Fantasmi friulani e inglesi, stessi vizi e virtù

Bunker a Cave del Predil

Bunker a Cave del Predil

Negli anni Settanta del Novecento, un misterioso caso di poltergeist in un bunker situato a Cave del Predil, in Friuli Venezia Giulia, attirò la stampa nazionale. Secondo le testimonianze, infatti, spesso si vedevano sassi partire come proiettili e fuoriuscire dal sito antico. Altre volte, invece, apparivano dal nulla strani totem di pietre. La vicenda si sgonfiò nel giro di poco tempo anche perché, all’interno del bunker furono trovati vari passaggi secondari, scritte sui muri e siringhe, tanto da far pensare alla presenza di qualche banda di tossici. Ma il caso dei poltergeist friulani, ci porta alla mente quello della canonica di Borley Rectory, costruita in stile vittoriano

nel 1863 sulle rive dello Stour, nell’Essex. L’abitazione passò alla storia come la casa più infestata dagli spiriti di tutta l’Inghilterra e per più di un secolo vi furono segnalate apparizioni di fantomatiche carrozze, di una monaca, di una ragazza e di un uomo senza testa. Ma, soprattutto, vennero denunciati casi di poltergeist che, nella tradizione popolare inglese, sono considerati spiritelli dispettosi che amano scaraventare oggetti tutt’intorno, facendone apparire o sparire degli altri a loro gusto e capriccio.
Nella sgangherata canonica, inoltre, si udivano passi, rintocchi di campane, canti religiosi e si leggevano strane scritte che apparivano sulle pareti.

La storia.
Il primo ad abitare la canonica, che secondo le voci del tempo fu costruita sui resti di un monastero medievale, fu il reverendo Hanry Dawson Ellis Bull assieme alla moglie e ai suoi 14 figli. Inutile dire che tutti furono testimoni delle strane presenze: una delle figlie del reverendo, per esempio, fu svegliata nella notte da uno schiaffo sul viso, un’altra vide accanto al letto la figura di un vecchio con un cappello a cilindro, mentre, un ospite abituale della canonica, vide più volte durante le sue visite, una monaca attraversare di corsa il cortile.
Quando il figlio del vicario, Hanry Bull succedette al padre dal 1892 al 1927, la casa fu “frequentata” da un uomo decapitato che, spuntando dai cespugli, si faceva poi accompagnare da una carrozza fantasma. I poltergeist, invece, che tanto incuriosirono gli esperti, fecero la loro comparsa nel 1929, riempiendo le stanze di ciottoli, pietre, chiavi e medaglie. Una volta apparve anche una moneta d’oro con l’effige di Sant’Ignazio e la scritta “Roma”.
Fra il 1930 e ’35, l’abitazione fu occupata dal reverendo Lionel Algernon Foyster, dalla moglie Marianna e dalla figlia Adelaide. All’inizio del loro soggiorno, il cortile di casa sembrava un campo di battaglia, causa una fitta sassaiola scagliata non si sa da dove. In seguito iniziarono a comparire sulle pereti interne all’abitazione scritte confuse e, tra queste, una che, molto chiaramente chiedeva: “Marianne aiuto”.
Ma il primo caso di violenza da parte degli spiriti di Borley Rectory, fu proprio a danno della povera Marianne, aggredita da un’ombra all’improvviso.

Il parere degli esperti.

La canonica di Borley Rectory

La canonica di Borley Rectory

Nel 1937, Harry Price, il fondatore del laboratorio Nazionale Britannico di Ricerche Psichiatriche, decise di andare a fondo della vicenda.
Pubblicò dunque un annuncio sul Time invitando tutti gli uomini con il privilegio del tempo libero, intelligenza, coraggio e razionalità, a farsi vivi allo scopo di creare una squadra di osservatori. Su 200 persone che risposero all’annuncio, ne furono scelte quaranta. Nel frattempo un incendio nella notte parve mettere in fuga dalla canonica molte persone, sebbene al tempo fosse abitata solamente da un uomo, il capitano, mister Gregson. Tutti coloro accorsi a domare le fiamme, infatti, videro un fuggi fuggi di strane figure: un uomo senza testa, delle carrozze e una suora. Una ragazza, invece, fu notata dietro alla finestra del secondo piano. Anche dopo l’incendio, però, i fenomeni continuarono.
Certo Herbert Mayes, uno degli osservatori al seguito di Price, udì più di una volta il rimbombo di zoccoli e ruote arrivare al cortile, ma senza che si vedesse mai nulla.
Durante l’oscuramento in tempo di guerra, poi, gli agenti della protezione antiaerea furono spesso costretti a intervenire nella canonica per via delle luci che apparivano inspiegabilmente alle finestre.
Nel 1943, finalmente, furono effettuati degli scavi che portarono alla luce dei frammenti di un teschio femminile e due pendenti con simboli religiosi. Durante una nuova investigazione condotta nel ’61, inoltre, si trovarono sotto terra lampade a pila, fari d’automobile e flash di fotografi. Ma se di scherzo si trattò, resta il dubbio che non poteva durare quasi un secolo.
Altri studiosi, dunque, decisero di indagare il segreto di Borley Rectory e lo fecero attraverso sedute spiritiche che svelarono, così, la brutta sorte di suor Marie.
Nel XVII secolo, infatti, una giovane monaca francese, Marie Lairre, fu indotta a lasciare il suo convento a Le Havre per sposare uno dei rampolli dei Waldegrave di Borley, una famiglia locale di proprietari terrieri. Le sedute rivelarono che la poverina fu strangolata dal fidanzato il 17 maggio 1667, in una casa che si trovava proprio sul sito occupato in seguito dalla canonica. Il corpo di Marie, stando ai messaggi spiritici, fu sepolto in cantina.

