Kabul: attacco a residence di stranieri: 14 morti, ci sarebbe anche un italiano

Quattordici 14 morti, sei feriti e 54 ostaggi liberati in un assalto terroristico contro un residence per stranieri a Kabul. Fra le vittime anche un italiano. L'assalto è avvenuto nella tarda serata di ieri e ha portato a cinque ore di assedio di un albergo, il Park Palace Hotel, affollato da ospiti stranieri nel centro della capitale. L’albergo, situato nel quartiere di Shahr-e-Naw in posizione centrale presso la sede delle Nazioni Unite e un ospedale, era stato attaccato alle 20.30 locali da un gruppo di uomini armati che erano entrati nel ristorante dove si stava tenendo un concerto, aprendo il fuoco.
Tra le vittime, secondo una tv indiana, ci sarebbe anche un cittadino italiano, oltre a uno statunitense e due indiani. Nell’edificio era in corso un concerto di musica afghana a cui assistevano decine di persone.. Alla fine la polizia intervenuta in forze ha ucciso l'assalitore. Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, in una email inviata ai media afghani ha fatto sapere che il gruppo ha preso di mira il residence perché frequentato da stranieri. Zabihullah Mujahid ha precisato che "un attentatore suicida della provincia di Logar ha attaccato la guesthouse". Si è trattato, ha detto, di "Muhammad Idrees, armato di una pistola, un fucile e materiale esplosivo" che "ha attaccato il luogo dove si trovavano oltre 100 persone". Al termine dell’assedio la polizia è riuscita a mettere in salvo le oltre 50 persone prese come ostaggio. Secondo testimoni, l’uomo del commando, ucciso dalla polizia prima che si facesse esplodere, andava stanza per stanza in cerca degli stranieri e li trucidava. Al di là dell'episodio terroristico compiuto in forma, pare, individuale, l’offensiva talebana in corso viene affrontata con un certo successo dalle forze governative afghane che dopo l'abbandono delle truppe occidentali si trovano per il primo anno dal 2001 da sole a combattere la guerriglia talebana. Da segnalare che un sostegno non scontato all'impegno governativo arriva dalla massima autorità religiosa del paese, il Consiglio degli Ulema, per altri aspetti in disaccordo con la politica considerata innovativa sul piano sociale e culturale del presidente Ashraf Ghani, ma per altro verso desiderosi di ritrovare stabilità e pacificazione nel paese, ma purtroppo le organizzazioni terroristiche legate ai talebani o le azioni di “lupi solitari” rendono il processo lungo e difficile.