A proposito dell’ennesima fuga ingloriosa di Vittorio Emanuele, l’unico clandestino trasportato dall’aviazione repubblicana

Lo stomaco non si era ancora ripreso dai tempi del duetto triestino tra l’ex comunista Violante e l’ex fascista Fini, a proposito dei “ragazzi di Salò”, che aveva sdoganato le porte alla parificazione tra i volontari partigiani antifascisti e gli squadristi massacratori al soldo della repubblichetta collaborazionista (del nazismo stragista).

Ed oggi ci tocca assistere all’ennesima puntata della telenovela savoiarda, con il rientro notturno, a spese nostre (su aereo della Repubblica) del penultimo re d’Italia. Operazione di cui, prima o poi, scopriremo i retroscena preelettorali, da parte di un mondo politico di centrosinistradestra votato ad ogni più vomitevole compromesso sulla via di Roma.

Nel frattempo, ci tocca sopportare i pareri del gazzettieri dei giornaloni, promossi a storici-di-regime-a-reti-unificate, e di una serie di sconosciuti “storici” arruolati per l’occasione, che osservano come, al massimo, il più piccolo tra gli esponenti della dinastia montanara francese avrebbe commesso un’ineleganza nel firmare la legislazione antiebraica del 1938 (della serie “se Mussolini non avesse commesso l’errore di seguire Hitler” … la dittatura fascista avrebbe potuto durare quarant’anni invece di venti, come accadde per Franco in Spagna).

Viene citato come esempio positivo di V.E. il piccolo, contando sulla disattenzione generale e l’ubriacatura da celebrazioni quinquennali del centenaio, la vittoria nella prima guerra mondiale. A dispetto del fatto che – se prescindiamo dai milioni di morti provocati, uno nel nostro paese, dal grande macello – uno storico vero, come Gaetano Salvemini (che era stato pure interventista, mica pacifista!), ritenesse che l’entrata in guerra del nostro paese, nel 1915, fosse stato un vero colpo di stato della monarchia, contro un Paese ed un Parlamento decisamente contrari.

Per non essere noiosi, ci permettiamo di ricordare anche la sanguinosa conquista, nel 1911-1912, della Libia araba e dell’arcipelago del Dodecaneso greco; il titolo di imperatore conquistato nel 1936, a scapito dell’ultimo stato libero dell’Africa, l’Etiopia; l’aggressione alla Spagna repubblicana nel 1936; l’aggiunta del titolo di Re dell’Albania, con la conquista del paese adriatico nel 1939; la seconda guerra mondiale a fianco del nazismo genocida tedesco, invadendo: Egitto, Francia, Grecia, Jugoslavia ed Unione Sovietica.

In ogni caso, è storicamente accertato che la dittatura fascista sarebbe stata impossibile senza il consenso della monarchia: per disperdere la scalcagnata “marcia su Roma” sarebbero bastati pochi reggimenti dell’esercito.

Per finire, ciliegina sulla torta, con la fuga ingloriosa dell’8 settembre 1943, lasciando tutt’Italia alla mercé degli eserciti occupanti e di due anni di guerra guerreggiata casa per casa.

Suscita scandalo, infine, l’utilizzo di un aereo militare della Repubblica per il trasporto della salma dall’Egitto. Ciò avviene mentre, “grazie” ad un ministro dal taglio mussoliniano come Minniti – proveniente pure lui dalla sinistra un tempo rivoluzionaria, proprio come il duce del fascismo – i migranti bisognosi vengono lasciati morire d’inedia nel Sahara, torturare e schiavizzare in Libia o, se proprio ci arrivano, annegare nel Mediterraneo.

L’unica, magra, consolazione è la modalità, nuovamente furtiva, del trasloco del passato monarca in camicia nera. A dimostrazione che, in questo paese, si teme che ci sia ancora chi ricorda e non si vuole rassegnare.

Gian Luigi Bettoli