I FANTASMI SONO DENTRO DI NOI.

Ultimamente abbiamo ascoltato alcune storie di apparizioni qui in regione, che si assomigliano molto. I protagonisti degli eventi giurano d’essere stati testimoni in casa di amici o parenti, di fenomeni paranormali. Una signora, per esempio, ci ha confessato di aver visto vagare per la casa di un’amica il busto di un uomo senza gambe, la cui presenza fu testimoniata dal figlio della padrona di casa, l’unico, pare, perseguitato da quella visione. Sapere che un’altra persona, oltre al bambino, avesse visto quello spettro, paradossalmente rincuorò la padrona di casa, fino a quel giorno preoccupata di avere un pargolo affetto da qualche patologia mentale.
Un signore, invece, ci racconta che nella casa di vacanza di un’amica, in Carnia, dal giardino arrivano, di notte, canti, voci e suoni, tanto da far credere ci sia una festa in corso. Anche la sua amica le sente spesso, come spesso le appare una signora bionda bellissima e che, dalla descrizione, qualcuno in paese le ha detto trattarsi della sua bisnonna. Una sera l’amico ospite ricevette nella sua stanza proprio la visita della signora bionda e bella, ma troppo “incorporea” per farci un pensierino. Risultato? Una fuga rocambolesca con le valige.
Fantasmi dentro di noi.
Alcuni studiosi affermano che, in questi casi, le persone riescano a vedere ciò che esiste nella mente di altre, e questo grazie a una sorta di strana empatia.
Se il bambino con la sua fervida immaginazione, credeva di vedere un uomo senza gambe fluttuare per casa, secondo questa teoria è probabile che l’amica della madre ne avesse percepito il pensiero. Insomma: i fantasmi sarebbero dentro di noi.

La triste Imogen.
Questi casi ci riportano alla mente l’Inghilterra Vittoriana e la casa dei signori Despard a Cheltenham nel Gloucesterhire. Una notte del 1882, Rosina Despard, figlia del padrone di casa, mentre stava per coricarsi ebbe la sensazione che, fuori dalla porta della camera, ci fosse sua madre. Accese un lume, aprì la porta ma non vide nessuno.
Poi guardò in cima alle scale, dove vide una donna dalle lunghe vesti nere che, tenendo un fazzoletto premuto sul viso, sembrava stesse piangendo.
La donna sconosciuta scese lentamente i gradini e, quando fu vicina a Rosina, la candela si spense. Da quella notte, per ben sette anni, le apparizioni della giovane in nero in casa furono così frequenti, che i Desperd la consideravano ormai parte della famiglia.
Ma visto che nessuno poteva parlarle, perché ad ogni domanda la donna spariva, Rosina tentò qualche indagine ipotizzando che la sventurata potesse essere stata certa Imogen Swinhoe, una delle amanti di un precedente padrone di casa che, scacciata dal bruto dopo una lite, morì in miseria.
Le presenze di Imogen, però, iniziarono a mettere in imbarazzo i Despard; la malinconica figura, infatti, appariva agli ospiti di casa durante le cene e, a capriccio, facendosi vedere solo da chi voleva: magari seduta tra due commensali che continuavano a chiacchierare tra loro ignari della sua presenza, mentre altri andavano letteralmente nel panico. Il signor Despard, dunque, malgrado il disperato tentativo di dissuasione della figlia, fece fare alla casa un esorcismo. Era il 1889 e da quel momento la triste sedotta e abbandonata non apparve più. Cacciata una volta ancora. E sebbene il caso avesse scatenato così tanto interesse da coinvolgere la Società per le Ricerche Psichiche, la mancanza di ulteriori apparizioni lo fece cadere nel dimenticatoio fino al 1958. Cosa accadde, dunque, 69 anni dopo?

Il ritorno.
Un uo0mo che abitava in una casa nelle vicinanze di quella che tanti anni prima fu la residenza dei Despard, svegliandosi una notte vide l’immagine di una donna proiettata contro la finestra della camera. Era vestita in stile vittoriano, con il capo chino e un fazzoletto premuto al volto nell’atto di piangere. L’uomo gridò così forte che spaventò perfino il fantasma. Ma le frequentazioni di Imogen in quella nuova casa si fecero così assidue che il poveretto, a fatica, riuscì ad abituarsi. Insomma, pare proprio che il dolore della sventurata Imogen fosse eterno. Ma come mai aveva cambiato residenza? Forse per via dell’esorcismo. Sta di fatto che un mistero resta il luogo dove abitò per gli ultimi 69 anni, prima di trovare, a modo suo, un partito con cui abitare.

