CASO DI CORONAVIRUS NEL CPR DI GRADISCA. UN MIGRANTE PROVENIENTE DALLA LOMBARDIA RISULTATO POSITIVO. PROTESTA IL SINDACO MENTRE È IN ATTO UNO SCIOPERO DELLA FAME DEGLI “OSPITI”

Un “ospite” del Cpr di Gradisca d'Isonzo è risultato positivo al coronavirus rendendo la situazione all'interno di quel centro che somiglia sempre di più ad un lager estremamente precaria. A rendere ufficiale la notizia dopo che voci si rincorrevano da ore Linda Tomasinsig, sindaco della cittadina, notizia poi confermata anche dal Prefetto di Gorizia Massimo Marchesiello. Il caso sarebbe legato all'arrivo di un migrante trasferito inopinatamente nei giorni scorsi dalla Lombardia, l'uomo è risultato positivo al tampone. Il test è stato effettuato proprio in considerazione del territorio di provenienza del migrante in attesa di rimpatrio. Al momento è asintomatico ed è stato subito posto in isolamento ma ovviamente il fatto ha fatto crescere la preoccupazione fra i rinchiusi nel centro. Al momento alcuni dei reclusi, fanno sapere alcuni volontari, lamentano tosse e dolori al petto, da giorni chiedono visite mediche ma non viene loro permesso di farsi visitare. Molti sono al terzo giorno di sciopero della fame e chiedono di essere liberati perchè hanno paura del contatto forzato con operatori e guardie potenzialmente infette. Una situazione resa complicata dall'affollamento, gli “ospiti” che sono rinchiusi in sei per ogni gabbia, il termine gabbia non è una forzatura perchè tali sono gli spazi oro destinati. Significativo quanto ha scritto sulla sua pagina personale Facebook il sindaco di Gradisca Linda Tomasinsig ieri alle 19:13: “Oggi sono venuta a conoscenza da una fonte non ufficiale di un caso di contagio al CPR di Gradisca. Immediatamente mi sono attivata per contattare il Prefetto di Gorizia, che mi ha confermato la notizia alle ore 13 circa. Il fatto è il seguente: un detenuto, arrivato al CPR il 19 marzo dalla Lombardia, è risultato positivo ieri (o l’altro ieri) al tampone per Covid19.
Il Prefetto mi ha informato che il detenuto è stato posto in isolamento fin dall’arrivo in struttura e che sono stati messi in atto accorgimenti per evitare i contatti con il personale.
Su questo argomento intendo precisare che:
- Fin dall’inizio dell’emergenza ho chiesto alla Prefettura notizie in merito alla gestione della situazione presso le due strutture governative (CARA e CPR)
- Mi è stata inviata in data 18 marzo 2020, per il tramite della Prefettura, una nota dell’Ente gestore EDECO in merito alle azioni di contrasto alla diffusione del coronavirus presso il CPR di Gradisca
- Sulle azioni di contrasto messe in campo al CARA mi è stata fornita informazione verbale in particolare sulla limitazione delle uscite degli ospiti.

- Tuttora NON MI VIENE FORNITO né dall’Azienda sanitaria né dalla Protezione civile regionale L’ELENCO DEI CASI POSITIVI SUL TERRITORIO GRADISCANO cosicché le notizie che posso avere a riguardo sono sempre frammentarie e non ufficiali

-Parimenti non sono messa a conoscenza come autorità sanitaria locale dei casi di quarantena sul mio territorio. Nei giorni scorsi assieme a diversi colleghi sindaci, anche tramite ANCI, ho manifestato l’esigenza che in questa fase così delicata sotto il profilo sanitario e di tenuta dell’equilibrio delle comunità, i sindaci siano messi in condizione di gestire appieno l’emergenza. Ribadisco che è necessario un nostro maggior coinvolgimento con una informazione trasparente e disposizioni chiare e applicabili. 

Siamo noi sindaci, in questo frangente, a dover rispondere in prima persona ai cittadini, a tutti i loro dubbi e timori e alle loro necessità di assistenza. Finora lo abbiamo fatto con grande sforzo, impiegando il nostro tempo e le nostre energie assieme a quelle dei volontari e del nostro personale che ha lavorato in una situazione difficile, se non altro perché mai sperimentata finora.
Comprendo i ritardi e qualche disfunzione del sistema, ma chiedo il riconoscimento del nostro ruolo di autorità sanitaria locale e delle nostre responsabilità verso le comunità che amministriamo. Credo che almeno il sindaco, pur tutelando l'identità del malato, debba ottenere tutte le informazioni necessarie per poter attivare un sostegno e un controllo efficace sul proprio territorio.
In questo caso particolare, non posso che sottolineare come ancora una volta ciò che ruota attorno all’istituzione CPR è mantenuto riservato e fuori dal controllo pubblico.
Già il 13 marzo le associazioni e gli avvocati del settore avevano chiesto al Ministro, alle Prefetture e alle Questure di tutta Italia di bloccare gli ingressi nei CPR nella attuale situazione di emergenza sanitaria. Destava infatti particolare preoccupazione la condizione di queste strutture, dove un numero elevato di persone vive in condizioni di promiscuità e dove non è facilmente ipotizzabile l’applicazione delle misure previste dalle disposizioni (distanze, misure igieniche, mascherine).
I CPR, inoltre, sono frequentati quotidianamente da persone che vivono all’esterno (personale delle forze di polizia, degli enti gestori, mediatori, giudici e avvocati) con conseguente pericolo per loro e i loro famigliari di diffusione del contagio.
Preso atto delle rassicurazioni del Prefetto di Gorizia in merito alle precauzioni adottate, all’isolamento del detenuto fin dal suo arrivo nel CPR di Gradisca, non ho potuto che esprimergli tutta la mia preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare, per i pericoli nei confronti dei detenuti e dei lavoratori, e chiesto d’ora innanzi la massima trasparenza nella comunicazione alla comunità gradiscana dei casi di contagio nonché la vigilanza dell’Azienda sanitaria sulla efficacia del protocollo attivato nella struttura".
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