MOSUL ULTIMA TRINCEA ISIS LENTA, MA SPALLATA FINALE

Dopo aver perso l'avamposto di Dabiq in Siria, l'Isis è sotto assedio a Mosùl, la sua ultima trincea in Iraq. E' proprio in questa città, la seconda del Paese per grandezza, che al Baghdadi ha proclamato il Califfato il 29 giugno 2014 dopo averla fatta occupare da un migliaio di miliziani che misero in fuga 60 mila tra poliziotti e militari iracheni.

La spallata finale al terrorismo islamico, pur lenta per i dissidi interni tra i contingenti all'offensiva, è affidata a una coalizione formata da 30 mila tra 'regolari' di Bagdad, forze curde e milizie sciite. In prima linea anche elicotteri italiani delle nostre unità speciali da combattimento, col compito (almeno ufficialmente) di soccorrere i feriti della coalizione. Alle loro spalle 5 mila americani.
Nella città assediata restano circa 7 mila jihadisti, gli altri son già fuggiti. Gli 'uomini in nero' si muovono soltanto in moto e si son tagliati la barba per non essere riconosciuti. Per rallentare a lungo l'offensiva (che quindi si teme possa durare anche mesi) hanno scavato bunker, tunnel e trincee.
Una città divenuta fortezza con la presenza di decine di migliaia di civili, in pratica prigionieri dei guerriglieri che potrebbero anche usarli come scudi umani. Fotocopia di Aleppo e, come nella città siriana, l'esigenza di creare un cordone umanitario per soccorrerli.
Secondo gli analisti militari occidentali, l'Isis ha perso il 16% del territorio iracheno con un'area da loro controllata scesa a 65 mila chilometri quadrati, deserto incluso. Ciò può significare che gli uomini del Califfo torneranno alla guerriglia puntando ancor di più sul terrorismo.
La chiamano coalizione quella che sta per combattere la battaglia final contro l'Isis, ma è un insieme di interessi che spesso non convergono. I sunniti iracheni (maggioranza nel Paese) diffidano degli sciiti sostenuti dall'Iran, dietro le quinte la Turchia di Erdogan teme la vittoria dei peshmerga curdi, suoi nemici perché vogliono uno Stato indipendente, ma che sono gli unici che, al di là dei proclami, da anni si battono contro gli 'uomini in nero'.
Se cadrà la sua capitale, le prossime mosse degli uomini dell'Isis possono essere sostanzialmente 2: difesa della loro roccaforte di Raqqa, nel Nord della Siria, dove potrebbero convergere da Mosùl, oppure recrudescenza degli attentati in Europa.  Prospettive che fan rizzare i capelli.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it