INCONTRO HAFTAR-SERRAJ/ DE PALO (CTIM LIBIA): NON È MAI TARDI, MA SI È PERSO UN ANNO

“Con dieci (o forse più) mesi di ritardo oggi si sono finalmente incontrati il generale Khalifa Haftar e il premier libico Fayez al-Serraj al Cairo. È ora che l'Ue e i partner geopolitici comprendano come, senza una costruttiva interlocuzione con Tobruk, sarà difficile stimolare una vera normalizzazione istituzionale della Libia”.
Così il reggente del Ctim Libia, Francesco De Palo, in un post sul blog “Rete Libia” commenta la notizia dell'incontro tra i due personaggi che sono e saranno al centro dei destini libici.
“Fino ad oggi è stato perso molto tempo – osserva De Palo – circa una possibile analisi e un obbligatorio confronto tra chi è stato designato dall'Onu e chi ha il controllo di una parte significativa del territorio. Ci si rende conto (solo oggi?) che il procedere con impulsi esterni e senza la fisiologica dialettica con tribù e regioni locali sarà foriera di ulteriori elementi destabilizzanti, gli stessi che non hanno consentito nell'era del post-Gheddafi la normalizzazione istituzionale del Paese. La fase di acuta instabilità, oltre che essere boccone succulento per il terrorismo legato all'Isis, non consente ad esempio alle aziende italiane di tornare protagoniste in Libia, nonostante i 5 miliardi di crediti vantati siano certificati”.
“L'obiettivo di una Unione Europea responsabile e utile alla causa mediterranea – secondo De Palo – deve essere quello di armonizzare le istanze dei territori libici, non chiudersi a riccio su posizioni ortodosse che non portano a sviluppi. L'effetto Siria, con la balcanizzazione di porzioni di territorio va evitato, anche se tutti sanno che francesi e inglesi hanno da tempo sezionato pezzi di Libia con propri mezzi, civili e militari”.
“L'auspicio – conclude – è che anche l'Italia, oltre alla firma del trattato sui migranti, pigi sull'acceleratore affinché le proprie aziende che da anni attendono il giusto riconoscimento, non siano lasciate nuovamente sole, e possano finalmente tornare a fare ciò che sanno: esportare il know how italiano e quella capacità umana che ci è invidiata in tutto il mondo”