Il Ring di Udine

di Gianfranco Ellero

Villa Toppani, viale Trieste: evidente un lacerto della quinta cerchia.

Villa Toppani, viale Trieste: evidente un lacerto della quinta cerchia.

Anche Udine ha il suo “Ring”, diverso da quello di Vienna, d'accordo: si tratta della strada di circonvallazione che cent'anni fa racchiudeva la Città rimanendo esterna e aderente alla quinta e ultima cinta murata, innalzata verso la metà del Quattrocento.
Possiamo percorrere l'anello, lungo più di sette chilometri, partendo dalla Stazione ferroviaria in senso antiorario: Viale Europa Unita, Viale XXIII Marzo, Viale Trieste, Piazzale Cividale, Via Filippo Renati, Via Caccia, Piazzale Osoppo, Via San Daniele, Piazzale Paolo Diacono, Via Giovan Battista Bassi, Piazzale Cavedalis, Viale del Ledra, Piazzale XXVI Luglio, Viale Duodo, Piazzale Cella, Viale delle Ferriere, che chiude il cerchio collegandosi con Viale Europa Unita.
Se confrontiamo questo percorso con la pianta di Udine del 1838, notiamo che l'anello non rispetta del tutto il percorso della quinta cinta murata, perché gli urbanisti decisero, fra Otto e Novecento, due importanti “correzioni”, creando ex-novo le Vie Renati e Caccia a nord-est e il Viale della Stazione (oggi Europa Unita) a sud.
A nord-est trasformarono in giardino o Parco della Rimembranza il tratto di strada fra le Porte di Gemona e Pracchiuso (da Piazzale Osoppo e Piazzale Cividale nel lessico in uso) e spostarono il traffico sul percorso Renati-Caccia; a sud congiunsero la Porta di Grazzano (di fuori) con Porta Aquileia (cioè Piazzale Duodo con Piazzale D'Annunzio): in tal modo abbassarono il traffico dal percorso Via Tullio, Via Teobaldo Ciconi, Via Leopardi sull'asse Viale delle Ferriere e Viale della Stazione.

Porta Aquileia

Porta Aquileia

A ben pensarci i grands boulevards di Udine potevano essere più di due. Anche il Parco della Rimembranza poteva essere un boulevard, e un altro doveva essere realizzato fra le vie di Toppo e San Daniele, cioè fra i Piazzali Osoppo e Paolo Diacono, spazio al presente occupato dalla solita architettura consumistica. E ve l'immaginate Via Leopardi con doppia alberatura al centro?
Ma smettiamola di sognare la bella Udine che poteva esserci e non c'è,
e domandiamoci: esistono ancora tracce, non soltanto disegni su mappa, della muraglia abbattuta fra Otto e Novecento?
Sì, rimangono le torri portaie di Aquileia e Villalta, nobili nell'aspetto ma ormai sommerse e umiliate da edifici troppo alti e di nessun pregio artistico.
Tuttavia, se percorrete Via Sant'Agostino verso Via Gorizia e alla rotonda entrate a sinistra nel Parco della Rimembranza, potete ancora vedere un centinaio di metri del muro antico, incorporato in bassi edifici appartenenti alla Caserma di Prampero. E se percorrete Via Alfieri verso il Viale Trieste, e guardate l'ultimo cortile sulla destra, potete vedere un tratto dell'antica muraglia incorporata in un basso edificio con facciata rivolta al “Ring”.
È ben poca cosa se pensiamo che le torri portaie erano molte di più (sulla carta del 1838 se ne contano 9, ma due secoli innanzi le porte erano 12), però, recita un proverbio friulano, “alc al è alc, e nuje al è nuje”!
Sotto il profilo difensivo o militare si trattava sicuramente di una cinta bassa e poco difendibile, soprattutto in considerazione della lunghezza (km 7,145), che certo non spaventò i Turchi, ma li tenne alla larga perché non avevano tempo da perdere durante i Blitz della seconda metà del Quattrocento. E sotto il profilo estetico nessuno pensi a un delitto, perché, come si può constatare osservando i resti, si trattava di un muraccio innalzato utilizzando grossi sassi e cocci di ogni genere.
Il suo abbattimento si presta tuttavia a un'osservazione non marginale: gli udinesi credevano di uscire dal Medio Evo e di aprirsi alla modernità abbattendo piuttosto in fretta la muraglia e anche quasi tutte le torri (quella bassa di Pracchiuso era sicuramente pregevole e caratteristica, e altrettanto si può dire di quella alta di San Lazzaro in Piazzale Paolo Diacono), ma evidentemente non basta facilitare lo scorrimento fra le case e i palazzi della bora o del tramontano per raggiungere lo scopo.
Frutto di mero oscurantismo, di ignoranza e di arroganza saranno, infatti, altri errori urbanistici, che riguardano principalmente le rogge. Ne parleremo