Francia: soldi da Gheddafi a Sarkozy, incriminato ex ministro Claude Guéant

L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy non solo avrebbe preso denaro per la sua campagna elettorale dal dittatore libico Muammar Gheddafi, ma avrebbe accelerato, se non deciso, l'attacco contro la Libia nel 2011 con lo scopo di mettere a tacere le minacce fatte da Gheddafi di rivelare i retroscena del finanziamento occulto avvenuto nel 2007.  Insomma quanto sta emergendo sull'ex presidente francese, se le accuse saranno provate,  rendono le marachelle berlusconiane dei fattarelli di scarsa importanza. Varrebbe la pena fare ora, noi italiani, un sorrisetto ironico e beffardo rivolto all'ex presidente francese, ricordando quello fatto da lui sull'affidabilità dell'Italia e che offese più che Berlusconi tutti gli italiani, durante la famosa conferenza stampa Sarkozy-Merkel. Il sospetto è che per coprire il proprio coinvolgimento economico con l'ex dittatore libico  Muammar Gheddafi l'ex presidente francese scatenò la guerra che porto alla morte del colonnello Gheddafi e per conseguenza storica anche all'attuale situazione di caos in  Libia, mettendo anche una pesante ipoteca sulla stessa morte del leader libico sulla cui  esecuzione sommaria già all'indomani si parlò di coinvolgimento dei servizi segreti  transalpini. Una guerra scatenata non solo per interessi petroliferi francesi, che era già  un fatto grave, ma addirittura per interessi personali. La svolta nelle indagini sabato  scorso, quando Il prefetto Claude Guéant, 70 anni, ex numero due del dell'Eliseo ed ex  ministro degli interni, diventa per i giudici, il sospetto numero uno, relativamente alla  attività occulte per favorire Sarkozy che non può di certo affermare che tutto sia avvenuto  a suo insaputa. Troppo vicino a lui Guéant che era in sostanza il suo braccio destro e che  perfino recentemente ne ha curato gli interessi nella comunicazione, senza parlare del  fatto che era stato capo della squadra di Nicolas Sarkozy per cinque anni prima di essere  segretario generale dell'Eliseo e poi ministro degli Interni. Ora questo personaggio  potentissimo della politica francese è stato incriminato, per “frode fiscale,  riciclaggio, associazione a delinquere, falso in atti pubblici e falsificazione”. I giudici Serge Tournaire e René Grouman indagano in particolare sul finanziamento libico   della campagna presidenziale di Nicolas Sarkozy nel 2007. Claude Guéant è stato preso in custodia Venerdì mattina e portato negli uffici centrali dell'anticorruzione a Nanterre. In sostanza i magistrati inquirenti avrebbero le prove convergenti in diverse inchieste che Claude Guéant fosse l'interlocutore, il collettore occulto, per il reperimento di fondi durante la campagna presidenziale di Sarkozy nel 2007. Secondo il castello accusatorio, nel marzo 2011, a pochi giorni dall'azione militare contro la Libia iniziata proprio dalla Francia, Muammar Gheddafi aveva annunciato di essere in possesso di un "grave segreto" che avrebbe potuto "portare alla caduta di Sarkozy e alla sua incriminazione in relazione al finanziamento della sua campagna". Pochi giorni dopo questo annuncio, il figlio Saif al- Islam Gheddafi aveva rincarato la dose: "Sarkozy deve restituire i soldi che ha accettato dalla Libia per finanziare la sua campagna elettorale. Siamo noi che abbiamo finanziato la sua campagna, e forniremo le prove.” Da quell'annuncio, dicono i sostenitori della teoria del complotto, avvenne una accelerazione e la guerra fu subito dichiarato con atto unilaterale francese che trascinò di fatto l'occidente nell'azione anti Gheddafi. Il sospetto è che la decisione di Sarkozy fosse stata influenzata proprio dalla volontà di fare piazza pulita delle accuse. Nella vicenda, gli inquirenti ora vogliono vederci più chiaro sugli oltre 500mila euro versati dall’estero sul suo conto corrente bancario nel marzo del 2008. Guéant ha sempre giustificato quella somma evocando la vendita ad un avvocato malese di due quadri di van Eertvelt. La vendita sarebbe sospetta perchè le opere del pittore fiammingo del XVII/o secolo, Andries van Eertvelt, non giustificherebbero la transazione di mezzo milione di euro essendo le opere dei piccoli quadri dal valore stimato di 15mila euro. Gli inquirenti si sono chiesti se quell’avvocato non sia servito solo da copertura e se la vendita delle opere d’arte non nascondesse in realtà transazioni sospette, visto che i 500 mila euro non corrispondono, secondo esperti del mercato dell’arte, all’effettiva quotazione delle opere. Per effettuare la vendita all’estero, l’esponente della destra avrebbe inoltre dovuto richiedere un certificato del ministero della Cultura, cosa che non ha mai fatto, il che costituisce una frode. Le accuse sul presunto finanziamento libico alla campagna presidenziale del 2007 di Sarkozy furono lanciate tra i due turni elettorali della successiva corsa all’Eliseo, nel 2012, dal quotidiano francese Mediapart.fr che pubblicò un documento in cui si evocava un presunto accordo di Tripoli per finanziare il candidato della destra Ump. Dopo la pubblicazione, nell'aprile 2012, si avviò l'inchiesta giudiziaria, il documento ufficiale libico riportava la notizia del rilascio di  50 milioni di dollari per Sarkozy, (i 500 mila euro sarebbero quindi una piccola parte). Dalle indagini sarebbe emerso che Claude Guéant era l'uomo che aveva dato Bashir Saleh, l'ex braccio destro di Muammar Gheddafi, "le informazioni necessarie per i bonifici bancari" per le elezioni presidenziali. Precedentemente sempre il quotidiano francese Mediapart.fr aveva individuato altri documenti dai quali risultava che Claude Guéant era il personaggio privilegiato di Sarkozy nei rapporti con la Libia. In particolare nel luglio luglio e agosto 2011 Mediapart pubblico la serie di "Documenti Takieddine" che avrebbero messo in luce i rapporti segreti del ministro degli Interni e del suo team, già dal 2005 con a Tripoli. In quei documenti, scriveva Mediapart, Claude Guéant appariva ovunque, per lo più dalla sigla "CG" . Insomma il era stato personalmente coinvolto in molti affari con il regime di Tripoli : la vendita di armi e di un giacimento di gas per il Gruppo Total, ma sempre secondo Mediapart, sarebbe l'uomo chiave nella trattativa su Abdullah Senussi, capo dei servizi speciali libici, cognato di Mu'ammar Gheddafi che nel 1999 fu giudicato in contumacia in Francia per il ruolo da lui svolto in occasione dell'attentato al Volo UTA 772, fatto esplodere nel 1989 con una bomba mentre il velivolo sorvolava il Niger e che causò la morte di 170 passeggeri.