La scienza mira a una vita inutile

weOra la scienza si concentra sulla possibilità di "prevedere" il futuro attraverso calcoli e algoritmi. "Non pretendiamo di conoscere esattamente un accadimento. - spiegano i cervelloni - L'importante è metterlo in preventivo e arrivare preparati ad ogni evenienza". Ma va?! Non so a voi, ma alla mia generazione (over 40) la previdenza veniva insegnata fin dalle prime poppate. Insomma, è chiaro che se vado in vacanza, mi porto l'Immodium, perché la dissenteria potrebbe aggredirmi; o se vado in montagna mi porto una giacca impermeabile, in caso di rovesci temporaleschi. Ma bando all'ironia: gli scienziati sono davvero convinti dell'utilità di questa nuova disicplina, tanto da aver istituito una cattedra universitaria sulla "Futurologia". Presa in senso lato, come studio sul possibile grazie a una analisi attenta del presente, in sintesi questa disciplina dovrebbe insegnare a fare quello che un tempo sapevano fare benissimo i grandi letterati e i filosofi: essere lungimiranti, o "veggenti", ma con delle certezze più grandi e minimo rischio di errore.

Ipotizzare il futuro per arrivare preparati a ogni evenienza, ci ricorda il dibattito sui “Cervelli schedati", ovvero sulla mappatura dei neuroni che, negli Usa, è stata chiesta da Obama nel 2014 per prevenire la delinquenza. In sintesi, il progetto Brain, così si chiama, è una ricerca sul cervello con avanzatissime neuro-tecnologie, allo scopo di comprendere il funzionamento della mente e agire di conseguenza. Insomma, come sempre la scienza è a caccia dei "disegni di Dio" e dell'anima. Una vera ossessione, ormai.

La ricerca Usa ha aperto scenari terrificanti e molti continuano a domandarsi atterriti: «non è che si arriverà a scartare la mente di un feto perché giudicata “difettosa”?».

Il cervello, in effetti, è una centralina dalla geografia complessa. Ho scoperto che dietro il lobo frontale destro, appena sopra l’occhio, in un’area di corteccia grande come una palla da biliardo, si annida il senso del sé. E cioè una zona che racchiude le componenti che costituiscono l’identità. Meno male, penso; una palla da biliardo, paragonata al cervello, si difende bene; se la nostra “anima” si fosse trovata in un’area grande come un pisello, ne sarei stata turbata.
L'identità è palpabile, dunque, e se danneggiata ci sono conseguenze: una donna colpita da demenza frontotemporale per una bottigliata in testa data dal marito, ad esempio, è diventata un’altra moglie, passando dagli acquisti nelle boutique eleganti a quelli nei negozi dozzinali. Dalle cene nei ristoranti francesi ai fast-food. Insomma, un bel risparmio.
Poi ci sono i lobi frontali, a cui spetta il compito di passare... dal dire al fare. Quei lobi lì dunque, pianificano, giudicano, controllano gli impulsi e lavorano per esprimere sensazioni, emozioni, pensiero critico e, infine, per la capacità di prevedere le conseguenze delle nostre azioni, pensare in prospettiva e imparare dall’esperienza. Nei lobi temporali, invece, si trova il regno delle capacità uditive, e il corpo si muove grazie al lavorìo dei lobi parietali.
Ma quando, il nostro cervello può “passare la revisione”? Esiste uno standard di riferimento? E chi lo stabilisce? Sulla base di quale modello ideale si giudica difettoso un cervello?
La scienza in questo ha poco da dire. Possiamo affidarci, allora, alle questioni etiche e culturali. Ma ecco che leggo di un ragazzo mite, forse con disturbi psichiatrici, ucciso da vigilanti e medici nell'intento di somministrargli, con la violenza, i farmaci. E poi leggo: “Pena di morte negli Stati Uniti. Crescono gli errori di giudizio per le sentenze capitali, la maggior parte già eseguite”.
A questo punto mi domando: come funzionano i lobi dei giudici che hanno sentenziato? E quello che più mi interessa: come funzionano i lobi del boia? Di colui che, con gran professionalità prepara la siringa, collega i fili elettrici disponendo tutto affinché la morte sia... “perfetta”? Anche il boia ha il suo curriculum, e nel mestiere ci sarà pure “il migliore”. Perfino gli aguzzini, dunque, hanno i lobi frontali che insegnano l’esperienza, e funzionano pure bene. Anzi, secondo la legge degli stati dov'è permessa la pena di morte, sicuramente meglio di quelli dei condannati per omicidio. Buffo vero?
Ma questo paradosso presto sarà superato. A partire dal 2014, si sta lavorando di gran lena per ottenere la ricetta per un cervello che funzioni a modo. Un cervello corretto per tutti! Che bellezza! E con questa sorta di "polpettone omologato e Ogm" dentro la testa, vivremo come ebeti in un futuro prestabilito grazie anche alla futurologia. Insomma, sarà una vita decisamente pallosa. Perché vivere organizzandosi su ciò che è possibile, ci farà perdere il senso stesso dello stare al mondo: l'avventurosa ed emozionante sfida all'impossibile.