Rivelazioni di Anonymous, milioni di euro da Putin alla Le Pen per il sostegno sulla Crimea. Voci, non confermate anche su Salvini

Rivelazioni che se venissero confermate potrebbero far impallidire perfino gli italici scandaletti, rolex, vini e mazzette o le sottoscrizioni varie a fondazioni e partiti, briciole quando a muoversi sono addirittura le grandi potenze. Infatti dopo la notizia dell'inchiesta sull'ex presidente Francese Sarkozy ed i presunti finanziamenti alla sua campagna elettorale del 2011 da parte dell'ormai defunto dittatore libico Muammar Gheddafi, ecco che parte un nuovo scandalo internazionale reso noto a Parigi che investe la leader del Front National Marine Le Pen. A farlo è il giornale telematico Mediapart che in una inchiesta racconta con dovizia di particolari che migliaia di documenti sono stati “captati” dagli hacker di “Anonymous International”, file dai computer e telefoni di un responsabile dell'amministrazione presidenziale russa. Dai documenti diffusi dagli hacker risulterebbe che Marine Le Pen leader del Front Nazional sarebbe stata ringraziata dai russi per il suo sostegno sulla vicenda della Crimea, nel marzo 2014. Sempre secondo la documentazione informatica la presidente del FN e suo padre avrebbero ottenuto “prestiti” o elargizioni dai russi per la bella cifra di 11 milioni di euro.
La presidente del Front Nazional sarebbe citata varie volte negli SMS di un alto responsabile della comunicazione web del Cremlino. Questi messaggi datati marzo 2014 evocano contatti tra i russi ed il Front Nazional per ottenere una presa di posizione ufficiale del partito di estrema destra a favore dell'annessione della Crimea alla Russia. Ed in effetti il 17 marzo 2014, Marine Le Pen prese posizione sull'argomento ed il suo esperto internazionale si recò in Crimea in qualità “di osservatore”. Secondo i documenti hackerati, i russi, nelle mail, non nascosero la loro soddisfazione e prevedendo anche come “in un modo o nell'altro ringraziare i francesi”. Nei mesi che seguirono Jean-Marie Le Pen e Marine Le Pen, sempre secondo le informazioni diffuse in Francia, avrebbero ricevuto denaro per il finanziamento del partito.
Della vicenda che ha dei contorni ancora oscuri e che potrebbe riguardare anche esponenti europei, anche italiani, di partiti che hanno espresso solidarietà verso l'azione di Putin in Crimea, si era cominciato a parlare il mese scorso, quanto “Anonymous International” raccontò i fatti sul sito Shaltaï Baltai. Anonymous scrisse di avere lanciato un attacco mirato agli archivi di Timur Prokopenko, capo-assistente del dipartimento di politica interno al Cremlino. Si tratta di un uomo fedele al movimento pro-putin “Molodoya Gvardia” legato direttamnte al partito di Vladimir Putin. L'uomo dall'autunno 2012 a dicembre 2014 era incaricato alla gestione dei media e di internet e lavorava alle dipendenze dirette di Viatcheslav Volodine, capo-assistente dell'amministrazione presidenziale russa. Secondo quanto si è saputo, sia il suo portatile che la memoria e-mail del server (9500 sarebbero state rese fruibili sul sito da Anonymous) era stata hackerata ed una parte del loro contenuto diffuso e pubblicato. Le fughe di notizie riguardano il periodo 2011-2014. Il fatto che appare sconcertante è che dopo la pubblicazione di queste notizie, datata appunto febbraio 2015, sotto il titolo “tre anni della vita in un dipartimento politico dell'amministrazione presidenziale” il principale interessato, Timur Prokopenko, non abbia reagito né smentito, chiudendosi in un silenzio imbarazzato.
Nelle e-mail di Prokopenko, oltre alla vicenda Le Pen viene messo in luce il modo in cui il Cremlino utilizza molte forze e risorse per prendere il controllo o influenzare internet e le reti sociali. Non solo attraverso un accurata opera di controllo, ad esempio le attività del blogger Alexeï Navalny, diventato una delle principali figure dell'opposizione in Russia, sono particolarmente seguite, ma vi è anche una capillare opera di pressione per screditare questo o quel sito d'opposizione, bloccare alcuni accessi e comperarsi la complicità di alcuni giornalisti. Prendendo molto seriamente queste rivelazioni, il giornale web russo Meduza ha fatto un lungo riassunto di quanto avvenuto, confermando la notizia dell'hackeraggio e raccontando che complessivamente sarebbero circa 40.000 i messaggi e i file su cui avrebbe messo le mani la rete internazionale degli hacker. I file mostrano che Prokopenko avrebbe cercato, ad esempio, sostiene sempre il giornale Meduza, di frenare la segnalazione critica alle agenzie di stampa di notizie scomode al Cremlino. Non è però ancora emerso con sicurezza se, caso Le Pen a parte, vi siano nomi di altri politici o partiti europei che in cambio delle posizioni filo russe potrebbero aver avuto benefit economici. Insomma nelle prossime settimana potrebbero esserci sorprese. Ovviamente facendo la facile equazione e viste alcune posizioni espresse il dubbio che la vicenda possa riguardare anche l'Italia è legittimo. Ma finchè non emergeranno documenti meglio che i dubbi restino nella penna del cronista, evidenziando solo che le posizioni assunte sulla Russia, sull'invasione della Crimea, dal leader della Lega Nord Matteo Salvini sono sembrate eccessive, ma poi ripensando alle tante sparate passate fatte da quel movimento politico, forse si tratta di una mera coincidenza, difficile fra l'altro che i russi abbiano effettivamente pensato valesse la pena di doversi esporre economicamente in favore del Carroccio che in quel momneto non era ancora accreditato dai sondaggi con percentuali a due cifre. Stesso discorso potrebbe valere per sparate pro Putin arrivate dall'estrema sinistra italiana, così come varrebbe la pena evidenziare come anche in Grecia Tzipras abbia assunto posizioni morbide rispetto alla vicenda Crimea-Russia. Basti pensare alla recente dichiarazione proprio di Tzipras: «Uno degli errori principali della politica estera condotta dall’Unione Europea è stato quello di aver espresso sostegno al nuovo governo ucraino, che ha al suo interno forze neo fasciste. Il ruolo della Russia non è stato certo positivo e in accordo con il diritto internazionale, ma l’Europa deve cercare ora una soluzione di pace e cooperazione». Insomma non una sconfessione dell'Europa ed un ponte a Mosca , ma neppure il contrario, forse perchè e questo è fatto di dominio pubblico, Tzipras attende di capire se l'Europa deciderà di strangolare la Grecia o meno, allora potrebbe accettare l'aiuto russo. Non vuole farlo a cuor leggero, perchè rivolgersi al Cremlino per la Grecia potrebbe essere come per un imprenditore rivolgersi alla mafia, una volta ottenuto il favore, diventi un “picciotto” e non puoi più svincolarti. Certo che la prospettiva di restare nelle grinfie degli usurai bancari tedeschi non è che poi sia tanto migliore.

Fabio Folisi