Le sardine queste sconosciute. Solo estemporanei anticorpi democratici contro populismo e sovranismo? Speriamo di no

Il movimento delle sardine è in pieno fermento dalle Alpi alla Sicilia. Ma chi sono e cosa vogliono i manifestanti che stanno riempiendo le piazze italiane. Per qualcuno si tratta solo di una risposta spontanea provocata principalmente da mesi di bombardamento mediatico salviniano destinata a spegnersi così come è nata visto che Salvini, annusando la deriva sta cambiando stile e abbigliamento. Per altri invece questa sorta di risposta immunitaria del corpo sociale italiano avrà lunga vita perchè non solo stufo del linguaggio di odio, ma perchè ancora capace di riconoscere la verità dalle menzogne, la propaganda di bassa lega (con o senza la L maiuscola) dalla realtà, ma soprattutto è corpo sociale consapevole che le forze politiche in campo, anche a sinistra, non sono in grado di reagire efficacemente e quindi serve ben più di una "scossa". Reazione quindi non solo sul piano politico, ma soprattutto culturale, alla deriva liberista che oltre ad erodere pesantemente le conquiste del welfare, ha ricacciato soprattutto le fasce giovanili, nel baratro dello sfruttamento. Il tutto con la colpevole connivenza e spesso addirittura attività diretta, di gran parte delle forze di centrosinistra che allo smarrimento seguito alla caduta del muro di Berlino hanno risposto anzichè cercare di sviluppare quella che era la terza via ad una giustizia sociale avanzata, lasciandosi affascinare dalle teorie di un sistema economico fondato sulla assoluta libertà di produzione e di commercio e per il quale l'intervento dello Stato è sbagliato ammesso soltanto nei casi in cui l'iniziativa privata non può soddisfare le esigenze della collettività. Una mal celato concetto di libertà che è invece il primato assoluto del denaro che ha così aumentato la forbice fra classi sociali, annullando quasi del tutto la classe media e relegando alla povertà presente o soprattutto futura milioni di persone. Molte di queste oggi, per fortuna, si fanno sardine anche se nel panorama ittico avrebbero dovuto essere piranha. Per fare solo un esempio, è iniziata la demolizione del servizio sanitario nazionale favorendo la sanità privata ben rappresentata dal sistema “Formigoni” che trova i suoi estimatori anche in Regione Fvg, mentre anche sul piano dei diritti al lavoro si è favorita la precarizzazione selvaggia. In questo quadro sono arrivate le “Sardine” che qualcuno definisce “anticorpi sociali” prevalentemente giovani che sono scesi in piazza a difesa della democrazia. Stanno riscoprendo valori fondamentali e fondanti della nostra civiltà, l'antifascismo e i valori della Costituzione per primi. Così a dispetto del nome curioso ed ironico che difficilmente esperti di marketing avrebbero scelto e che forse per questo è stato efficace, questa spontanea iniziativa di partecipazione civile è nata con un intento nobile: risvegliare una coscienza politica anti-populista che come spesso è avvenuta nella storia del 900 è stata propedeutica alle derive autoritarie e illiberali. I nuovi manifestanti si presentano come un popolo di persone normali, giovani, ma non solo, accomunati da un comune sentire, opporsi a quel “sentiment” violento e di autodifesa di privilegi propagandato come metodo di governo. È proprio a questo che si rivolgono le sardine, sottolineando che per troppo tempo “hanno avuto la libertà di affogare i contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota e violenta.” Il messaggio da diffondere è chiaro: sfidare con la partecipazione civile, l’impegno in prima persona e la coscienza critica la retorica della comunicazione vuota. Senza insulti, né violenza. La politica “con la P maiuscola” come viene ribadito nel loro manifesto, resta il faro del movimento, proiettato a diffondere il più possibile questi intenti. Le sardine si caratterizzanno o cercano di farlo per un linguaggio “politicamente corretto” danno a tutti i simpatizzanti il “Benvenuto in mare aperto”, mettendo in guardia che: “Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network.” Tutto bene quindi? Non proprio perchè nella storia anche recente di movimenti estemporanei ne abbiamo visti molti e tutti, o sono stati assorbiti, o si sono fatti “partito” relegandosi alla progressiva irrilevanza. Speriamo non sia così, perchè solo se questo movimento sarà in grado di invertire la tendenza sovranista e populista in atto a livello culturale, potrà essere efficace e fattore propulsivo per il paese. Questo vuol dire ad esempio non relegarsi alla comunicazione “social”. Bene la presenza di piazza ma da sola non basta. Solo se ci sarà la capacità e l'impegno di creare un minimo di organizzazione che incalzi sui temi il mondo della politica senza lasciarsi affascinare dalle sirene delle urne ci potrà essere un futuro. Se invece, come già si sente l'idea sarebbe quella di creare il partito della sardine, da pesce fresco ad avariato, il passo sarà breve. Del resto qualche sondaggista “televisivo” ha già “certificato” la percentuale di gradimento elettorale di un partito delle sardine affibbiandogli un 7,5% di cui solo il 2,4 verrebbe dall'astensionismo, il resto dal PD e meno da grillini pentiti. Anche questo è un modo per annullare un movimento, sarebbe interessante sapere chi è il vero committente di questo sondaggio.