Libano: il contingente italiano inaugura quattro progetti nei villaggi della zona di tiro

Si parla poco dell'attività delle missioni italiane all'estero pur rivestendo queste un ruolo importante nel mantenimento della pace e della stabilità in aree molto delicate. In Libano ad esempio, la scorsa settimana è stata densa di avvenimenti per i progetti sviluppati dalla cooperazione civile militare (CIMIC) del contingente italiano di UNIFIL, su base Brigata Aeromobile Friuli al comando del Generale Salvatore Cuoci. Con l’inaugurazione di una strada nel comune di Ma’rakah per il collegamento della città con il vicino villaggio di Yanuh, prevista sin dal 1968 e mai realizzata dalle autorità locali, si è infatti fornito un importante servizio alla popolazione civile.
In ordine di tempo sono state consegnate nuove strade nei comuni di Dahira e Al Balayyad, mentre il 13 agosto è stato inaugurato un impianto di illuminazione stradale ad energia solare nel comune di Yarin. Particolarmente importante, in quest’ultimo caso, l’aspetto ambientale del progetto, che mira non solo al garantire alla municipalità libanese una maggior sicurezza stradale attraverso l’illuminazione della via principale ma anche ad introdurre il concetto di eco compatibilità nella realizzazione. Durante le cerimonie di inaugurazione le autorità locali, in particolare Abed Al Mohsen Al Husseini, Presidente della Unione delle Municipalità di Tiro è sempre intervenuto, esprimendo profonda gratitudine e apprezzamento nei confronti dei nostri caschi blu definendoli come parte integrante del tessuto sociale del sud del Libano.
Il supporto alle autorità locali ed il ristabilimento delle condizioni per l’assistenza alla popolazione – insieme al monitoraggio della cessazione delle ostilità e al supporto alle Forze Armate Libanesi - sono tra i compiti principali assegnati ad UNIFIL dalla Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. La speranza è ovviamente che si possa presto considerare quelle aree sicure e che la missione internazionale possa far rientro alla base, ma purtroppo la situazione geopolitica del medio oriente non è ancora matura ed è probabile che la missione italiana debba permanere a lungo in quella zona.