PRIMA VISITA ISTITUZIONALE ITALIANA AL CAIRO, VERITÀ SU REGENI MA SOTTOTRACCIA C’È LA RAGION DI STATO

Illusione se qualcuno si aspettava risultati reali dalla prima visita istituzionale italiana al Cairo dopo l'uccisione di Giulio Regeni un anno e mezzo fa. Non poteva essere che così perchè per l'Egitto la verità sulla vicenda nasconde inconfessabili comportamenti in ogni caso lesivi dell'autorevolezza del regime perfino se questo non fosse responsabile nella catena di comando che ha portato alle torture e all'uccisione dello studente friulano. Il senatore Nicola Latorre ha portato "un messaggio estremamente chiaro": "l'Italia avverte fortemente il bisogno di verità" su chi abbia torturato a morte il giovane ricercatore friulano. E dopo un'ora e mezzo di colloquio con la delegazione composta da tre senatori della Commissione Difesa di Palazzo Madama, lo stesso presidente egiziano Abdel Fatta Al Sisi - attraverso il suo portavoce - ha dichiarato il "pieno impegno" dell'Egitto a scoprire i responsabili del crimine. Del resto Sisi ha tenuto a sottolineare come "l'Egitto aspiri a sviluppare le storiche relazioni che lo legano all'Italia e a rilanciarle". Da qui "l'importanza di proseguire la cooperazione" fra gli inquirenti egiziani ed italiani per stanare i responsabili e "consegnarli alla Giustizia". Insomma niente di nuovo solo impegni formali.

Latorre (Pd), accompagnato da altri due esponenti della Commissione Difesa del Senato - Maurizio Gasparri (Fi) e Vincenzo Santangelo (M5S) - ha sottolineato che nell'incontro con Sisi sono stati affrontati "i principali dossier su cui l'Italia e l'Egitto hanno motivi di comune interesse, in particolare la questione dell'immigrazione, la crisi libica e la lotta al terrorismo". "Abbiamo registrato da parte di Al Sisi l'impegno a sostenere questo bisogno di verità e il nostro auspicio", ha confermato Latorre, è che questa iniziativa parlamentare "aiuti a creare le condizioni per riportare l'ambasciatore italiano al Cairo e l'ambasciatore egiziano a Roma".
Come è noto la semi-rottura dei rapporti diplomatici fra i due paesi si era consumata nella primavera dell'anno scorso a fronte dello scarso impegno da parte della Giustizia egiziana nella vicenda del giovane ricercatore. Latorre, senza rivelare che tipo di sviluppi ci potrebbero essere, ha sottolineato che si potrà vedere già "nei prossimi giorni" se la missione sarà stata "utile e proficua". Facendo intendere che il ritorno dell'ambasciatore italiani al Cairo è legato a questi “segnali”. Dagli incontri con i responsabili egiziani "non ci sono scoop o rivelazioni particolari" sul caso Regeni, ha ammesso Gasparri sottolineando però anche i dubbi suscitati dalla mancata collaborazione dell'ateneo di Cambridge che aveva mandato Regeni in Egitto. "Fino ad oggi non c'è una verità" e da parte egiziana c'è stato solo "uno sforzo che non equivale al cento per cento", ha notato Santangelo di 5Stelle. L'Egitto però è sempre stato "un baluardo nei confronti del fondamentalismo" e "non è un paese che si possa abbandonare al suo destino", ha sottolineato Gasparri avvertendo come Sisi abbia detto che l'Egitto si sobbarca "costi enormi per evitare che ci siano partenze di clandestini", insomma appare chiaro come la “ragion di Stato” stia lentamente prevalendo e che mese do po mese ci si avvicina in ogni caso al ristabilimento delle reazioni con l'Egitto con buona pace di Giulio Regeni e della sua famiglia. Insomma la delegazione italiana è certamente andata a discutere di Regeni ma sotto sotto l'obiettivo diplomatico è chiaro visto che il Cairo, oltre a essere un protagonista delle dinamiche geopolitiche mediorientali, è il grande sponsor del generale Khalifa Haftar divenuto soggetto ineludibile per la soluzione della crisi in Libia e di conseguenza per quella rampa di lancio che riversa centinaia di migliaia di migranti verso l'Italia.