In cella per presunta estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio l’ex senatore Sergio De Gregorio funambolo del cambio della casacca, oggi tanto di moda

C'è anche l'ex senatore funambolo del cambio della casacca Sergio De Gregorio tra le 9 persone finite in manette questa mattina nell'operazione dei poliziotti della Squadra Mobile, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, su un giro di estorsioni nella Capitale. Secondo quanto si apprende, De Gregorio è destinatario della misura cautelare del carcere.
Alle 9 persone, destinatarie dei provvedimenti cautelari emessi dal gip, sono contestati, a vario titolo ed in concorso, i reati di estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio. Contestualmente all'esecuzione delle ordinanze restrittive della libertà personale è stata data esecuzione al decreto di sequestro preventivo delle quote sociali, dei conti correnti e del complesso aziendale dei beni facenti parti del patrimonio aziendale di alcune società ed un sequestro di circa 480 mila euro.
Fin qui una delle “solite” notizie di cronaca nera cui purtroppo l'Italia della criminalità più o meno organizzata ci ha abituati, se non fosse proprio per la presenza dell'ex senatore faccia nota perchè con il suo cambio di casacca determinò la perdita di maggioranza del governo Prodi. Insomma siamo nel solco del “toh.. chi si rivede”. Del resto la parabola di Sergio De Gregorio ha visto più volte picchi di notorietà, sembre il soggetto si è mosso nel mare della politica con fare da corsaro. Napoletano, 59 anni, da giornalista scovò Tommaso Buscetta in crociera e gli fece una lunga intervista esclusiva e forse avrebbe potuto intraprendere una carriera se non avese deciso di buttarsi in politica. Così dopo un periodo da portaborse è passato tra numerosi partiti con lacoerneza tipica di chi è politicamente, ma non solo, in vendita al miglior offerente: Psi, Forza Italia, Italia dei Valori, Pdl e infine Movimento Italiani nel mondo. Fin qui niente di diverso da quanto in questi anni fatto da molti volti noti e meno noti della politica. Ma De Gregorio nel salto di casacca non si accontentava del raggiungimento della carica parlamentare, ma utilizzava la sua propensione per tessere relazioni opache e gestire affari da dietro le quinte. Basti pensare allo scandalo sulla compravendita dei parlamentari quando affermò: “che tra il 2006 e il 2008 Berlusconi mi pagò quasi 3 milioni di euro per passare con Forza Italia», cosa che poi avvenne nel 2008, quando De Gregorio passò dall’Italia dei valori di Antonio Di Pietro ai berlusconiani, facendo cadere il governo di Romano Prodi con la sfiducia del 24 gennaio 2008. Per questa vicenda Berlusconi fu condannato a tre anni, ma a causa di un processo infinito tutto finì poi in prescrizione.
Insomma in 59 anni di onorata carriera, l’ex senatore del Popolo delle Libertà, ma anche di Italoia dei Valori, Sergio De Gregorio ha vissuto numerose stagioni incassando una lunga serie di gravi accuse da più procure: riciclaggio e favoreggiamento della camorra, corruzione, associazione di stampo mafioso finalizzata al riciclaggio, fino a queste ore dove è rifinito in carcere nell’ambito di una inchiesta della Dda di Roma riguardante estorsione e riciclaggio.
In un Italia smemorata è bene mettere una luce sulla figura di questo figuro, che è specchio della vita di una fetta della classe dirigente del paese. Certo non tutti quelli che cambiano casacca sono delinquenti incalliti, ma certo la coerenza non è il loro forte. Allora cogliamo l'occasione per ricordare alcuni dati sui cambi di gruppo parlamentari avvenuti in questa legislatura.
Da inizio 2020, ci fa sapere Open Polis che di queste “conte” si occupa da sempre, ce ne sono stati 23, 13 da quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza per il coronavirus e nonostante nei mesi in cui è esplosa la pandemia, l’attività di camera e senato ha subito dei rallentamenti. Ciò nonostante i cambi di gruppo non si sono fermati. Una vecchia abitudine, che come in passato sta fortemente influenzando le dinamiche dell’aula. Principale sconfitto di questa fase è il Movimento 5 stelle, che ha perso 18 parlamentari. Un elemento non da poco, soprattutto considerando il crescente ruolo che dovrebbero avere camera e senato nella fase 2. Deputati e senatori come è costituzionalmente corretto esercitano la loro funzione senza vincolo di mandato. Un principio alla base della nostra democrazia rappresentativa, a volte però abusato perchè legato ad interessi meramente personali, come dimostra la storia di Sergio De Gregorio. Ma che cos'è il vincolo di mandato? Abbiamo detto che è un principio alla base della nostra democrazia rappresentativa, ma che con il forte incremento dei cambi di gruppo in parlamento viene messo costantemente in discussione.
Vediamo la definizione come enunciata dall'articolo 67 della Costituzione nata in un periodo dove la politica era fortemente legata alle ideoplogie e un passaggio di casacca non sarebbe stato tollerato da nessuno neppure per propria convenienza partitica.

