C’è una Trieste Serbo-ortodossa da non dimenticare

foto_homeQuasi un secolo e mezzo fa fu completata a Trieste la chiesa di San Spiridone, tempio di capolavori che in pochi, in Fvg conoscono.

130 anni fa, nel 1885, la chiesa serbo-ortodossa di San Spiridone a Trieste fu finalmente completata con il compimento di tutti i mosaici esterni. E per l'occasione, si tenne una solenne liturgia.
Pochi in Friuli conoscono l'edificio, la sua storia e le opere d'arte che contiene, un tesoro ad opera dei più importanti artisti lombardi del XIX secolo.
trieste-saint-spyridonA ben guardare, però, sono trascorsi 246 anni da quando a Trieste si celebrò la prima messa in antico slavo ecclesiastico. 146 anni, invece, sono trascorsi dalla consacrazione della chiesa stessa.
I primi insediamenti serbi a Trieste, risalgono al Settecento, gli anni in cui carlo VI propose il Porto Franco e il capoluogo si preparava a diventare un centro decisamente cosmopolita. Mercanti, uomini d'affari, armatori marittimi provenienti da tutto il mondo, contribuirono a costruire rapidamente le fortune economiche dell'emporio adriatico. La Comunità Serbo-Orotdossa, in un territorio che, nell'Ottocento ospitava 850 protestanti di confessione augustana, 520 di confessione elvetica, 350 anglicani, 1200 greci ortodossi e 4400 ebrei, non superò mai le cento persone, ma ebbe un'influenza straordinaria sul territorio. Quando il 20 febbraio del 1751, Maria teresa emise la “patente di Riconoscimento” in base alla quale greci e illirici veniva riconosciuto il diritto di fondare una propria comunità religiosa e una chiesa, s'innalzò, accanto al canal Grande, l'edificio dedicato a San Spiridone.
Tra i greci e i serbi corse disaccordo circa i sacerdoti e la lingua da usare nelle Sante Liturgie, in quanto queste venivano officiate soltanto dal sacerdote greco. I serbi “erano molto addolorati di non avere un sacerdote serbo”, il quale avrebbe officiato nella “lingua a loro conosciuta e cara”. Tale contesa fu risolta dal rescritto imperiale del 1 marzo 1781, con il quale fu disposto che le funzioni religiose nel comune tempio di San Spiridione dovevano essere officiate alternativamente dal sacerdote greco e da quello serbo, rispettivamente in lingua greca e slava antica.
I greci, insoddisfatti di tale rescritto, abbandonarono l’unione con i serbi il Giovedì Santo dell’anno 1781. La separazione definitiva fu convalidata con decreto del governatore del 2 aprile 1782. Da allora ebbe inizio la vita religiosa separata dei greci e dei serbi di Trieste, anche se in fraterna armonia. 01_Serbi Trieste
Ma bastò un secolo a deteriorare la chiesa che, abbattuta, fu ricostruita.
La nuova chiesa fu eretta nello stesso luogo dell’antica e omonima chiesa settecentesca. Per la sua realizzazione, fu bandito nel settembre del 1858, un pubblico concorso, cui vennero invitati i più rinomati architetti di Vienna, Venezia, Milano, Monaco di Baviera, Roma, Firenze e San Pietroburgo. La scelta del vincitore venne affidata all’Accademia di Belle Arti di Venezia che puntò sull’architetto Carlo Maciachini, allievo dell’Accademia milanese di Brera, sostenitore degli “stili storici”. Si conoscono con sicurezza i nomi di altri due concorrenti: il milanese Angelo Colla, e Carlo Ruffini, ambedue presentatisi con sigle o scritte in greco. I lavori partirono nel 1861 e durarono alcuni anni. Nel suo progetto l’architetto lombardo disegnò un edificio monumentale ispirato all’architettura bizantina, nell’impianto a croce greca tri-absidata, sovrastata da una grande cupola centrale e attorniata all’esterno da quattro campaniletti cupolati angolari. La facciata principale richiama il romanico italiano. Anche i mosaici e gli affreschi dell’interno rivelano un senso di magnificenza: tutto è rappresentato a grande formato e cosparso d’oro, sull’esempio delle chiese bizantine di Ravenna e della basilica di San Marco a Venezia. L’architetto venne coadiuvato per gli esterni dal pittore Pompeo Bertini, dal decoratore Antonio Caremi e dallo scultore Emilio Bisi, tutti milanesi; i lavori vennero diretti all’architetto triestino Pietro Palese. Al pittore milanese Giuseppe Bertini, fratello di Pompeo, venne affidata la decorazione pittorica interna, come pure la progettazione dei mosaici decorativi esterni, eseguiti in parte con il fratello. Il tempio venne aperto al culto il 2 settembre 1868, ma l’inaugurazione ufficiale avvenne il 20 settembre del 1869. Dopo vent’anni, il 24 dicembre 1885, il sacro edificio fu finalmente completato.
IMG_6895Ma la chiesa vale una visita anche perché, in un certo senso, è l'emblema della Trieste cosmopolita e multietnica al centro dell'Europa. Dove convivevano pacificamente sotto l'egida del commercio, perfino turchi e greci.
Scrisse il rivoluzionario polacco Henryk Bogdanski in viaggio sulle nostre terre nel 1826: «Anche se situata in territorio slavo, la maggior parte degli abitanti di Trieste è italiana. Un'altra considerevole parte della popolazione, invece, è composta da gente di varie nazionalità. Nei giorni di bel tempo abbiamo fatto delle passeggiate fuori Trieste e, ascoltando i discorsi fatti dalle persone ad alta voce in diverse lingue, non potendo comprenderli tutti, ci divertivamo a indovinare dai tratti particolari dei volti le diverse nazionalità: greca, italiana, turca, francese, spagnola, inglese a tante altre. Le superbe facce dei turchi, gente formosa e ben strutturata, il loro incedere armonioso dal passo sicuro e dal comportamento orgoglioso, prima che su ogni altra gente di diversa nazionalità, catturano l'attenzione del curioso forestiero. (…) A Trieste i greci sono più di 9 mila e, dunque, si può dire che dominano due lingue: l'italiano e il greco. Le facce greche hanno molte similitudini con i volti dei polacchi (…) I greci si occuopano di commercio e riconoscono il valore della vita soltanto in base all'attività svolta al fine del profitto e della ricchezza, e secondo questo criterio giudicano la dignità degli uomini e delle loro azioni (...)».