Libertè, egalitè, fraternitè solo se alla Francia conviene

 

Liberté, egalité, fraternité: lo proclama da due secoli, ma adesso scopriamo che applica questo triplice impegno soltanto se le conviene. Altrimenti è egoismo. La Francia è bifronte. Da una parte quella che amiamo perché difendeva i diritti e scaldava i cuori mobilitando il Paese per una giusta causa, dall'altra quella che critichiamo perché agisce soltanto in base alle sue convenienze. Nel primo caso ricordiamo l'ospitalità data ai fuoriusciti italiani durante il fascismo (Pietro Nenni in primis).
Nel secondo la mano tesa a un omicida come Cesare Battisti, prima ospitato e poi fatto scappare in Brasile perché appoggiato dalla sorella di Carla Bruni, allora First Lady all'Eliseo. Ma sopratutto i fatti di oggi con i profughi disperati rimandati a Ventimiglia senza un minimo di umanità.
Torniamo alla Francia che amavamo. Il soccorso delle sue navi ai 'boat people' in fuga dal Vietnam in guerra, le sue iniziative “Sos racisme” e “Medicine sans frontières”, infine la mobilitazione di un popolo intero per “Je suis Charlie” dopo l'attentato islamista a Parigi.
Quante bandiere ha visto sventolare all'insegna della solidarietà, del dovere di accoglienza, dell'universalità dei diritti, dell'unità dei cittadini di ogni colore politico e di pelle!
Poi c'è quella di oggi, espressione di una società chiusa, egoista e rancorosa, in cui l'agenda politica è dettata dalla paura del Front National di Marine Le Pen e da forme di populismo e di razzismo che si insinuano nella sensibilità collettiva.
Il Paese che alzò le barricate contro l'assolutismo adesso le alza a Ventimiglia per respingere i disperati, anche se molti di loro fuggono dalla guerra in Libia, la stessa che proprio la Francia (con l'Inghilterra) ha scatenato in nome della libertà e che invece ha provocato il caos di oggi con le bande armate padrone del Paese.
La Francia odierna soffre della 'sindrome da invasione' e per questo fa sgomberare gli accampamenti di clandestini nelle periferie parigine e dice 'no' alle quote di profughi da accogliere nonché alla Costituzione europea pur essendo uno dei 6 Stati fondatori dell'Unione. Una realtà che smaschera l'ipocrisia delle belle parole.
La nostra durezza di giudizio non ci deve però esimere dall'onesta ammissione che la Francia (come anche l'Inghilterra) ha problematiche più gravi delle nostre quanto ai flussi migratori: ha infatti ospitato in passato migliaia di disperati in fuga dalle sue ex colonie e le sue 'banlieues' ne son già piene.
Vorremmo comunque riscoprire a Ventimiglia lo spirito della Francia coraggiosa nella difesa dei diritti umani.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it