Nuove accuse dagli Usa al Cremlino: In Siria dai russi attacchi non solo contro Isis. In realtà sullo sfondo c’è la crisi Ucraina

La Russia ha schierato una forza d'attacco decisamente imponente in Siria ed anche questo non va giù agli americani, sono infatti oltre 50 i caccia e gli elicotteri del Cremlino impegnati nei raid sulla Siria. Anche da questo nasce la scia di accuse tra Mosca e Washington. Vladimir Putin ha definito un attacco mediatico le notizie di vittime tra i civili causate dagli aerei russi: "Ci siamo abituati", ha detto. E ha annunciato che con gli americani ci sono contatti in corso, piani per creare un "meccanismo d'azione d'eccezione" per coordinare gli interventi anti-Isis. Ma è proprio sui veri obiettivi della campagna aerea lanciata dal Cremlino che dagli Stati Uniti sono arrivate dichiarazioni scettiche ma anche accuse precise. Il senatore Usa John McCain, presidente della Commissione Servizi armati, ha detto alla Cnn di avere le prove e di poter "assolutamente confermare" che sotto il fuoco russo sono finiti "il Libero esercito siriano o gruppi che sono stati armati e addestrati dalla Cia". L'influente posizione di McCain era stata anticipata da un duro articolo del New York Times, secondo cui i russi avrebbero bombardato postazioni dei ribelli siriani, compreso almeno un gruppo addestrato dalla Cia, la logica, secondo la tesi Usa, sarebbe quella che i russi vogliono combattere di combattere contemporaneamente l'Isis ma anche i ribelli anti Assad. Insomma si riproporrebbe a sud della Siria quanto avviene da tempo a nord, dove i Turchi colpiscono i Curdi ed il Califfato mettendoli sullo stesso piano. Non risulta però che gli Usa abbiano protestato con la Erdogan. In realtà è probabile che sia i russi che gli statunitensi siano preoccupati più di mantenere le reciproche aree di influenza in una logica di blocchi che di arginare lo stato islamico. L'Isis è quindi un nemico comune ma è anche certamente l'occasione per misurare la determinazione reciproca di Putin e di Obama anche in relazione a scenari diversi. Viene in mente la questione Ucraina, del resto è proprio quella crisi, oggi oscurata da quella siriana, a restare sullo sfondo come incognita, in grado di influenzare non poco il gioco russo in Siria. Molti analisti sostengono che Putin, poco interessato a una lunga e costosa campagna militare in Siria, stia mostrando i muscoli in Medio Oriente per vincere sul fronte ucraino, in particolare per ottenere la revoca delle sanzioni internazionali. Tornando allo scenario mediorientale, ieri il leader della Coalizione nazionale siriana (anti Assad), Khaled Khoja, ha affermato che in un attacco russo nella provincia di Homs sono rimasti uccisi 36 civili, fatto che confermerebbe i sospetti americani di azioni aeree non solo sulle postazioni Isis, dubbi americani alimentati anche dalla vaghezza delle dichiarazioni in merito agli obiettivi dei raid che arrivano da Mosca, dove il mantra resta quello delle azioni in totale "coordinamento con le autorità siriane", che vuol dire con Assad ovviamente. Questo, in termini di bersagli, può significare in effetti che altri gruppi rispetto allo Stato islamico finiscono nel mirino dei velivoli russi, dato che per il regime di Damasco tutte le formazioni armate che gli si oppongono sono catalogate come "terroristiche", ovviamente anche quelle che l'Occidente accetta come possibili interlocutori, in quanto "moderate" e combattenti contro il Califfato come i curdi ad esempio. Lo stesso portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha citato una "lista di gruppi" attivi in Siria che si ritengono terroristici concordata con l'esercito siriano. Ma una smentita netta è arrivata stranamente dai siriani fedeli ad Assad: "Tutti gli attacchi sono stati condotti su posizioni dell'Isis", ha detto a Mosca, in conferenza stampa, l'ambasciatore siriano Riyad Haddad. "Abbiamo precise coordinate per identificare i siti dei gruppi terrroristici", ha aggiunto. Il primo a respingere le accuse e i sospetti sui raid russi era stato in realtà il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov. "Le voci secondo cui gli obiettivi dei raid non fossero posizioni dell'Isis sono infondate", ha detto Lavrov a New York, dove ha incontrato il segretario di Stato americano, John Kerry. E' stato il terzo incontro in pochi giorni e si sono ripromessi di vedersi di nuovo, per parlare anche di Ucraina. Del resto domani Putin in persona sarà a Parigi per la riunione del cosiddetto "Quartetto normanno", con il presidente ucraino Petro Poroshenko, il capo dell'Eliseo Francois Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel. La “visita” di Putin in Francia è oggi preceduta da una dichiarazione del presidente russo:"C'è ancora molta strada da fare per arrivare ad una soluzione in Ucraina – ha detto Putin- tuttavia vi sono cose che ispirano una certa fiducia sulla possibilità di farcela".