CONVEGNO SULLA MICRO-FINANZA PER LO SVILUPPO DELL’AFRICA SUB-SAHARIANA

Confrontare esperienze e idee per valorizzare la micro-finanza e la finanza etica nei progetti di sviluppo partecipato nei Paesi dell'Africa sub-sahariana: questo l’obiettivo della conferenza "Microfinanza per lo sviluppo dei popoli", che si è svolta ieri, 19 ottobre, alla Farnesina.
L’evento ha riunito autorità pubbliche, esponenti del settore finanziario, investitori sociali, Ong e società civile. Durante la conferenza sono state presentate iniziative e buone prassi già sviluppate nei sud del mondo.
Alla conferenza hanno partecipato, tra gli altri, il direttore generale della Cooperazione italiana allo Sviluppo (Dgcs), Pietro Sebastiani; il direttore generale dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics), Laura Frigenti; il responsabile Business Development di Cassa Depositi e Prestiti, Bernardo Bini Smaghi; Roberto Ridolfi, a capo della Direzione Crescita sostenibile e sviluppo della Direzione generale Sviluppo presso la Commissione europea; il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri; e il direttore di Cuamm, don Dante Carraro.
"La Cooperazione allo sviluppo collabora da tempo con i soggetti della finanza solidale e cooperativa, riconoscendoli come dei partner che svolgono un ruolo fondamentale nei processi di sviluppo, ruolo destinato a crescere nel tempo", ha spiegato il direttore Sebastiani nel suo intervento. "L’inclusione finanziaria e l’accesso al credito rappresentano strumenti di sviluppo sostenibile sempre più significativi, e in tal contesto rileva in particolar modo la microfinanza. L’accesso al credito è infatti un elemento cruciale per lo sviluppo di realtà in contesti disagiati, e rappresenta per il nostro Paese uno strumento essenziale cui giungere ad obiettivi quali la promozione degli investimenti infrastrutturali, le micro e le piccole-medie imprese, lo sviluppo cooperativo, l’economia sociale".
"La Legge 125 del 2014", ha proseguito Sebastiani, "ha innovato l’approccio, introducendo una pluralità di soggetti nel settore della cooperazione che proiettano il nostro Paese verso una politica di cooperazione partecipata dove tutti gli attori sono chiamati a interagire e a valorizzare i loro rispettivi ruoli. L’accesso al micro-credito consente di concretizzare il potenziale produttivo delle donne, innescando meccanismi di crescita e sviluppo, e intervenendo anche su fattori della sfera sociale e culturale come l’esclusione e la discriminazione contro le donne e le bambine", ha evidenziato l’ambasciatore, il quale ha poi ricordato alcune delle esperienze positive realizzate e in fase di realizzazione secondo questo approccio in Albania, Etiopia, Palestina, Senegal e Mozambico.
L'obiettivo del microcredito, ha osservato dal canto suo Bernardo Bini Smaghi, è la piena inclusione finanziaria dei soggetti più svantaggiati, per questo occorre accompagnare la fase dell'assistenza tecnica. "Bisogna inoltre garantire più risorse al sistema della filiera per poter portare, soprattutto in Africa sub-sahariana, ad una piena inclusione dei piccoli produttori nella filiera finanziaria", ha aggiunto Bini Smaghi.
Secondo Roberto Ridolfi, invece, per discutere a pieno del tema dell’inclusione finanziaria è fondamentale considerare l’aspetto della resilienza. "È richiesta un’abilità tecnica importante" e, in questo senso, il rapporto con l’Agenda di Addis Abeba per lo sviluppo sostenibile è cruciale: in essa, infatti, "la microfinanza entra a gamba tesa sostenendo che autofinanziarsi è la cosa più giusta".
Sul ruolo della microfinanza come sostegno fondamentale alle azioni di sviluppo ha posto l’accento il presidente di Banca Popolare Etica, Ugo Biggeri, il quale ha anche sottolineato la necessità di aiutarla ad essere più efficace. "Esiste una sproporzione evidente fra i bisogni finanziari nel sud del mondo e il surplus di risorse che, anche in un momento di crisi, sta inondando di liquidità i mercati del nord del mondo. Per questo occorre mettere in campo forme di riduzione del rischio che consentano di spostare questa liquidità da nord a sud", ha aggiunto.
