Falsa cura per Sla e leucemia, Marino Andolina agli arresti domiciliari

Sono cinque le persone arrestate e poste ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Brescia denominata «Elfo» su un’organizzazione che provava a somministrare, dietro pagamento di notevoli somme di denaro, una asserita “terapia innovativa” per la cura di gravi patologie neurodegenerative. Uno dei volti degli arrestati è persona nota anche perchè già coinvolta nella vicenda Stamina. Si tratta del medico triestino Marino Andolina, tra le persone messe in stato di fermo due bresciani e un milanese di Rho, questi ultimi estranei al mondo della medicina. L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata alla truffa nei confronti di soggetti vulnerabili, identificati in circa trenta pazienti (anche minorenni), affetti da gravi malattie tra cui Sla, Sma e leucemia. La terapia che proponevano era presentata come fondata sul trattamento di cellule staminali ed esosomi, ricavata attraverso il trattamento di tessuto adiposo ottenuto con interventi di liposuzione, anche nei confronti di donatori, effettuati presso uno studio medico di Brescia. Gli arrestati si erano fatti pagare “notevoli somme di denaro” per le “terapie” che venivano prodotte in un laboratorio svizzero e somministrate ai pazienti per via endovenosa senza alcuna valutazione clinica, in ambienti extraospedalieri quali hotel, abitazioni private o laboratori di analisi cliniche. Secondo gli inquirenti le cure prestate erano in realtà prive di efficacia terapeutica, potenzialmente pericolose per la salute e prodotte senza alcuna autorizzazione. Circa tre mesi fa Marino Andolina in una lettera sulla vicenda Stamina era tornato a chiedere il patteggiamento all’udienza preliminare  a Torino per la vicenda che lo vede imputato di associazione a delinquere e truffa sulla vicenda Stamina, dopo la prima richiesta a cui il pm Guariniello non aveva dato parere favorevole. Andolina, nella lettera, si impegna anche a non fare né in prima persona né ad adiuvandum alcun ricorso al Tar. Questo il testo della lettera  di Andolina che  mentre la scriveva, pare, stesse agendo in quel di Brescia alle nuove sperimentazioni: «Sono convinto che l’attività di studio, promozione e utilizzo delle cellule staminali mesenchimali nell’ambito di Stamina Foundation sia un’esperienza definitivamente chiusa in Italia e all’estero e comunque ho già deciso da tempo di non parteciparvi più nemmeno in sede internazionale. Quanto allo strumento dei ricorsi al Tar o presso altre giurisdizioni, considerato che l’esperienza Stamina è ormai morta, mi impegno a non intraprenderne o intervenirvi in qualsiasi forma. Confido che queste mie precisazioni Le consentiranno di rivedere il Suo parere negativo in ordine al mio patteggiamento».  Oggi avrà ben altro di cui preoccuparsi, perchè sembra che il fascicolo della procura di Brescia sia decisamente corposo e pieno di riscontri alle ipotesi di reato.