Venti di guerra mondiale: Appello di Gorbaciov “Siamo a una sorta di crisi cubana, angoscia enorme”. Presunto attacco chimico a Douma: secondo la Russia è pretesto per intervento militare Usa

Continuano i veti incrociati e le accuse fra Washington e Mosca in sede del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nel contesto dell’escalation di tensioni che continua dopo il presunto attacco chimico da parte di Assad a Douma, in Siria. Sulla vicenda muscolare Usa- Russia si è espresso anche l'ex presidente Urss Mikhail Gorbaciov secondo cui saremmo quasi a crisi cubana, Putin-Trump si vedano ha detto Gorbaciov. “È necessario che Vladimir Putin e Donald Trump si incontrino al più presto per evitare una sorta di "crisi cubana" del 21esimo secolo”. È questo l'accorato appello lanciato a interfax dall'ex presidente dell'Unione sovietica Mikhail Gorbaciov. Secondo Gorbaciov si devono dunque "accelerare" i preparativi del summit Putin-Trump così da abbassare la tensione. "Spero non si arrivi alla crisi cubana nei rapporti fra Russia e Usa ma l'angoscia è enorme".
Come è noto oppositori, medici e soccorritori accusano il governo del presidente Bashar al-Assad di aver sferrato un attacco chimico sulla città di Douma, nella regione della Ghouta orientale, ferendo 1.000 persone e uccidendone più di 60. La tesi però è contestata sia da Bashar al-Assad che dai russi che hanno parlato apertamente di fake news. Il dubbio che si sia trattato di una montatura esiste se non altro perchè il presunto attacco cadrebbe a fagiolo per convincere Usa ed occidente a non abbandonare il teatro di guerra siriano. La città di Douma era infatti controllata dai ribelli Jaish al-Islam, che però avevano stipulato un accordo di evacuazione con Siria e Russia, accordo però osteggiato dall'ala più oltranzista dei ribelli che avrebbero orchestrato il finto attacco per sparigliare le carte. Difficile dire dove stia la verità, certo è che l'eccessiva prontezza con la quale sono state accettate da parte Usa le tesi dell'attacco chimico rendono sospettosi gli osservatori imparziali. Sostenuta dall’alleato russo, Damasco infatti nega di essere coinvolta nell’episodio se non altro perchè non militarmente necessario dato che si stava trattando la resa dei ribelli. Il governo siriano ha infatti invitato l'Organizzazione per la Proibizione delle armi chimiche (OPACW) a visitare Duma, così “a breve” la commissione confermerà o negherà l’effettivo utilizzo di armi proibite a Douma, ma non chi è il responsabile dell’attacco se avvenuto, con l'atroce sospetto che la strage possa essere stata pianificata negli ambienti dei ribelli. La situazione è quindi bloccata ed estremamente pericolosa. La Russia che si sente accusata ingiustamente ha infatti apposto il veto sulla proposta americana di avviare una nuova indagine indipendente sui fatti e avvisa che riterrà Washington “responsabile” di qualsiasi “avventura militare illegale” intenda mettere in pratica. Al fianco della Russia, la Cina si è astenuta dal voto, mentre fra i 12 voti a favore vi erano quelli di Francia, Regno Unito, Kazakhstan e Kuwait. In precedenza a Washington erano stati Londra e Parigi a respingere una proposta russa relativa all'utilizzo di loro dati raccolti nella zona. La discussione accesa fra i rappresentanti di Mosca e Washington al Consiglio di sicurezza non è che l’ultima di una serie di scontri verbali fra le due superpotenze. Il rappresentante russo, Vasily Nebenzia ha accusato gli Usa di essere in cerca di un “pretesto” per intervenire militarmente in Siria. Affermazioni che seguono la promessa del presidente americano Donald Trump di attuare una risposta “incisiva” all’attacco chimico e la sua decisione di cancellare il primo viaggio ufficiale in America latina, proprio per concentrarsi sulla Siria. Al fianco degli Stati Uniti, si ergono Francia e più timidamente il Regno Unito, dando sostanza alla possibilità di un’azione militare occidentale coordinata. Il clima di tensione coinvolge tutta la regione: ieri, un funzionario d’alto grado iraniano in visita a Damasco ha avvisato che l’attacco israeliano alla base siriana T4, nella provincia di Homs, in Siria – in cui sarebbero morti 14 iraniani – “non rimarrà senza risposta”. Mentre oggi l'ambasciatore russo a Beirut, Alexander Zasypkin, ha dichiarato che ogni missile Usa verso la Siria sarà fermato e che potranno essere prese di mira anche le loro basi di lancio. L’ultimo segnale che la situazione sia ormai ai limiti dello scontro, è l’allerta diramato ieri notte da Eurocontrol, l'organizzazione europea per la sicurezza dei voli, che ha inviato un'allerta alle linee aeree invitando a volare con prudenza nelle rotte del Mediterraneo orientale per via di "possibili attacchi missilistici sulla Siria nelle prossime 72 ore". Secondo Eurocontrol lo spazio aereo nella grande area attorno alla Siria potrebbe essere oggetto di blackout radio, provocati dai militari americani in previsione delle loro operazioni militari contro le basi del governo di Bashar Assad.

Intanto il cacciatorpediniere Usa Donald Cook che ha navigato a tutta forza verso la Siria dopo lasciato il porto cipriota di Larnaca, dove era ormeggiato, si è avvicinato alle acque territoriali sirian forte dei sui missili cruise. Ma l'avvertamento dei russi è chiaro, "se la nave attacca ci sentiremo autorizzati a rispondere al fuoco"