Libertà di stampa è garanzia di pluralismo, ma proliferano in Europa e in Italia, le leggi bavaglio

La notizia è del febbraio scorso e ci diceva che nell'annuale rapporto di Reporter senza frontiere non solo si registrava una "regressione brutale" della libertà d'informazione nel mondo a causa dell'aumento delle aree di guerra, ma che il fenomeno è in aumento anche nel vecchio continente e l'Italia primeggia in questa triste classifica. Lo stato della libertà di stampa nel nostro Paese nel 2014 è precipitato di 24 posizioni, dal 49esimo posto al 73esimo. Pesano in questi ultimi 12 mesi "l'esplosione di minacce, in particolare della mafia, e procedimenti per diffamazione ingiustificati". Figurarsi come sarà la classifica del 2015 dopo che il Parlamento ha approvato la “Legge delega sulle intercettazioni” che palesemente e con una certa “tafazziana” indifferenza anche da parte degli interessati sta scorrendo silenziosamente fra le pieghe della cronaca di giornali e tv come si trattasse di cosa di poco conto. Evidentemente taluni sono preoccupati di infastidire l'uomo solo al comando che hanno sostenuto e spinto, altri di fare un cattivo servizio al loro azionista d riferimento che formalmente all'opposizione plaude silenziosamente alla legge bavaglio che è la stessa che “lui” non era riuscito ad imporre dopo l'editto bulgaro. Meglio quindi stendere un velo di silenzio che comoda a quasi tutti, ma non certo alla stampa indipendente reduce di chiusure e ridimensionamenti e alla democrazia del Paese. Insomma le norme che arriveranno rischiano davvero di diventare, se non un bavaglio vero e proprio, almeno un guinzaglio corto con il quale tenere a bada il cane da guardia della democrazia e costringerlo a diventare invece la voce fedele del padrone di turno. Non capire infatti che con la scusa della privacy, per garantire presunta imparzialità e garanzie per gli intercettati si finirà per ledere il diritto-dovere dell'informazione e talmente banale da non poter non sospettare che vi è una certa accondiscendenza da parte della categoria. Il problema che in Italia rischia di essere drammatico è in realtà una tendenza europea, lo fa notare un comunicato diffuso dalla Fnsi, il sindacato dei giornalisti italiani che rilancia l'allarme lanciato nel corso del convegno su "Rights & Jobs in journalism: labour rights for journalists", in corso ad Albacete, in Spagna, organizzato dalla European federation of journalists (Efj). Si legge nella nota: “Lo spettro delle leggi bavaglio si aggira per l'Europa. In tutto il Continente cresce la voglia di limitare la libertà di espressione e il diritto di cronaca. I giornalisti e i loro organismi di rappresentanza devono fare fronte comune per scongiurare il rischio che venga progressivamente smantellato quel patrimonio di diritti e libertà che si è affermato a partire dalla fine dell'800. I rappresentanti dei sindacati dei giornalisti dei Paesi europei hanno espresso preoccupazione per i tentativi in atto in tutti i Paesi di imporre limitazioni alla libertà di stampa, manifestando simbolicamente davanti al Palazzo di Giustizia di Albacete contro la legge spagnola che limita la libertà di stampa e contro i tagli all'occupazione nel settore editoriale. La Spagna è l'emblema di una situazione che sta peggiorando. La legge recentemente approvata dal Parlamento, la cosiddetta "ley mordaza", ha imposto serie limitazioni alla libertà dei mezzi di comunicazione e ai giornalisti, ai quali viene impedito perfino di riprendere e fotografare le forze dell'ordine durante le manifestazioni pubbliche. La manifestazione ha richiamato l'attenzione anche sulla situazione delle TV pubblica spagnola. Numerose autonomie regionali hanno chiuso i propri canali televisivi, operando licenziamenti di massa. Cresce il precariato e il livello delle retribuzioni si è abbassato: nella provincia di Albacete, il novanta per cento dei giornalisti guadagna meno di 600 euro al mese”. Sono tutti fenomeni che abbiamo visto e probabilmente vivremo ancora di più in Italia. Ne è consapevole il sindacato della stampa:
"Serve una mobilitazione a livello europeo per scongiurare il rischio di un bavaglio continentale", ha spiegato Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI. Lorusso ha fatto riferimento alla delega al governo per regolare la materia delle intercettazioni, recentemente approvata dal Parlamento italiano. "Lo strumento della delega in tema di libertà di stampa è di per sé pericoloso - ha sottolineato Lorusso - I giornalisti non invocano l'impunità, anzi sono convinti che gli eccessi vadano puniti, ma va garantito il diritto di diffondere le notizie rilevanti per l'opinione pubblica, anche quando non hanno alcuna rilevanza penale". Il segretario della FNSI ha definito "positiva" la disponibilità manifestata dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ad accogliere la proposta del sindacato dei giornalisti italiani di istituire un'udienza filtro e ad avviare un confronto per evitare che il decreto attuativo del governo si trasformi in un bavaglio alla stampa. "È auspicabile che ai buoni propositi seguano i fatti - ha concluso Lorusso - In caso contrario, la categoria reagirà anche con manifestazioni pubbliche di protesta, come già avvenuto in passato".