SE AVERE UNA DOPPIA VITA E' UNA VIRTU'.

Alla fine di una cena, come spesso accade all’ammazza caffè, siamo finiti a parlare di fantasmi e avvenimenti misteriosi. Abbiamo saputo, così, che vicino a Zompitta in una casa degli anni Venti, si aggira il fantasma di una vecchia maestra. La donna abitava sola e morì intorno agli anni Sessanta per arresto cardiaco. Quando fu trovato il corpo i medici stabilirono che il decesso era avvenuto da almeno due settimane, ma in paese molti giurarono di averla vista affacciata alla finestra di casa fino al giorno del ritrovamento del cadavere.
La cosa strana, inoltre, era l’aspetto: secondo i testimoni, infatti, l’anziana insegnante sembrava addirittura ringiovanita. Il-fantasma-di-Palazzo-Caracciolo4

Madame Sage. Lo “sdoppiamento” della maestrina, ci riporta alla mente un fatto misterioso che fece scalpore nella Russia del XIX secolo. Non si trattò di spiritismo, ma di forza della mente. Madame Sage fu un’insegnante davvero speciale che, per essere efficiente nel suo mandato, sostenne di aver ideato un metodo infallibile: aver creato un suo doppio, al fine di potersi trovare contemporaneamente in due luoghi diversi.
“Nel 1845 – scrissero le cronache – mentre lavorava in un istituto femminile in Livonia, molti notarono che sembrava ci fossero ben due madame Sage. Una che stava seduta di fronte alla scolaresca, per esempio, mentre l’altra faceva la spesa al paese”.
Alcune allieve sostennero che l’insegnante spesso si sdoppiava in classe e mentre scriveva alla lavagna, il suo alter ego restava seduto in cattedra di fronte a loro. Una mattina una collega fece visita a madame Sage costretta a letto con la febbre, e mentre le leggeva il giornale, si accorse guardando oltre la finestra, che un’altra madame Sage stava raccogliendo fiori in giardino. La cosa iniziò a turbare la cittadina e ben presto l’insegnante fu interrogata dalla direzione dell’istituto scolastico. La donna confermò tutto, sostenendo di essere in grado di proiettare un’immagine di sé con la sola forza del pensiero. E il dono le era di grande aiuto, soprattutto per mantenere la disciplina in classe. La direzione non trovò la cosa affatto divertente e licenziò la donna.
“E' un peccato – conclusero maliziosamente le cronache del tempo – che non fosse esistito un signor Sage, perché avrebbe potuto scrivere un affascinante libro di memorie sulla vita di un uomo con due mogli”.
Ruth Simmons. Nel 1950 in Colorado, ci fu un altro caso di sdoppiamento che fece parlare le cronache del tempo. Un uomo che si dilettava di ipnotismo, riuscì a far cadere in trance una massaia, Ruth Simmons. La donna, mentre si trovava in uno stato confusionale, disse di chiamarsi Bridey Murphy, di avere otto anni e di vivere a Cork, in Irlanda. Quando l’ipnotizzatore le domandò in che anno si trovasse, la donna rispose 1806. Lo stupore dell’uomo fu grande e tale l’interesse scientifico da persuaderlo a continuare con le sedute di ipnosi.
Ruth, allora, che durante il trance diventava Bridey, raccontò di essersi sposata a 17 anni con un avvocato, certo Sean Brian Mc Carthy e di essersi trasferita a Belfast. Descrisse poi il paesaggio costiero di Antrim, dove spesso si recava con il consorte, la chiesa di Santa Teresa che frequentava e il negozio chiamato Farr dove solitamente faceva provviste. Nel corso delle sedute Bridey parlò anche di una caduta che provocò la sua morte e passò a descrivere nei minimi particolari il giorno del suo funerale, come avvenne, com’era la pietra tombale e il senso della vita che proseguiva dopo la morte.
“Senza dolore e senza felicità. – disse, per poi proseguire la narrazione – Non so come, ma sono rinata negli Stati Uniti nel 1923 con il nome di Ruth Simmons”. La signora Simmons non era mai uscita dal Colorado in vita sua, e a malapena sapeva dove si trovasse l’Irlanda.
Il caso fu studiato da psichiatri e psicologi che conclusero come, sotto ipnosi, il cervello possa tirar fuori dall’inconscio una serie di dati immagazzinati, tanto da indurre un perfetto ignorante a parlare correttamente più lingue straniere, o citare a memoria libri letti nell’infanzia e poi dimenticati. Secondo gli scienziati, dunque, l’inconscio di Ruth agì suggestionato dal suo ipnotizzatore e raccontò di cose ascoltate durante la fanciullezza e sepolte da tempo nell’oblio.
Ma a noi romantici piace credere possibile l’esistenza di un nostro doppio, nello spazio o nel tempo, un altro io che ci faccia “compagnia” e, magari, da mentore. Sia pure una signora Bridey, una madame Sage, un grillo parlante o un’ombra un po’ ribelle e fuggitiva da salvare dalle sgrinfie di un pirata.
Continua...