Roma “città aperta”, politica pronta a tutto

La storia è piena di agnelli sacrificali e di utili idioti. Vedete voi dove collocare Guido Bertolaso che i rumor più accreditati danno per spacciato, non dagli elettori, ma da chi lo ha proposto e apparentemente difeso fino a oggi. Infatti nonostante le dichiarazioni di facciata rilasciate da Silvio Berlusconi, paladino del suo personalissimo ex  capo della protezione civile, la partita sul candidato sindaco forzista a Roma è tutt’altro che finita. In realtà nei salotti romani che contano, è dato per fatto l'accordo tra il leader di Forza Italia e il candidato civico Alfio Marchini, che cheto cheto, cacchio cacchio, sta inanellando dichiarazioni di stima e comparsate televisive mai viste per un candidato extra partitico. In realtà la simpatia di Berlusconi per Marchini è nota da tempo come è noto che non si è mai tradotta concretamente in una nomina ufficiale
per una certa resistenza dello stesso Marchini, che non vuole apparire candidato di schieramento ideologico, ma soprattutto a causa delle fazioni belligeranti nel centrodestra e di quelle interne a Forza Italia. Tutti pronti a prendere lo scalpo dell'avversario interno più che a ragionare di programmi sulla capitale e magari anche
solo di striscio sul bene dei romani, ma questo è in realtà male comune fra tutti i candidati. Ma non è solo per simpatia e assonanza intellettuale che Berlusconi si appresterebbe a mollare Bertolaso e sposare Marchini, il vero motivo non è romano ma nazionale. L'ex cavaliere vuole scardinare l’asse tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini
e non solo in funzione di proprio rivalsa personale, nel ribadire di essere sempre lui il capo del centrodestra, ma più probabilmente e perfino nobilmente, per il fatto di essere convinto che la strana coppia possa rappresentare al massimo la destra italiana e neppure tutta, con le posizioni anti-europeiste e quelle xenofobe che trasmette.
Posizioni che non appartengono ai moderati italiani, all'area di centro che fino a pochi a non molto tempo fa era l'ossatura di Forza Italia. Un ossatura che, principalmente per responsabilità dello stesso Berlusconi, si è andata via via sgangherando. Meglio quindi in questa situazione abbandonare Roma al suo destino che si presume
pentastellato aspettando poi alla finestra che un partito guidato da un comico compia il miracolo impossibile di far morire dal ridere i cittadini di Roma. Per Berlusconi la posta in alto è ben più in alta. Le prove d’intesa, sempre più evidenti con Marchini, nascondono un progetto politico più serio, e ampio, teso a superare anche il
traguardo delle Amministrative 2016 che andranno lette non solo sulla analisi dei dati statistici, ma soprattutto in chiave propagandistica rispetto alle future prospettive politiche che traguardano al massimo al 2018 o forse prima, puntando tutto o quasi sul futuro referendum costituzionale di ottobre prossimo. Insomma al momento
a Forza Italia conviene temporeggiare e contenere le perdite. Roma e sacrificabile se si punta con veemenza e accontentandosi con umiltà, sulla vittoria di Stefano Parisi all'ombra del Duomo di Milano. Vittoria non impossibile perchè il candidato di Renzi, Giuseppe Sala non sta di certo scaldando i cuori meneghini.

Fabio Folisi