Domani in tutto il mondo mobilitazione per la libertà di Julian Assange. Manifestare anche nel nome di Aleksej Navalny

Domani e dopodomani si terrà a Londra, davanti all’Alta Corte è stata indetta una manifestazione per la libertà di Julian Assange, co-fondatore del sito WikiLeaks da dove ha rivelato infiniti illeciti commessi da governi e privati in tutto il pianeta. La vicenda di Assange riguarda la violazione della libertà di stampa e di espressione anche in occidente, lo stesso occidente che in queste ore mette sotto accusa (giustamente) la Russia di Putin  per l'assassinio del dissidente Aleksej Navalny, una contraddizione che è giusto evidenziare, manifestando per Assange ma anche in nome di Navalny. Domani contemporaneamente, in 58 città del mondo, i sostenitori di Assange ma anche quanti hanno a cuore la libertà di stampa e di opinione, si riuniranno davanti alle rappresentanze diplomatiche britanniche o statunitensi. I giorni 20 e 21 febbraio sono, infatti, il fatidico “Day X” (Giorno X), ovvero i giorni in cui si terrà presso l’Alta Corte londinese l’udienza finale sulla richiesta di estradizione di Julian Assange negli USA. Se estradato, Assange rischia una condanna a 175 anni di carcere con l’accusa di aver svelato i crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq in base a documenti coperti da Segreto di Stato.
In Italia, le principali manifestazioni di solidarietà si terranno il 20/2 alle ore 16 presso l’Ambasciata britannica di Roma (a Porta Pia, via XX Settembre 68) e poi alle ore 17 a Milano davanti al Consolato britannico (Piazza del Liberty), a Napoli davanti al Consolato USA (Piazza della Repubblica, 2), e a Catania davanti alla Prefettura (Via Prefettura, 14). Per chi non può recarsi in una di queste quattro città, si terranno presidi locali di solidarietà, spesso sotto l’egida di Amnesty Italia.
Bisogna dire che la Corte Suprema USA e la Corte Europea dei Diritti Umani hanno stabilito che è del tutto legittimo (cioè, non è reato) rivelare segreti di stato quando ciò è nell’interesse generale. Altrimenti, se non fosse per questa possibilità, qualsiasi regime potrebbe nascondere impunemente i suoi misfatti, ponendoli sotto il Segreto di Stato.
Tuttavia, alla giustizia USA e UK, le sentenze di queste corti sembrano non importare. Così, hanno già fatto trascorrere ad Assange 7 anni di reclusione da rifugiato politico e gli ultimi 5 di carcere duro nella prigione londinese di Belmarsh, dove subisce una costante tortura psicofisica — come ha riconosciuto Nils Melzer, Relatore Speciale dell’ONU sulla tortura. Il tutto senza processo. E adesso, con l’estradizione, vogliono che Julian passi il resto della vita in una prigione statunitense ancora più dura e debilitante. Soltanto per aver svolto il mestiere di giornalista investigativo. Ecco perché così tanti sostenitori si recheranno a Londra il 20 febbraio – o in una delle altre 58 città dove si terranno manifestazioni solidali – per dire NO all’estradizione di Julian Assange. Manifesteranno, inoltre, non soltanto per motivi umanitari. Perché colpire Assange non significa solamente distruggere l’uomo, significa lanciare un messaggio intimidatorio a tutti coloro che aspirano a fare del vero giornalismo, libero ed indipendente — “colpirne uno per educare cento”. Invece, ciò di cui ciascuno di noi avrebbe bisogno, sarebbe proprio il giornalismo indipendente, un giornalismo in cui è possibile rivelare Segreti di Stato quando ciò è nell’interesse generale. Solo con un giornalismo investigativo davvero libero, infatti, possiamo sperare di poter comprendere la complessa realtà che ci circonda.