Guerra e intesa su Libia, Renzi ricordi Cavour

Uno dei più ricorrenti réfrain della politica italiana è “senza sì e senza ma”. Però quando si tratta di partecipare a qualche guerra (che 'pudicamente' si definisce “missione di pace, peacekeeping” oppure “ingerenza umanitaria”) si assiste a una serie di contorcimenti specialmente da parte dei partiti di Sinistra. Il più recente esempio viene dai bombardamenti da parte dei nostri Tornado su postazioni dell'Isis in Iraq.
In primis una giustificazione come in molti altri casi precedenti che citeremo: “Ce l'ha chiesto la Nato”. “Qualche sì, ma ancor più ma”, in sostanza un piede dentro, però anche un po' fuori: in Iraq, ma non in Siria anche se lì i tagliagole dell Califfato sono ancor più numerosi.
Se Grillo 'tuona' contro l'asserita subalternità dell'Italia alla Nato, la parte più radicale della Sinistra si appella all'articolo 11 della nostra Carta costituzionale che ripudia la guerra come soluzione dei conflitti. Questo contorcimento della Sinistra di fronte a un'azione militare italiana all'estero ha tanti precedenti. Con molte discussioni sulle cosiddette 'regole d'ingaggio', cioé sui compiti che assumiamo.
Da parte sua, il Governo Renzi (non lo dice apertamente, ma lo pensa) dà una giustificazione politica ricordando Cavour che accettò di mandare truppe in Crimea per pesare in Europa. Tanto più adesso che, a 4 anni dall'uccisione di Gheddafi, l'inviato dell'Onu, Bernardino Leòn, ha raggiunto un accordo per la pace tra i due Governi rivali in Libia: quello di Tripoli e quello di Bengasi. E così speriamo di avere un ruolo primario in Libia, essenziale per i nostri interessi economici e per il controllo dell'esodo dei profughi verso il nostro Paese.
Sul tema delle guerre con partecipazione italiana Romano Prodi rischiò di cadere quand'era Premier e aderimmo all'intervento anti-talebani e Al Qaeda in Afghanistan. Lo salvò l'ondata emozionale provocata dall'attentato dell'11 settembre contro le Due torri. Poco dopo dicemmo però di 'no' a un intervento diretto in Iraq e soltanto il 'paracadute' offerto da Cossiga e dalla destra dell'Ulivo a D'Alema consentì all'Italia, sotto l'ègida dell'Onu, di partecipare nel 2002 ai bombardamenti alleati contro i nazionalisti serbi di Milosevic a difesa del Kossovo.
Ma sempre con un piede dentro e un altro pronto a uscire anche se non lo dicevamo. Poco prima la Sinistra si era spaccata sull'ipotesi di partecipare alla guerra del Golfo per punire Saddam Hussein che aveva invaso il Kuwait.