La riforma del Senato unita all’Italicum: un diabolico mix che annichilisce la Costituzione

E' desolante leggere come i maggiori quotidiani italiani, quelli che l'indipendenza la strombazzano ma non la praticano, hanno divulgato gli effetti del combinato disposto fra l'abolizione del Senato o meglio lo snaturamento della sua autonomia, e l'Italicum, la nuova legge elettorale che dovrebbe garantire a chi vince le elezioni di poter governare attraverso un premio di maggioranza che fa impallidire la legge truffa di Tambroni del 1953. La legge elettorale che vide scendere in piazza milioni di persone, con in prima fila gli antenati di parte del Pd, quei comunisti italiani che stavano quasi per fare la guerra civile. La norma introduceva un premio di maggioranza consistente nell'assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse superato la metà dei voti validi, quindi oltre il 50%, un nonnulla rispetto all'Italicum che prevede il premio di maggioranza del 54% alla lista in grado di raggiungere solo il 37% dei voti. Ebbene di tutto questo oggi si parla poco, anzi non si parla per niente, nel dubbio che attraverso la storia si possa risvegliare anche in chi non era nato, l'amore per le radici della propria libertà.  Eppure è chiaro anche ad un idiota che attraverso lo snaturamento del Senato, diventato una sorta di organo consultivo a nomina dei partiti, il mix con L'Italicum diventa uno scippo alle prerogative del popolo di esprimere la classe dirigente. Ma i mezzi di divulgazione di massa, le televisioni, servizio pubblico in testa, si sono guardate bene dallo spiegare tutto, se non in qualche programma di approfondimento semi notturno. I telegiornali, che sono quelli che fanno davvero orientamento, invece si sperticano nel produrre servizi filo renziani, mentre i talk show che teoricamente potrebbero garantire un certo pluralismo sono “posseduti” da certi personaggi, ospiti quasi permanenti, che trasformano l'occasione in zuffe invereconde infarcite di insulti, schiamazzi e sovrapposizioni di voci che rendono impossibile capirci davvero qualcosa. Certo l'obiettivo di dare il potere a chi vince è centrato, peccato che chi governerà lo potrà fare quasi indisturbato ed in realtà neppure rappresentando la maggioranza del Paese. Insomma con l'approvazione del nuovo Senato non è andato in scena la fine del bicameralismo perfetto , ma la fine della democrazia, almeno nella forma parlamentare in cui l’abbiamo conosciuta in Italia dal dopoguerra fino ad oggi e che attraverso pesi e contrappesi, non sarà stata velocissima ma almeno garantiva un controllo sulle azioni dell'esecutivo. Per qualcuno che pensa di fare il pieno di voti e di potere è giorno da festeggiare quindi, per altri che temono l'involuzione autoritaria del Paese è giornata di lutto. Solo qualcuno, a destra come a sinistra, al centro come nella società civile, ha parlato apertamente di killeraggio del sistema democratico con la costituzione svuotata progressivamente negli ultimi 20 anni, ma che oggi ha visto un accelerazione senza precedenti, nella consapevolezza che l’incrocio diabolico fra l’abolizione del Senato e l’approvazione di una legge elettorale come l’Italicum altera completamente i fragili equilibri che reggevano il nostro sistema democratico, certamente da riformare, ma non certo da violentare in questa maniera. Insomma il rischio di essere entrati in una sorta di post-democrazia, è davvero probabile, si tratta di una democrazia teatrale, finta, costruita a beneficio esclusivo di determinate classi sociali. Non parliamo fra l'altro del mondo della imprenditorialità produttiva nazionale (con una Confindustria palesemente isolata) ma di detentori globali di un capitale finanziario che si moltiplica fluttuando per i continenti, attaccando in maniera mirata singoli Paesi e disintegrando in questi le garanzie e i diritti sociali. Il dramma che questo genocidio dei diritti viene spesso attuato da chi, per ragioni storico-ideologiche, di quei diritti era stato fautore e scudo e che oggi, ammorbato dalla malattia del potere (presto si scoprirà fantoccio) sta sacrificando intere classi sociali nel baratro della povertà, rendendoli improvvisamente fragili, confusi, ricattabili e senza punti di riferimento. Il rischio, come storicamente è avvenuto, è che queste classi alla fine trovino sfogo nelle peggiori ideologie e che prevalgano le lotte fra poveri e la sopraffazione degli uni su gli altri. Questo è un quadro fosco se volete nella sua cruda essenza, ma rischia di essere davvero la fotografia del futuro che ci attende. Il dramma che questo avviene senza che la maggioranza degli italiani, grazie anche alla complicità di intellettuali e pavidi operatori dei media, tutti aderenti al partito della “pagnotta” che hanno perso di vista i valori fondanti della democrazia arrivando a negare che siamo dinnanzi ad un progressivo annichilimento dei diritti sociali, politici ed economici sanciti nella nostra Costituzione. Insomma una sorta di golpe dove non scorre il sangue, ma che in realtà è tutto tranne che incruento.
Fabio Folisi