Immigrazione e malattie: inutili gli allarmi : da molti anni esistono percorsi efficaci per la sicurezza

La questione dei rischi sanitari connessi all’arrivo di gruppi di migranti dalla “ rotta balcanica” ha ripreso spazio sui mezzi di comunicazione della nostra regione. Richiamandosi a preoccupazioni espresse dai lavoratori, una lettera delle segreterie dei sindacati della Trieste Trasporti ha enfatizzato il problema, denunciando un inevitabile rischio sanitario pubblico per l’assenza di controlli e di dispositivi atti ad evitare contagi. L’emergenza del rischio sanitario, dovuta alla presunta assenza di interventi commisurati alla sua gravità ed urgenza, si può leggere anche nelle successive dichiarazioni di altri sindacalisti e di molti amministratori pubblici, che si spingono a proporre nuove azioni in grado, secondo loro, di risolvere la questione.
Numerose indagini epidemiologiche in Italia e in Europa ma anche in Friuli, hanno ripetutamente dimostrato che l’arrivo, in questi ultimi trent’anni, di un elevato numero di migranti non ha mai provocato un aumento di malattie infettive fra la popolazione residente né alcun rischio particolare per la salute pubblica. Senza banalizzare le paure, ma evitando ingiustificati allarmismi, cogliendo difficoltà e aspetti critici, sono state comunque elaborate e messe in atto risposte concrete per ridurre i fattori di rischio. Protocolli operativi per la sorveglianza sanitaria dei migranti hanno garantito che non vi siano mai state nella nostra regione situazioni di allarme sanitario nè emergenze critiche nè per i migranti nè per tutta la comunità locale, garantendo che i migranti non sono portatori di malattie trasmissibili che mettano a rischio la salute della popolazione.
Fin dai primi anni novanta, quando ventimila albanesi sbarcarono dalla nave Vlora e oltre ottantamila profughi arrivarono dalla guerra nella ex-Jugoslavia, il servizio sanitario regionale, con il supporto del volontariato e del privato-sociale, ha mantenuta alta l’attenzione per tutelare la salute della comunità e sorvegliare quella dei migranti, a partire dai programmi sanitari per i minori stranieri non accompagnati ospiti delle comunità di accoglienza. Dai primi anni duemila per tutti gli stranieri richiedenti asilo sono stati attivati interventi di sorveglianza sanitaria e di tutela e promozione della salute individuale e collettiva, anche con l’obiettivo della protezione degli operatori e della sicurezza di tutta la comunità. Solo nell’ultimo triennio in Friuli Venezia Giulia oltre trentamila migranti sono stati sottoposti agli screening infettivologici e alle eventuali vaccinazioni necessarie ed a una visita medica integrata da un colloquio e dai successivi provvedimenti diagnostici e terapeutici valutati improcrastinabili dai medici dei Dipartimenti di Prevenzione.
In una ottica di ricerca-azione si sono sviluppate linee- guida e buone prassi che hanno portato, prima a livello regionale e poi nazionale, alla stesura e alla applicazione di protocolli oggi ormai consolidati: dal PROTOCOLLO REGIONALE PER LA GESTIONE SANITARIA DEI MIGRANTI RICHIEDENTI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
alla LINEA GUIDA NAZIONALE curata da I.N.M.P., I.S.S. E S.I.M.M. “I controlli alla frontiera. La frontiera dei controlli: controlli sanitari all’arrivo e percorsi di tutela
per i migranti ospiti nei centri di accoglienza”. I documenti raccomandano strumenti operativi scientificamente validati per un approccio modulato e progressivo, in cui
l’organizzazione delle diverse attività sanitarie dagli screening alle vaccinazioni, ai percorsi di diagnosi e cura, è coerentemente collegata con il percorso di accoglienza,
in condizioni igienico-sanitarie adeguate a contrastare i rischi di malattie diffusive e con una comunicazione efficace con l’intervento di mediatori culturali.
Un uso appropriato, saggio e prudente, degli strumenti di intervento clinico e di screening già previsti permette inoltre di evitare sprechi legati alla effettuazione di accertamenti inutili o inutilmente ripetuti o non contestualizzati; questione attualmente non secondaria per il servizio sanitario che versa in non poche difficoltà per la carenza di medici e infermieri. Sono inutili o persino controproducenti proposte estemporanee, figlie di timori ingiustificati o di falsi allarmi, non inserite in un percorso appropriato che preveda la concreta possibilità di completare gli accertamenti in ogni caso sospetto e di provvedere tempestivamente alle cure : la applicazione omogenea su tutto il territorio regionale dei percorsi e delle buone pratiche già da anni elaborate, condivise e sperimentate è sufficiente per garantire politiche sanitarie e sociali efficaci per la tutela della salute dei lavoratori, dei migranti e della comunità ospitante nella cornice di una accoglienza rispettosa della dignità umana di tutti.
dott. Guglielmo Pitzalis
dott.ssa Claudia Gandolfi
Gruppo Immigrazione Salute Friuli Venezia Giulia
Società Italiana di Medicina delle Migrazioni
GrIS Fvg – S.I.M.M.