I mille giorni del nuovo zar e Obama sulla via di Damasco

 

Sulla via di Damasco, proprio come la conversione di Paolo di Tarso. Vladimir Putin, il 'nuovo Zar' di ciò che resta della Russia, tenta il rilancio e il rientro da protagonista nel 'grande gioco' della politica mondiale con Barack Obama. Lo dimostra il suo recente vertice con il Presidente Usa all'Onu dopo quasi due anni di emarginazione per la crisi Ucraina-Crimea con relative sanzioni occidentali che hanno messo in crisi l'economia del Cremlino.
Le sue pressioni su Washington per definire una strategia comune anti-Isis in Siria (simile alla grande coalizione contro Hitler) non hanno però ancora del tutto convinto la Casa Bianca che teme si tratti di un'esca russa con il vero intento di salvare il traballante potere del suo storico alleato, il dittatore Assad, suo puntello per mantenere un ruolo primario in Medio Oriente.
Putin, 62 anni, affiancò Boris Yeltsin da Premier nel 1999, 12 mesi dopo divenne Presidente per due mandati (fino al 2008, quando per la legge russa, che vieta 3 incarichi consecutivi al Cremlino, dovette cedere il potere al 'fedele' Medvedev). Comunque nel 2012 fu rieletto Presidente per la terza volta con il 63,3% dei voti.
E proprio ora comincia la sua corsa di mille giorni e il suo 'conto alla rovescia', scandito da un grande orologio piazzato proprio sotto le mura del Cremlino. Sì, perché nel marzo 2018 ci saranno le nuove elezioni presidenziali (quasi certa una sua quarta 'incoronazione') e pochi mesi dopo sono in programma in Russia i Mondiali di calcio, i primi della sua storia, un evento ancor più importante delle stesse Olimpiadi di Mosca del 1980.
Lui, per far dimenticare la crisi economica, punta tutto su questi due appuntamenti e sul già accennato rilancio in politica estera. Va detto che è protetto dal 'rito monarchico' che lo pone al di sopra della legge e quindi lo rende intoccabile. Comunque molti rischi e insidie si annidano sul suo percorso verso l'ennesimo appuntamento col destino. Infatti la crisi economica, anziché allentarsi, peggiora sempre più. Calano i prezzi dell'energia, diminuisce la produzione di gas e petrolio e quindi sono minori le entrate derivanti dalla loro vendita. Scendono anche le riserve d'oro e di valuta, i redditi reali della popolazione sono calati del 9,2%, il salario medio mensile, data anche la svalutazione del rublo, è passato dai 1.200 dollari del 2013 agli attuali 500.
Un altro rischio viene dal terrorismo islamico, che potrebbe cominciare a colpire anche nel 'cortile di casa', cioé nel Sud della Russia, in cui i musulmani sono la stragrande maggioranza. E infine potrebbe riesplodere la crisi ucraina che spingerebbe di nuovo Putin nell'isolamento.

Augusto Dell’Angelo
Augusto.dell@alice.it