La legge 125 del 2014, ha ricordato Laura Frigenti, considera a tutti gli effetti la finanza etica e lo strumento del microcredito e parte integrante del Sistema italiano di cooperazione. "La microfinanza offre prodotti e servizi che consentono un miglioramento dell'accesso alla sanità, all'educazione, all'energia pulita. La maggioranza dei beneficiari sono donne, il che evidenzia il legame esistente con l'Obiettivo di sviluppo numero 5, che sostiene l'empowerment elle donne. Molto resta da fare: l'Africa, ad esempio, non è coperta a sufficienza da programmi di microcredito. C'è bisogno di avere come target principale, in maniera più strutturata, gli small farmer in aree depresse", ha detto Frigenti. In alcuni casi, ha aggiunto, le istituzioni di microcredito sono diventate delle istituzioni finanziarie vere e proprie. "Molti di questi programmi sono ancora piccoli e istituzionalmente fragili e ancora molto dipendenti dal dono. Non c’è ancora una exit strategy per una seconda fase, bisogna continuare a ragionare su come farli evolvere", ha concluso.
La Cooperazione italiana ha da sempre esercitato un ruolo propulsivo nella finanza per lo sviluppo, a cominciare dalla micro-finanza che molto spesso, nei contesti più fragili e vulnerabili, è il primo momento di contatto con il sistema finanziario e di trasmissione di imprenditorialità a favore delle persone più deboli. Il micro-credito ha costituito e costituisce, tutt’oggi, uno strumento formidabile di valorizzazione dello sviluppo locale e in particolare dell’imprenditorialità femminile secondo l’ormai noto slogan "no women, no growth".
L’accesso al micro-credito consente, infatti, soprattutto alle donne, che spesso risultano svantaggiate nell’accesso al credito, di realizzare il loro massimo potenziale produttivo. Realizzare sistemi di micro-credito specifici per le donne, a livello locale, permette quindi non solo di migliorare il reddito di intere famiglie nelle comunità svantaggiate, ma anche di agire sui fattori della sfera sociale come l’esclusione e le discriminazioni di vario genere. Sono tante le esperienze positive che la Cooperazione Italiana ha realizzato negli anni e che sta ancora oggi perseguendo secondo questo approccio, per esempio in Albania, Etiopia, Palestina, Senegal e Mozambico.
Fra i programmi di micro-credito portati avanti dall’Italia c’è il Programma Nazionale Senegalese sull’Uguaglianza di Genere. Sempre in Senegal la Cooperazione italiana promuove l’imprenditorialità sociale, grazie anche al micro-credito, attraverso il Programma Pides, mentre un’ulteriore risorsa è fornita dal programma Plasepri, rivolto in particolare alla micro-impresa e al sostegno dei migranti di ritorno, che ha già promosso l’avvio di 250 imprese di donne, proprio attraverso un programma specifico di micro-credito. In Albania, l’Italia sostiene lo sviluppo diffuso e sostenibile dell’imprenditoria locale attraverso il miglioramento dell’accesso al credito delle Pmi nelle aree più svantaggiate del Paese. In Etiopia, attraverso la collaborazione con Unido e la Banca Mondiale, l’Italia sta utilizzando da alcuni anni schemi di microcredito per valorizzare l’imprenditorialità femminile soprattutto in ambiente rurale, dove vivono le donne socialmente ed economicamente più vulnerabili. In Palestina la Cooperazione italiana ha promosso numerose attività con il programma Welod che opera attraverso i Centri chiamati Tawasol, parola araba equivalente all’empowerment inglese, che forniscono attività formative e di creazione di impiego e di impresa attraverso l’accesso al microcredito. In Mozambico, infine, è in fase di avvio un grande programma per l’imprenditoria femminile a livello rurale.