Verdetto delle urne inglesi: prima la governabilità

“Che diamine, siamo inglesi!”. E infatti il voto per il rinnovo della Camera dei Comuni ha sbattuto la porta in faccia ai catastrofisti che temevano il quasi pareggio tra i due maggiori partiti pronosticato dai sondaggi. E quindi il caos politico. Nulla di tutto ciò: il più importante verdetto delle urne è stata la volontà di assicurare al Paese la governabilità. E una boccata d’ossigeno anche per l’Ue, che ne aveva già abbastanza del bubbone greco, più che mai sull’orlo del baratro finanziario. Le lezioni che si possono trarre dal voto britannico sono cinque. 1) Vittoria a sorpresa del Premier uscente David Cameron che, pur non conquistando la maggioranza assoluta, può continuare a risiedere a Downing Street grazie all’alleanza con i liberal-democratici di Nick Clegg (già vice Premier nel Governo uscente), anche se penalizzati dal risultato elettorale. 2) Pesante sconfitta del leader laburista Ed Miliband, sceso addirittura al di sotto dei livelli del 2010. 3) Nonostante questi due verdetti contrastanti, ‘tiene’ il duopolio che da sempre regge la politica d’Oltremanica. 4) Trionfo dei nazionalisti scozzesi che, sconfitti al recente referendum sul possibile divorzio da Londra, si son presi la rivincita cancellando i partiti unionisti. 5) Situazione opposta per i populisti anti-Ue di Nigel Farage che, dopo l’avanzata alle Europee, si devono accontentare di una briciola di seggi. Nonostante le spine separatiste, non c’è stata la temuta ‘italianizzazione’ o addirittura ‘balcanizzazione’ del vertice politico e infatti dalle urne non è uscito il tanto paventato quadro estremamente frammentato. La smentita delle previsioni e la vittoria di Cameron hanno una spiegazione: l’ottimismo che la ripresa economica ha cominciato a generare nel Paese e infatti è stato su questo tasto che il Premier ha battuto con insistenza negli ultimi giorni di campagna elettorale. Lui è riuscito a contenere Farage a destra, mentre Miliband ha subìto una fortissima erosione a sinistra in Scozia, tradizionale ‘fortino’ laburista. Un vero bagno di sangue. La leader indipendentista, usando toni non estremisti, ce l’ha fatta a riaccendere la miccia della ‘questione Scozia’ finendo per essere la seconda vincitrice del voto, oltre a Cameron. Lui invece ha davanti a sé 5 anni di Governo e già da adesso può cominciare a pensare al referendum sulla permanenza nell’Ue, previsto fra due anni. Sul fronte opposto, Miliband paga il suo populismo di sinistra che ha spaventato i moderati e non ha nemmeno convinto il suo elettorato più fedele. Infatti è stato percepito come un leader debole e prigioniero di idee vecchie e superate.

Augusto Dell’Angelo

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