Voto prossime Europee secondo Romano Prodi decisivo come nel 1948

"Davanti a Stati Uniti e Cina, non avremo un futuro, se non staremo assieme. Quella della bandiera non è una tesi di parte, ma è chiamare a raccolta tutti coloro che condividono l'idea di rilanciare un destino comune, chiudendo col passato e preparando il futuro. Una chiamata al centro-sinistra ma anche al campo che era a me avverso: anche nel centrodestra ci sono europeisti. Con loro restano idee diverse sull'Europa sociale e su tanti aspetti, ma non si possono avere idee diverse sulla necessità di un'Europa che torni protagonista”. Così Romano Prodi, in una intervista a La Stampa, sulla sua proposta esporre dalle finestre le bandiere europee, in occasione della tornata elettorale del 21 marzo. E ammonisce: “Guai se non troviamo almeno un momento di unità simbolica. Il presidente del Parlamento europeo Tajani ha condiviso l'idea della bandiera, così come Carlo Calenda che si sta spendendo per una iniziativa elettorale per l'Europa. Ci sono momenti nei quali una scelta può avviare un processo che segna il nostro futuro: le prossime elezioni Europee sono destinate a richiamare in un contesto più ampio quelle del 1948 in Italia. Chiamano in causa il nostro destino. E ancor prima che essere anti-sovranisti e anti-populisti, dobbiamo essere per l'Europa”. Inoltre evidenzia che l’Europa “per Trump è un elemento di concorrenza. Stessa evoluzione per Putin. Certo l'attesa delle due potenze per l'indebolimento dell'Europa è forte”. Secondo l’ex vicepresidente della Commissione Ue “siamo dentro una globalizzazione che ci stringe. A questo punto il nostro destino di europei somiglia a quello degli Stati italiani nel Rinascimento: se non ci mettiamo assieme scompariamo dalla carta geografica”. Interrogato su una lista unitaria avanzata da Paolo Gentiloni e Carlo Calenda per le Europee, risponde: “Non ho l'ambizione di proporre ulivi europei, anche perché sopra le Alpi gli ulivi non nascono! I partiti dovranno disporsi anche tenendo conto dello sbarramento al 4 per cento. Ma questa non è la priorità”, “prioritario è il nostro destino storico”. “Bisogna battersi per l'Europa – prosegue -. I sovranisti e i populisti non saranno mai in grado di risolvere neppure i problemi che loro stessi denunciano. Prendiamo la questione dei migranti. Il sovranismo non permetterà mai, mai, mai un minimo di accordo. Quella dell’‘aiutiamoli a casa loro’ è una menzogna. Non sono in grado e non vogliono attivare nessun piano organizzato in favore dell'Africa, magari con Cina e Stati Uniti. Servono volontà e forti risorse: proprio ciò che loro non destinano a questi obiettivi”. Della politica del governo giallo-verde sui porti chiusi in chiave di deterrenza agli sbarchi dei migranti, l’ex premier Romano Prodi, nella intervista a La Stampa, dice: “Siamo davanti ad un'assurda crudeltà. Crudeltà perché non si è mai vista tanta indifferenza. Non c'è il senso del valore della vita umana. Un atteggiamento del quale non si vede la fine poiché la migrazione è sottoposta ai calcoli elettorali. I sovranisti vogliono ‘dare una lezione per vincere le elezioni’. L'unica possibilità di uscirne è un risveglio dell'anima umana. E' assurdo: tutti giocano con le distinzioni giuridiche, differenziando i rifugiati da quelli che muoiono di fame o da quelli che vengono picchiati o seviziati. Riguardo al fatto che questo possa essere un deterrente per altri migranti, non si tiene conto di quanto i trafficanti dicono loro nel momento nel quale li spingono sui gommoni”. Ricorda inoltre che “in Libia c'è una guerra folle che dura oramai da lungo tempo, quasi due anni in più rispetto alla seconda guerra mondiale. Ancora una volta le divisioni europee stanno pesando: ognuno fa i suoi giochini. Fornendo appoggio a questa o a quella fazione. Promuovendo inutili Conferenze internazionali”.