Responsabilità civile dei magistrati dopo il sì della Camera è legge. L’Anm delibera lo stato di mobilitazione

Cambiano le regole sulla responsabilità civile dei magistrati e secondo i giudici è “lesa maestà”.  La riforma, di cui si parla da anni, è pero passata a larga maggioranza alla Camera ed è legge. Certo il sopetto che sia anche un segnale della politica alla magistratura che spesso ha surreogato il potere politico incapace di autocontrollo ed autoselezione è forte. Comunque è condivisibile nel bene e nel male la valutazione del ministro della giustizia Andrea Orlando almneo sula fatto che si tratta di una novità inusuale per il Paese: “E' un passaggio storico. La giustizia sarà meno ingiusta e i cittadini saranno più tutelati", dice in estrema sintesi il ministro. In realtà vi era anche l'urgenza di legiferare su una materia su cui pende una procedura d'infrazione in sede Europea per mancata applicazione del diritto comunitario e per la quale l'Italia rischiava di pagare una multa stimata in 37 milioni di euro. Duro il commento dell'Associazione Nazionale Magistrati. "E' un pessimo segnale, la politica approva una legge contro i magistrati", dice l'associazione di categoria delle toghe che sottolinea come tutto questo accada mentre c'è una "corruzione dilagante". La politica, sostiene il leader del sindacato delle toghe Rodolfo Sabelli, "oggi ci ha detto che uno dei primi problemi della giustizia italiana sono i magistrati; la criminalità, i processi che non si fanno, sono invece problemi che possono attendere. E' una scelta della politica che non ha ancora approvato una riforma sulla corruzione, sul falso in bilancio, ma si precipita a votare una legge contro i magistrati che combattono la corruzione". Con questa nuova norma, continua Sabelli, "si intacca il profilo dell'indipendenza dei magistrati. Vi è un rischio di azioni strumentali" dando "la possibilità alla parte processuale più forte economicamente di liberarsi di un giudice scomodo. E' una strada pericolosa verso una giustizia di classe". Il testo è passato con 265 sì, 51 no e 63 astenuti. Astenuti Lega, Fi, Sel, Fdi e Alternativa Libera. M5S ha votato contro. Ma l'applicazione della nuova norma - e lo ammette lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando - andrà monitorata nel concreto. "Valuteremo laicamente gli effetti - assicura il guardasigilli - e siamo pronti a correggere alcuni punti". Un 'tagliando' a posteriori, quindi, non è da escludere spiega il ministro che così “mette le mani avanti” nel dubbio che il sistema possa essere strumentalizzato per minacciare in qualche modo l'autonomia dei magistrati. "Ma ritengo che sarà sufficiente la giurisprudenza a chiarire che molti dei pericoli paventati non hanno riscontro", spiega sempre Orlando. Rischi quali la pioggia di ricorsi, ora che non serve più una passaggio preventivo per valutarne l'ammissibilità; e che il travisamento del fatto e della prova rientra fra le ipotesi per cui chiedere i danni. La nuova legge riforma la legge Vassalli del 1988 mantenendo però l'impostazione di responsabilità indiretta: il cittadino cita lo Stato che può rivalersi nei confronti del giudice. Ma rispetto alla Vassalli, viene ampliata la possibilità per il cittadino di fare ricorso; si innalza la soglia economica di rivalsa del danno, che può arrivare fino alla metà stipendio del magistrato; viene eliminato il filtro di ammissibilità dei ricorsi; la responsabilità scatta anche in caso di negligenza grave e travisamento del fatto e delle prove. Un punto che, insieme al filtro, ha fatto discutere anche oggi, soprattutto i Cinque Stelle, che pure al Senato avevano votato a favore, facendo un'apertura di credito rispetto alle garanzie di migliorare il testo alla Camera, ha spiegato oggi il deputato M5S Alfonso Bonafede. Ma la legge - aggiunge - è "una intimidazione ai magistrati". "Rifiuto l'argomento dell'intimidazione", ha risposto in Aula il ministro. "A chi parla del travisamento dei fatti e delle prove come di un'estensione impropria, dico che questa è un'indicazione europea, e non produce un automatismo sul magistrato, che può essere chiamato in causa solo in caso di negligenza inescusabile". Di fatto nella relazione che accompagna il testo sono stati inseriti "dei correttivi, degli elementi di chiarificazione - ha spiegato la presidente della Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti - che sulla base di un'interpretazione costituzionalmente orientata, esplicitano che il danno c'è solo nel caso in cui il travisamento sia 'macroscopico e evidente'". Altro punto discusso, il cosiddetto filtro. "E' il fiore all'occhiello del ddl", aveva sintetizzato il viceministro alla Giustizia Enrico Costa nel pomeriggio, prima dell'Aula, subito dopo la riunione del Comitato dei nove. I Cinque Stelle prevedono invece che si darà avvio ad una pioggia di ricorsi contro le sentenze dei giudici, un effetto boomerang per i tribunali già abbondantemente intasati. Ma il governo non la pensa così. E soprattutto, ricorda Costa, che definisce il testo "equilibrato e rispettoso dell'autonomia della magistratura", il filtro ha finora, di fatto, sterilizzato la norma, e "ha portato a risarcimento un numero di cause bassissimo, stimato tra 4 e 7, non di più". Ma i magistrati non sono per nulla d'accordo, sul sito della loro associazione nazionale si legge un giudizio senza appello e si delibera la mobilitazione della categoria. Ecco quanto scrivono i magistrati:

