Calda, fredda, a pezzi o guerra ai fantasmi?

Una volta c'era la guerra, e basta. Molte volte, purtroppo, mondiale. Poi venne Yalta, l'era dei blocchi (Occidente contro comunismo) e fino alla caduta del muro di Berlino (1989) si cominciò a parlare di 'guerra fredda'. Ma da allora il vaso di Pandora si è rotto lasciando emergere i conti in sospeso in un enorme buco nero. Subito dopo il primo tragico esempio, il conflitto etnico nei Balcani.
Adesso, con le innumerevoli tensioni nel mondo, gli aggettivi per definire la guerra sono molteplici: il Premier russo Dmitrij Medvedev rispolvera il vecchio concetto di 'guerra fredda' dato il confronto (per ora non armato) tra Russia e Usa per il dominio della Siria e quindi del Medio Oriente. Su fronte opposto gli fa eco il segretario di Stato americano John Kerry che parla invece di 'guerra calda' dato che Obama potrebbe mandare truppe per salvare Aleppo e dare la spallata finale al dittatore siriano Assad con l'aiuto di forze militari turche e saudite.
Non basta: il Premier francese Manuel Valls disegna terrificanti scenari futuri data la lunga, prevedibile guerra contro i terroristi dell'Isis, guerra contro fantasmi che non conosci e possono colpire chiunque e in ogni momento.
Da ultimo Papa Francesco che da tempo parla di guerra a pezzi o a rate nel senso che ce ne sono di vario tipo e in tante parti del Pianeta.
Il nuovo Zar russo, Vladimir Putin, gli dà ragione e infatti copia in Siria, per aiutare l'alleato Assad, le battaglie combattute alla fine del millennio scorso contro Grozny per stroncare l'insurrezione cecena e pochi anni fa in Ucraina per annettersi la Cecenia e impedire a Kiev di approdare alla Nato.
Washington sbraita, ma (per ora) non fa nulla. Sauditi e turchi son più decisi degli States e giungono a prevedere che la Siria sarà per Mosca un secondo Afghanistan, dove furono costretti al ritiro dai talebani.
Al cruciale vertice di Monaco di Baviera si sta inscenando uno 'spettacolino' per nulla edificante: i russi non vogliono sentir parlare di tregua almeno fino a che Aleppo non sarà tutta in mano ad Assad, il quale non ci pensa nemmeno di andarsene (condizione 'sine qua non' dei ribelli) e anzi dice che vuole riconquistare tutta la Siria. Americani, turchi e sauditi non accettano e al massimo son disposti a concedergli la zona sciita alawita che costeggia il mare. Una mutilazione che non promette nulla di buono.

Augusto Dell'Angelo
Augusto.dell@alice.it