Popolo yazido massacrato prima e di più degli armeni

Il popolo degli yazidi come i curdi: diviso tra vari Stati, sfruttato, angariato e massacrato nello stesso modo. E anche come gli armeni, anzi di più e ancor prima di loro.
I cristiani, che in Medio Oriente non sono certo una maggioranza, si lamentano di essere dimenticati anche quando sono maltrattati o uccisi. Ma la minoranza più ignorata e perseguitata è quella degli yazidi. Sono circa 150 mila e da secoli vivevano nei villaggi sulla montagna del Sinjar. Ma all’arrivo dell’estremismo islamico sono stati costretti a un esodo biblico.
Le loro abitazioni si trovavano in un triangolo nel Nord dell’Iraq e della Siria, non lontano dal confine con la Turchia. Infatti nell’Ottocento gli ottomani tentarono almeno due volte di sterminarli. Loro avevano invece buoni rapporti con i cristiani (armeni, siriaci e caldei). Infatti hanno protetto armeni e caldei, nascondendoli sulle loro montagne, giusto un secolo fa, quando ci fu lo sterminio mai ammesso da Ankara.
Dall’oblio alla notizia da prima pagina. E’ avvenuto qualche giorno fa quando l’Isis ha annunciato di aver massacrato, vicino alla città irachena di Mossul, circa 300 yazidi (fonti curde parlano di 600). Alcuni aerei di Bagdad ne hanno salvati alcune decine braccate dall’Isis sulla montagna.
Il sedicente califfato fin dall’inizio è stato spietato con questa minoranza: in totale si parla di 5 mila morti e di migliaia di donne vendute sui mercati del sesso. Ma perché tanto accanimento contro una comunità così piccola e fragile?
La religione, come al solito, serve da pretesto. Comunque, per il rigorismo dell’Islam, gli yazidi sono politeisti, quindi vanno eliminati. I sunniti li chiamano addirittura apostati (un millennio fa assunsero alcuni elementi islamici nella loro teologia) e “adoratori del diavolo”. Infatti pregano l’angelo pavone che loro chiamano demonio. Non avendo soldi non possono neppure sperare di salvarsi pagando le tasse, come fanno cristiani ed ebrei. Pertanto vanno cancellati.
Soltanto la conversione all’Islam sunnita li può salvare. Ma non sempre. Mesi fa la tv di Bagdad ha mostrato filmati di una conversione collettiva con estorsione di dichiarazione entusiaste sulla nuova fede, ma in netto contrato con il loro sguardo terrorizzato.
Per secoli hanno cercato di resistere alle persecuzioni in zone remote o sulle montagne dove si erano insediati ben prima della nascita dell’Islam. La storia non passa: infatti le stragi, le marce forzate, le vendite di donne e bambini e le conversioni forzate si ripetono anche oggi. Il Califfato non vuole gli ‘infedeli’. La sua utopia nazionalista della società omogenea è adesso ripresa dai fondamentalismi religiosi e genera nuove tragedie.
Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it