GOVERNO, BREXIT, TERRORE 10 GIORNI DI TEMPO PER MAY

 

A un anno esatto dal 'sì' alla brexit col referendum, un'azzoppata Theresa May, Premier del Partito conservatore inglese, è davvero all'ultima spiaggia: ha 10 giorni di tempo o rischia di saltare. I motivi sono molti: crisi nel suo Governo dove molti del suo stesso partito la contestano, le difficili trattative con Bruxelles per portare in porto la brexit, i debiti con l'Ue per ottenere il divorzio, il mantenimento nel Regno Unito dei cittadini europei che già vi risiedono, il rischio di perdere una fetta di territorio (Irlanda del Nord) e, da ultimo, gli estremi episodi di terrorismo (l'ultimo addirittura contro l'islamismo compiuto da un musulmano gallese di Cardiff).
Avviso di sfratto alla Meir voto di sfiducia a fine mese; pressioni in tal senso non vengono soltanto dai laburisti di Corbyn, ma anche dall'ala 'dura' dei conservatori, parte dei quali si spinge a dire che la Premier è “una morta che cammina”. Per questo contro di lei chiede un voto di sfiducia. Organizzando le elezioni anticipate, e perdendole, lei ha visto crollare al minimo le sue quotazioni.
Il partito si sta lacerando tra i sostenitori della 'brexit dura' (capofila è il ministro egli Esteri Boris Johnson) e i fautori di un'uscita morbida dalla Ue, guidati da David Davis. I problemi legati a ciò sono molteplici, a cominciare dalla permanenza o meno del mercato unico e della libera circolazione di persone e cose , oltre che il mantenimento della lingua.
Con sarcasmo, Johnson afferma che la brexit non è un tagliere di formaggi dove uno si sceglie il Camembert o il Parmigiano, ma deve trattare apertamente dopo essersi espresso liberamente per il divorzio.
Il primo nodo è la scelta dei tempi del negoziato: secondo Bruxelles dovrebbe concludersi entro 21 settimane, con una seduta di trattative ogni settimana.
Per scogliere il nodo di che tipo di brexit adottare, sta emergnedo l'ipotesi di una soluzione alla svizzera o alla norvegese, una specie di compromesso che fisserebbe la fine dei colloqui nell'ottobre 2018 salvo un allungamento per i rapporti commerciosali.
Ma eccoci alle 3 priorità: tutelare i tre milioni di cittadini comunitari residenti in Gra Bretagna (tra cui 500 mila italiani) e gli oltre un milione di britannici presenti nei 27 Paesi dell'Ue, i cui diritti dovrebbero restare garantiti se la loro residenza supera i 5 anni.
Ci sono poi gli esborsi finanziari: Londra dovrebbe far fronte agli impegni contratti con Bruxelles e pagare il suo onere di circa 60 miliardi di euro.
Terzo punto: garantire l'unità del Regno impedendo che l'Irlanda del Nord si stacchi e formi uno Stato indipendente, filo-Ue e quindi anti-brexit,
C'è infine un'ultima questione, forse la più 'sentita' dalla gente: perché Londra è diventata, con Parigi, la capitale europea del terrorismo dell'Isis e la (troppo) lodata Scotland Yard si fa sfuggire attentatori già segnalati o addirittura già in carcere a spargere violenza e morte per il mondo?

AUGUSTO DELL'ANGELO
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