HAITI: A 6 ANNI DAL SISMA BIMBI IN BARE DI CARTONE

Pensi ai Caraibi e ti immagini vacanze da sogno, palme, spiagge dorate e musica, tanta musica. Ma questa è Santo Domingo, non certo Haiti, che ha in comune soltanto i ritmi di una canzone diventata una specie di inno nazionale dopo il disastroso terremoto di magnitudo 7.0 che il 12 gennaio di 6 anni fa ha devastato il Paese provocando 250 mila vittime e 300 mila feriti. Inoltre un milione e mezzo di senzatetto e migliaia di sfollati che ancor oggi vivono in strutture di fortuna.

Il titolo della canzone-bandiera dice tutto: “Redemption song”, un inno reggae alla speranza scritto dal giamaicano Bob Marley e cantato dall'italiana Paola Turci, protagonista di una serie di concerti italo-haitiani tra gli 'orfani del terremoto' (a volte oltre 4 mila) nella 'città-discarica' di “Cité Soleil”, altro nome che evoca la speranza di una rinascita. Non c'è Haiti senza questa canzone.
Per decenni sotto la dittatura di “Papà Doc”, il famoso Duvalier, Haiti è uno dei Paesi più poveri delle Americhe: un Pil pro capite di appena 500 euro all'anno. Circa 11 milioni di abitanti, soltanto 60 mila dipendenti pubblici, contro il mezzo milione della vicina Santo Domingo, a parità di abitanti.
Un unico ospedale pediatrico in tutto lo Stato, il “Saint Damien”, finanziato e costruito da una Fondazione italiana. Qui un gruppo di chirurghi (sarebbe meglio definirli “angeli”) opera in continuazione bambini di ogni età. Se è loro amputata una gamba, questa finisce nel bidone delle garze sporche, ma sempre al suono di “Redemption”. Idem per i funerali, con i bimbi morti seppelliti in bare di cartone per mancanza di soldi. Principale causa dei decessi la malnutrizione.
Casi a migliaia tra i bambini. Spesso non arrivano neppure all'ospedale o vi giungono troppo tardi. Dietro il “Saint Damien” ci sono le tende della nostra Protezione civile che alleva pesci per nutrire i bambini.
La gente dice che si sta peggio oggi che subito dopo il terremoto. Lo Stato è quasi fallito e da anni non riesce neppure a eleggere un Presidente dato che, anche in ottobre, le schede elettorali taroccate erano più di quelle regolari.
Ma la politica è roba da vivi. I morti hanno la musica, la chitarra di Paola Turci e il flicorno di Carlo Fresu che soffia sul suo strumento quando nasce un bambino.
Un suono che è la vita. La vita-morte di Haiti.

AUGUSTO DELL’ANGELO

Augusto.dell@alice.it