Unioni civili, è sempre di più bagarre. Autogol del sito gay.it che pubblica una sorta lista di proscrizione

Mancano meno di quindici giorni all'arrivo del Ddl sulle unioni civili in aula a Palazzo Madama e il clima si scalda, diventa incandescente soprattutto nel Pd dove il dibattito è serrato ai limiti della bagarre. Motivo del contendere la cosiddetta stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio biologico del compagno. Come è noto in campo ci sono diverse ipotesi, ma dall'area cattolica del partito democratico il messaggio è chiaro, no all'affido del figlio del partner considerato l'anticamera dell'adozione. Una questione spinosa per di più trasversale in molti partiti al di là delle posizioni ufficiali. Ma è all'interno dei democratici che la polemica è più aspra con l’ala cattolica dei democratici che prepara battaglia, a Montecitorio ha preparato un documento per contrastare la possibilità di adozione del figliastro che in realtà è prevista per le coppie eterosessuali da una legge del 1983. Insomma una questione che rischia di mettere in difficoltà la già precaria coesione dei democratici, anche se in questo caso, i malpancisti non sono a sinistra. Ma più che il dibattito sulla questione, che c'è da ritenere sia normale visto il tema, la notizia che rende la vicenda molto delicata è la scelta del sito Gay.it considerato un riferimento informativo e motivazionale nella galassia delle associazioni di persone omosessuali di pubblicate quella che molti hanno definito una lista di proscrizione. Sul sito sono apparsi la foto, il nome di una trentina di senatori contrari o dubbiosi sula norma, in calce alla lista un suggerimento ai lettori: contatta il tuo senatore “malpancista” e chiedigli un incontro. Detta così sembra un innocuo appello, ma a ben guardare è una sorta di intimidazione, una sgradevole forma di discriminazione stridente proprio perchè nata da chi. Purtroppo. la discriminazione l'ha patita ed in molti casi la vive giornalmente. Quella del sito è un’iniziativa censurabile che rischia di diventa un boomerang per chi l'ha pensata e per la causa perorata. Tra le innumerevoli critiche piovute sull’iniziativa da quasi tutti gli schieramenti politici spicca quella di Monica Cirinnà, la senatrice del Pd che dà il nome al disegno di legge: «L'iniziativa di Gay.it è sicuramente inopportuna – dice senza mezzi termini –. Riconosco a questa testata di aver informato, soprattutto negli ultimi mesi, con puntualità e precisione, sull'iter parlamentare del ddl unioni civili dando un utile contributo nel dialogo la politica e il mondo associativo. Proprio per questo mi stupisce negativamente la scelta di stigmatizzare la posizione di alcuni senatori del mio partito, non solo in modo errato, ma soprattutto basandosi su indiscrezioni del tutto infondate. Mancano due settimane all'approdo in aula del ddl 2081 e saranno proprio i giorni a venire ad essere determinanti. Auspico che tutti gli attori in campo, dentro e fuori i palazzi della politica, sappiano assumersi quel ruolo di responsabilità necessario a dare all'Italia una legge giusta, non discriminatoria e che tuteli gli adulti e i bambini». Il sito gay.it ha ottenuto il risultato contrario a quello ipotizzato, nessuna delle anime del Pd si è infatti sottratta nel puntare l’indice contro quella che non hanno esitato a definire “lista di proscrizione”, magari alcuni toni sono stati diversi, qualcuno ha usato termini più forti, come “azione di squadrismo” o di “terrorismo strisciante” per definire l'operazione del sito Gay.it.
Lo scivolone è forse stato compreso tanto che un tentativo di ridimensionare la vicenda è arrivata successivamente dallo stesso sito per bocca di Alessio De Giorgi che spiega che la loro voleva essere solo una “operazione verità, smascherando una fronda che stava nelle catacombe e sollecitando i senatori a fare distinguo che non avrebbero fatto”. Peccato però che i senatori dissenzienti non erano affatto nelle catacombe visto che la loro posizione era stata espressa chiaramente alla luce del sole. “Lo sapevamo , si legge ancora nel sito, che avremmo creato un vespaio, lanciando una lista di senatori più che dubbiosi sulla stepchild, al punto da mettere in dubbio il voto finale sul ddl Cirinnà sulle unioni civili se il famigerato articolo 5 passasse nella sua formulazione originale, con i voti dei 5 Stelle”. Insomma l'iniziativa del sito Gay.it rischia di diventare un vero boomerang per la loro causa, infatti il clima di tensione crescente che si respira ora tra le forze politiche che hanno sostenuto il disegno di legge è ai massimi. Più si avvicina il voto e più emergono distinguo e perplessità trasversali, non certo aiutate da operazioni mediatiche violente.