La legge sulla responsabilità civile che sta per essere votata dal Parlamento (pur emendata di ancor più macroscopiche violazioni) continua a presentare aspetti di incostituzionalità, che l’ANM ha più volte denunciato: è stato eliminato il filtro di ammissibilità del ricorso (che non comprimeva affatto il diritto di azione, ma impediva il defatigante avvio di cause infondate per difetto dei presupposti); è stato inserito, come causa di responsabilità, il concetto di ‘travisamento del fatto e della prova’, così introducendo parametri di valutazione generici e avviando una sorta di infinito ‘processo sul processo’ (che la parte soccombente, soprattutto se quella economicamente più forte, potrebbe utilizzare strumentalmente per colpire il giudice che gli dà torto).

Abbiamo il dovere di segnalare con forza che questi meccanismi non producono efficienza, sono inutilmente punitivi nei confronti dei magistrati e appesantiscono il sistema.

La soluzione di tali questioni va da subito affidata a iniziative non di mera testimonianza, ma che consentano ad ogni magistrato di sentirsi tutelato nel suo status e nel quotidiano esercizio delle proprie funzioni.

Per questo l’ANM delibera, lo stato di mobilitazione per la settimana in cui verrà approvata la nuova normativa, sospendendo l’attività giudiziaria per il tempo necessario a presentare questo documento e illustrarne le ragioni;

E delibera di procedere – con l’aiuto delle giunte distrettuali e la collaborazione di tutti i magistrati - alla ricognizione di tutte le attività di supplenza svolte dalla magistratura, e quindi di denunciarle all’opinione pubblica e di chiedere al Governo adeguate soluzioni, monitorando periodicamente le specifiche risposte: in mancanza delle quali verranno decise le più efficaci e conseguenti forme di protesta, anche attraverso la sospensione di alcune delle individuate attività di supplenza per un periodo da determinare; di monitorare la prima applicazione della nuova normativa, con la collaborazione delle varie Giunte sezionali; di elaborare linee di tutela, individuali e collettive, in particolare per denunciare i profili di illegittimità costituzionale: costituendo apposito gruppo di lavoro al quale si invitano a partecipare tutte le componenti dell’associazionismo giudiziario;

di segnalare al Legislatore le gravi ricadute che la normativa attuale potrebbe avere sulle organizzazioni interne, incentivando il ricorso agli strumenti dell’astensione e della ricusazione;

Lanm propone: l’indizione di nuove riunioni di sezione o di ufficio, anche su sollecitazione delle giunte distrettuali, per la determinazione degli obiettivi di rendimento di cui all’art. 37 DL 98/11 in relazione a carichi di lavoro sostenibili, per tenere conto del nuovo testo sulla responsabilità civile e delle possibili ricadute in tema di responsabilità disciplinare

L’attenzione a questo specifico passaggio sulla responsabilità civile della magistratura non ci impedirà di continuare a chiedere alla politica di assumere le proprie responsabilità: perché affronti i veri problemi, che risiedono soprattutto in una domanda incontrollata di giustizia con sopravvenienze ingestibili, così scaricando il controllo di legalità e la risoluzione dei conflitti economico-sociali sui magistrati e sugli altri operatori di giustizia.