Lieto fine per il bimbo filippino che studia in strada alla luce del lampione, ma in rete è sagra dell’ipocrisia

Dopo la storia del pensionato greco in lacrime davanti alla banca che gli negava la pensione ed il lieto fine del filantropo australiano che vola ad aiutarlo, ecco che irrompe nella rete una seconda storia strappa lacrime degna dei film di Frank Capra. Questa volta la vicenda si svolge nelle Filippine. E' apparsa infatti sul web la foto di un bimbo che per studiare è costretto a scendere in strada e sfruttare la luce di un lampione. L'immagine postata su Facebook e Twitter ha ricevuto migliaia di condivisioni. Grazie ai social la storia di Daniel Cabrera, 9 anni appena, ha fatto il giro del mondo e gli ha permesso di ricevere moltissime donazioni, grazie alle quali potrà realizzare il suo sogno: studiare ed indossare un giorno l'uniforme della polizia. Lo scatto del ragazzino, chino sui libri sul marciapiede di Mandaue, era stata postata lo scorso giugno su Facebook. Ora la famiglia Cabrera ha ricevuto ingenti somma di denaro in contanti, materiale scolastico e persino una borsa di studio universitaria: lo ha reso noto la madre, Christina Espinosa, 42 anni, tre figli, vedova dopo la morte del marito nel 2013. Christina, che guadagna 80 pesos al giorno, l'equivalente di un paio di euro, ha raccontato che Daniel è "un ragazzo studioso e determinato. Mi ha sempre detto 'mamma, io non voglio restare povero, voglio vivere i miei sogni'". E adesso tutti i suoi desideri si potranno realizzare. Bene per questo lieto fine, ma è una goccia di ottimismo in un mare di disperazione, una piccola dimostrazione di umanità che non compensa certo la gigantesca quantità di indifferenza che porta, magari gli stessi che hanno condiviso la foto del bimbo anche dall'Italia, ad applaudire  alle ruspe di Salvini o ai respingimenti di profughi e migranti, magari commentando con sagaci battute razziste, insomma ipocrisia della rete pari se non superiore a quella della società di cui è specchio distorto.