Varoufakis ha lanciato dalla Francia la sua “Opa” sulla sinistra Europea anti austerity

L'ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, Domenica scorsa è stato ospite alla Festa della Rosa di Frangy-en-Bresse in Francia. Una ghiotta occasione che la cronista de le Journal du Dimanche – JDD Cécile Amar non si è lasciata sfuggire ottenendo una intervista nella quale Varoufakis non solo ha parlato di Grecia ma principalmente di Europa. Alcune delle domande che sembrano riferirsi solo alla Francia sono in realtà facilmente translabili  anche all'Italia.

Come interpreta  le dimissioni di Alexis Tsipras?
Il 12 luglio, contro il mio parere e quello di molti altri membri del governo e del partito Syriza, Alexis Tsipras ha deciso di accettare le misure di austerità proposte dallEurogruppo nel vertice europeo che andavano in contrasto con tutta la filosofia di Syriza. La sua maggioranza si è ribellata ma la sua conclusione è stata semplice, ripulire il partito con nuove elezioni.
Lei sarà candidato?
No, non voglio essere un candidato a nome di Syriza. Syriza ora sta adottando la dottrina irrazionale contro la quale mi sono opposto per cinque anni: estendere cioè ulteriormente la crisi e sostenere che si è risolta, pur mantenendo un debito che non potrà mai essere pagato. Sono stato estromesso perché io stesso mi opponevo. E’ proprio contro questa logica che avevo già rotto con Papandreou. Alexis Tsipras aveva scelto me appunto perché gli si opponeva. Ora che ha accettato quella logica che io continuo a respingere non posso essere candidato.

Dal momento che questo piano è stato messo a punto, Hollande ha subito detto che la Grecia si sarebbe salvata. Aveva torto?
(La risposta , riporta Cecile Amar è stata preceduta da una sonora risata). Credo che Francois Hollande sia profondamente e sostanzialmente bloccato. Nicolas Sarkozy ha già detto nel 2010 che la Grecia è stata salvata. Nel 2012, la Grecia è stata salvata. E ora, siamo ancora salvi! Questa è una tecnica per nascondere la polvere sotto il tappeto facendo finta che non ci sia più. L’unica cosa fatta, il 12 luglio, è stato infliggere un grande schiaffo alla democrazia europea. La storia giudicherà severamente quello che è successo quel giorno e soprattutto i nostri leader che continuano questa farsa.

Perché dice che l’obiettivo dei creditori internazionali e di Wolfgang Schäuble, il ministro delle Finanze tedesco, è in realtà la Francia?
La logica di Schäuble è semplice: la disciplina è imposta alle nazioni in deficit. La Grecia non è poi così importante. Il motivo per cui l’Eurogruppo, la troika, il Fondo monetario internazionale hanno speso così tanto tempo per imporre la propria volontà su una piccola nazione come la nostra, è che siamo un laboratorio di austerità. Ciò è stato sperimentato in Grecia, ma l’obiettivo è ovviamente quello di infliggerlo alla Francia, per il suo modello sociale, il suo diritto del lavoro.
Mentre era ministro, come si comportava la Francia?
All’interno dei vertici europei, in seno all’Eurogruppo, ho sentito che il governo francese non aveva alcuna autorità per difendere o addirittura presentare semplicemente il proprio punto di vista e perchè venga tenuto in conto nel processo di negoziazione. Sono cresciuto con l’Illuminismo, l’idea che anche la Francia è stato fondamentale nella creazione dell’Unione europea. Nell’avere tutto questo in mente, il silenzio dei francesi, sia di Michel Sapin (Ex Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali francese Membro del Partito Socialista) all’interno dell’Eurogruppo, il fatto che una posizione diversa francese non è mai stata assunta ha provocato in me una grande tristezza.
Vuole lanciare un movimento europeo contro l’austerity?
Da Frangy, lancerò una rete progressista europea. Nei giorni terribili della dittatura greca, i nostri genitori e nonni erano in Germania, Austria, Canada, Australia, per la solidarietà espressa verso la sofferenza greca. Non vengo in Francia per chiedere solidarietà alla Grecia. Ma i problemi che ha di fronte la Francia sono uguali come altrove. I francesi e i cittadini di altri paesi sono preoccupati per quello che ho da dire, perché sono preoccupati per lo stato della democrazia, l’economia, le prospettive future.
Se lei fosse il primo ministro in Grecia o Arnaud Montebourg ( ex ministro dell'Economia francese considerato molto progressista) fosse presidente della Repubblica in Francia, sarebbe davvero diverso?
Non è una questione di persone. Sono sicuro che ci sono persone valide nel governo francese e altrove. I cittadini devono riappropriarsi del cammino europeo. Se i tedeschi, i francesi, gli italiani, gli olandesi, gli spagnoli diventassero consapevoli della totale mancanza di responsabilità e opacità dei loro capi nei confronti dell’elettorato, si sarebbero già svegliati e chiederebbero che si cambino le politiche. Dobbiamo rilanciare il dialogo e ripristinare ciò che è stato perso completamente: la democrazia.

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