, tanto che la loro pittura è, per eccellenza, la pittura popolare. Ben presto compariranno anche le prime rotture stilistiche con il passato ma una cosa unirà tutte le varie diramazioni delle Avanguardie: la tensione verso il futuro.
Ma c'è anche la tensione verso sé stessi che non deve essere sottovalutata, la tensione al sogno, al viaggio interiore. Nasce così il Fante di quadri, organizzazione ispirata allo stile dell'arte francese coeva, a cui partecipano tra gli altri Chagall, Popov, Malevič, Larionov e la Gončarova. L'opera d'arte diventa espressione diretta della personalità che la produce e che ne formula la teoria antistante. Le regole vanno ripensate, adattate alla nuova era: la Natura non è più la scenografia da imitare. Il palcoscenico è la vita stessa.

Tatlin

Tatlin

A questo punto, il passo per il distacco definitivo dal passato è davvero breve e l'abbandono del figurativo è immediato. Le linee ora tendono all'infinito e i colori si amalgamano come abbracci. Inoltre, quando si perde la figura, si guadagna in sintesi. Ecco che le forme, ora, sono quasi abbozzate, essenziali, spoglie di ogni sovrastruttura. Insomma, eccoci arrivati al quadro astratto. Vedi Kandinskij.
La cosa curiosa è che quando si cerca la sintesi, diventa inevitabile misurarsi con la geometria; come se i sentimenti potessero tradursi in linee, parabole, una sorta di neuma musicale, che traccia e descrive la tensione dell'anima. E a volte queste tensioni si esasperano fino ad arrivare ad ulteriori scossoni e grandi svolte, come “Il quadro nero” di Kazimir Malevič, maestro del Suprematismo, che darà un valore assoluto alla forma geometrica. Con Malevič, dunque, nasce l'Avanguardia più esoterica e che azzera tutto ciò che era stato prodotto sino ad allora, contenendo in seno, più di ogni altra opera, il secolo che deve ancora venire. Un secolo di innovazione, di ricerca, di provocazione, di disgregazione delle immagini.

Rodchenko

Rodchenko

L'Avanguardia si esaurisce forse già alla fine degli anni Venti, quando ha ormai perso la foga rivoluzionaria ed inizia la sua incoerenza. L'arte, che all'inizio del secolo intendeva recuperare una funzionalità sociale perduta ed abbandonare un certo manierismo snob, viene duramente criticata dal potere in ascesa per i suoi eccessi nell'astrattismo che la rendono incomprensibile alle masse e, di conseguenza, elitaria. La riduzione delle idee a forme geometriche semplici ed intuitive finisce così per essere un'arma a doppio taglio o forse, piuttosto, un alibi per essere repressa.
Lunačarskij, alla guida del Narkomprop, si rende conto che tuttavia la forza dell'Avanguardia può essere utilizzata per i fini del Partito e, a poco a poco, se ne appropria. Nasce così il Realismo socialista. La libertà della forma che ricercavano gli artisti dell'Avanguardia viene soppressa e, con essa anche la ventata di novità e di cambiamento a cui essi avevano aspirato. L'arte torna ad essere puramente figurativa, e con un unico soggetto rappresentabile: il Socialismo.

Kandinsky

Kandinsky

A Villa manin di Passariano, dunque, saranno visibili oltre 300 opere della straordinaria collezione di George Costakis – opere di Malevič, Popova, Kandinsky, Rodčenko, Rozanova, El Lissitzky, Stepanova e di tantissimi altri - dal Museo Statale d’Arte Contemporanea di Salonicco ricostruiscono a 360° l’arte sperimentale russa di inizi Novecento: l’arte della modernità e della rivoluzione, l’arte vietata dal regime e “salvata”da un “greco pazzo”. Accanto, 100 scatti rivoluzionari e sorprendenti di Rodčenko provenienti da Mosca.