Conformismo, la pericolosa certezza degli incerti

Moravia e Pasolini

Moravia e Pasolini

Moravia, Pasolini e il conformismo. Incontro dibattito sabato 21 marzo alle 17 al Centro Studi Pier Paolo Pasolini 

Ritornano gli appuntamenti pasoliniani di “Incipit”, i percorsi ormai tradizionali di primavera con cui il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa propone ogni anno ai suoi tanti visitatori una serie di occasioni d’incontro, leggere ma non banalizzate, per la conoscenza dell’opera e della figura del cantore di Casarsa.
Per questa quarta edizione, il programma trova ulteriori motivazioni e radici nella ricorrenza dei quaranta anni dalla morte del poeta, il cui ricordo impegnerà Casa Colussi per tutto l’arco dell’anno con un ricco ventaglio di proposte. Per il primo dei cinque appuntamenti del percorso, in programma sabato 21 marzo alle ore 17.00 a Casa Colussi, l’attenzione è rivolta all’intenso sodalizio letterario, culturale e umano tra Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, acuti protagonisti del dibattito intellettuale del secondo Novecento e talora in libero confronto su posizioni diverse. La categoria del “conformismo”, individuata come cartina di tornasole del carattere degli italiani, li vide attenti osservatori e narratori, come fu il caso per Moravia del romanzo Il conformista  (1951), poi tradotto in film nel 1970 da Bernardo Bertolucci, e per Pasolini del docufilm del 1963 Comizi d’amore, costruito come sondaggio nei pregiudizi e nei tabù del  belpaese. Sul tema si confronteranno a più voci, per il coordinamento di Angelo Fàvaro (Università di Roma “Tor Vergata”) e Angela Felice, quattro autorevoli studiosi della letteratura italiana:  Rino Caputo (Università di Roma "Tor Vergata"), Alberto Granese  (Università di Salerno), Maura Locantore (Università della Basilicata) e Carlo Santoli, direttore della Rivista “Sinestesie”.
L’incontro rappresenta la prosecuzione del recente convegno di studi tenutosi a Sabaudia sul medesimo tema il 26 e 27 febbraio e prelude ad una terza tappa di lavoro in programma a Praga il 28 maggio, in collaborazione tra l’Università di Roma “Tor Vergata”, il Centro Studi casarsese, l’Università e l’Istituto Italiano di Cultura della capitale ceca, oltre che con la Società Dante Alighieri. Durante l’incontro a Casa Colussi sarà presentato anche il volume Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Intellettuali, scrittori, amici, edito nel 2013 dalla Rivista “Sinestesie” fondata e diretta da Carlo Santoli.

Il divario epocale tra Pasolini e Moravia di fatto è grande. Per noi Moravia ha rappresentato il decadentismo italiano, del quale il romanzo “Gli indifferenti”, scritto nel 1929, ne è l'emblema. Moravia per noi è, soprattutto, lo scrittore di questo libro denuncia, libro provocatorio per la cultura fascista del tempo che imponeva un cliché dell'Italia agli antipodi. Il libro, infatti, che a suo modo si oppone con cruda razionalità al conformismo dell'epoca, racconta lo sfacelo morale di una famiglia della buona borghesia romana, descrizione e analisi di una incapacità a vivere pienamente la vita del sentimento e della morale, chiudendosi in una stanca abulia che Moravia chiama “Indifferenza”. Insomma, raccontava un'Italia lontana dal cliché della propaganda fascista. L'indifferenza di Moravia era uno stato d'animo determionato dall'assenza di quei sentimenti profondi e generosi, che soli possono dar esenso alla vita dell'uomo. Senza essi, l'apatia, il non sense, tutta l'esistenza diviene pura idiozia. L'uomo, dunque, sembra quasi vivere nel ricordo platonico di un mondo lontano, usando quel po' di immaginazione e sogno salvifico solo rivolgendoli al passato e non al futuro, invalidando ogni senso all'esistere con rassegnazione. Non c' è eversione, non c'è rivolta, non c'è dunque azione. Solo continue ricadute nell'accidia, con una acquiescienza meschina una disgustosa disfatta.
Siamo indotti, dunque a pensare, erroneamente, che se in Moravia alberghi una sorta di cinica rassegnazione in Psolini cia presente, invece, il senso di rivoluzione, di non rassegnazione, di denuncia militante.
Negli anni ‘70, Pasolini denunciò l’omologazione e l’assassinio delle minoranze linguistiche, come quella catalana. Schiaffeggiò il consumismo. «Che ha distrutto, per esempio, lo spirito schietto dei giovani romani».
Il conformismo, dunque, vera pandemia che oggi sembra avere raggiunto l'acme, è forse il cancro reale sul quale i due scrittori sembrano, ognudo a suo modo, non rassegnarsi. Riportiamo qui uno stralcio di conversazione molto interessante al proposito.
PASOLINI Sono reduce da un mondo di scandalizzati. Tu, Moravia, ti scandalizzi o no?
MORAVIA No, mai, assolutamente mai, l’unica... Insomma, potrei dire che mi scandalizza la stupidità, ma poi non è vero neanche. Io penso che bisogna sempre cercare di capire, che c’è sempre possibilità concreta di capire le cose, e le cose che si capiscono non scandalizzano. Tutt’al più vanno, vanno riferite ad un giudizio, e il giudizio è legittimo, non lo scandalo.
PASOLINI Senti, ma tu riesci ad immaginare, a concepire, a raffigurare dentro di te il fenomeno dello scandalizzarsi?
MORAVIA La persona che si scandalizza, il personaggio che si scandalizza è il personaggio che vede qualche cosa di diverso da se stesso e al tempo stesso di minaccioso per se stesso; cioè non soltanto è una cosa diversa, ma minaccia la propria persona, sia fisicamente, sia nel senso dell’immagine che questa persona si fa di se stesso. Lo scandalo, in fondo, è una paura di perdere la propria personalità, è una paura primitiva.
PASOLINI In conclusione, chi si scandalizza è psicologicamente incerto, cioè praticamente un conformista.
MORAVIA Effettivamente è vero. La persona che si scandalizza è una persona profondamente incerta.
MUSATTI Le opinioni relative alla vita sessuale hanno una determinata funzione difensiva, per la gente, e cioè il ritenere che le cose debbano essere in una determinata maniera conformemente a certe convenzioni, a certe istituzioni, ha una sua funzione psicologica; difende, per esempio, da quello che è l’aggressione... dei propri impulsi istintivi. Ora noi abbiamo paura della nostra istintività e ce ne difendiamo precisamente con... con queste forme di conformismo...
PASOLINI Lo scandalo come elemento dell’istinto di conservazione, dunque. Tu cosa diresti, Moravia, per concludere?
MORAVIA Ecco, io direi questo, che una credenza che sia stata conquistata con la ragione e con un esatto esame della realtà è abbastanza elastica per non scandalizzarsi mai... Se invece è una credenza ricevuta senza una analisi seria delle ragioni per cui è stata ricevuta, accettata, sì, per tradizione, per pigrizia, per educazione passiva è... un conformismo...
PASOLINI Il conformismo, insomma, come testarda certezza degli incerti.