Definizione
«Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». I parlamentari svolgono il loro incarico senza obblighi nei confronti di partiti, programmi elettorali o dei cittadini stessi. Un concetto introdotto nella costituzione francese del 1791 grazie alla rivoluzione del 1789 e che è diventato nel tempo uno dei mattoni su cui è stata costruita l’idea moderna di democrazia rappresentativa. L’eletto quindi non ha nessun vincolo giuridico nei confronti degli elettori, ma solo una responsabilità politica. Una libertà di azione necessaria per poter svolgere le proprie funzioni senza pressioni e/o ricatti esterni. Il mandato imperativo, opposto al libero mandato del sistema italiano, è previsto solo in Portogallo, Panama, Bangladesh e India. Nei regolamenti di camera (art. 83) e senato (art. 84) l’assenza di vincolo di mandato è declinata nella libertà per singoli eletti di intervenire in disaccordo con il proprio gruppo di appartenenza.
Vediamo il trand dei cambi di gruppo partendo dalla XVI legislatura (2008-2013). Sono stati 261, poco più di 4 al mese. Un fenomeno che ha coinvolto 180 parlamentari (120 deputati e 60 senatori), il 19% dell’aula. Numeri importanti che nella XVII legislatura si sono moltiplicati in maniera allucinante. Ci sono stati 566 cambi di gruppo, quasi 10 al mese. Circa 1 eletto su 3 ha cambiato casacca almeno una volta dalle politiche del 2013. Il fenomeno ha molte facce, da parlamentari particolarmente mobili (alcuni con persino 9 cambi di gruppo nel corso della stessa legislatura), a quelli che passano da gruppi di maggioranza a gruppi di opposizione con imbarazzante disinvoltura.

Vediamo alcune delle più consistenti migrazioni: 48 parlamentari hanno seguito Renzi nel suo nuovo partito Italia Viva. Si tratta di 31 deputati e 17 senatori. Di questi in 3 sono stati eletti con Forza Italia e quindi sono passati dall'opposizione alla maggioranza. Bisogna dire però che in questo casoi si tratta di una scissione e che quindi, anche se la motivazione dei singoli può essere legata anche a convenienze personali la dinamica è diversa rispetto all'abbandono in stile Sergio De Gregorio.
32 sono invece i parlamentari che hanno lasciato il M5S: 20 deputati e 12 senatori e nel 2020, come abbiamo visto sono il partito in maggior emorragia. Hanno perso 18 membri. Alcune situazioni sono poco note ma potrebbero impattare molto nelle stesse funzionalità dei lavori, come il presidente della commissione finanze della Camera: Trano. Ha sostituito Ruocco grazie ai voti del centro destra, non si è dimesso ed è stato espulso. La mobilità inoltre determina una insicurezza della maggioranza visto che i 161 seggi sono la sicurezza per governare con tranquillità al senato. Ma questa viene raggiunta sul filo del rasoio dai partiti al governo. In passato il governo di volta in volta è riuscito ad avere l’appoggio di senatori a vita e componenti del misto, quindi il perimetro della maggioranza interessa fino intorno a 172 senatori. Le ultime votazioni chiave però sono state approvate sempre con un numero molto basso di favorevoli, grazie alle assenze più o meno concordate con parte dell’opposizione. Vedi il voto sul Cura Italia al senato.
In sostanza il tema del trasformismo politico è forse l'elemento che più di altri determina un giudizio negativo da parte dei cittadini nei confronti della politica, calo di fiducia che non a caso si accompagna proprio con i cambi di casacca. Non è un problema di facile soluzione perchè se un parlamentare ha il diritto di agire liberamente, può anche decidere di cambiare gruppo politico di appartenenza nel corso di una legislatura. Proprio per questo motivo il crescente numero di cambi di gruppo e la necessità di modificare l’articolo 67 della costituzione italiana sono per molti due facce della stessa medaglia e che fa parlare di crisi della democrazia parlamentare che però è bene chiarirlo è l'unico sistema sensato per evitare derive populiste ed autoritarie. Inserire dei vincoli, o degli obblighi, per i parlamentari nei confronti dei cittadini o del partito di appartenenza, limiterebbe sicuramente il fenomeno, ma comporterebbe molti rischi.